Capitolo 12: Chat Noir

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Quando Ladybug arrivò alla Torre Eiffel il sole stava iniziando lentamente a tramontare e le ombre si andavano allungando.

Non sapeva cosa passasse per la mente al suo nemico, perché solo adesso aveva deciso di uscire allo scoperto e sfidarla faccia a faccia, ma quel che era certo era che quella fosse la migliore occasione che avesse per recuperare la spilla della farfalla.
E che sicuramente si trattava di una trappola.

«Papillon!» chiamò l'eroina atterrando sulla ringhiera di uno dei piani più alti della Torre «Sono qui!»

La Torre era deserta, ai visitatori era ormai vietato l'accesso, ma Ladybug poté distintamente udire un sogghigno.
Stringendo gli occhi a fessura, notò la sagoma di un uomo alto, con le spalle larghe, completamente in penombra.

«E così sei venuta... signorina Dupain-Cheng...» rispose compiaciuta la voce profonda di quell'uomo.

«Avevo forse altra scelta?» chiese la ragazza sulla difensiva con lo yo-yo alla mano.

Lentamente Papillon venne alla luce, avvicinandosi a lei, ed ecco lì: per la prima volta Ladybug vedeva il suo nemico di sempre, quell'uomo alto, con lo smoking viola, la maschera che ne celava l'identità e un bastone da passeggio come arma.
Ma ciò che saltò subito all'occhio dell'eroina, fu quella spilla viola, con quattro candide ali che la adornavano: il miraculous della farfalla!

«Oh, io non farei mosse azzardate se fossi in te» la bloccò subito l'uomo vedendo che lei aveva iniziato a roteare lo yo-yo non appena aveva cominciato ad avanzare «La riconosci?» le chiese mostrandole il palmo della mano aperta, con una piccola e candida farfalla bianca poggiata su di essa.

Ladybug si bloccò istantaneamente.

«Esattamente. La mia piccola akuma è pronta ad essere caricata di energie negative se solo farai un passo falso» la minacciò.

«Dimmi cosa vuoi, Papillon!» gridò alle strette l'eroina cercando di guadagnare tempo.

«Sai bene cosa voglio... DAMMI I TUOI ORECCHINI!» urlò l'uomo estraendo lo stiletto contenuto nel suo bastone e scagliandosi contro la ragazza.

Con un balzo, Ladybug riuscì a schivare per un soffio l'attacco dell'uomo, portandosi a una distanza tale da riuscire a sfoderare il suo yo-yo, mettendosi sulla difensiva.

Non poteva fuggire: quella, probabilmente, era l'unica occasione che aveva per recuperare la spilla; quindi provò a rispondere all'avanzata di Papillon, scagliando a sua volta lo yo-yo, ma l'uomo, sicuramente più in forma e riposato, scansò senza problemi il suo attacco.

«Vedo che non sei scattante come al solito...» sogghignò il nemico.

Ladybug sgranò gli occhi.

Allora era questo il suo piano fin dal principio!
Per tutta la settimana, Papillon non si era fatto vivo, ma, dopo averle annunciato che sapeva perfettamente chi fosse, l'aveva fatta vivere nel terrore che lei o i suoi cari potessero essere attaccati da un momento all'altro, e lei piano piano aveva accumulato tensione e stanchezza che adesso, nonostante i poteri forniti da Tikki, stavano iniziando a farsi sentire.
Così facendo, Papillon era sicuro al cento per cento di batterla, e lei era caduta nella sua trappola!

Mentre realizzava qual era stato il piano dell'uomo, Ladybug riuscì a saltare giusto in tempo per evitare un nuovo attacco di Papillon che, con foga e pieno di energie, non accennava a fermarsi.

L'eroina, con un po' di fiatone, si ritrovò vicina alla ringhiera.

«Sei finita, Ladybug» dichiarò Papillon pregustando la vittoria ormai vicina.

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