A un passo dal possibile
A un passo da teSe c'era qualcosa che Ermal aveva imparato in trentasette anni di vita, era che lasciarsi sfuggire le occasioni era da folli. Sì, lui lo sapeva. Sapeva quando rimboccarsi le maniche e sudare, quando stringere i denti e combattere. Aveva sempre vissuto così. Non si arrendeva mai, lui. Era testardo, caparbio, schematico. Voleva qualcosa? La aveva. Mai sottomettersi, non più. Era stato difficile sviluppare questa capacità, ci erano voluti anni e pianti notturni, ma ce l'aveva fatta. E ne era soddisfatto. Ma spesso, questo, gli era di ostacolo. Soprattutto in giorni come quelli, in cui i sentimenti gli opprimevano il petto e non riusciva a scacciarli. Bastava compiere un passo, uno solo. Ma quando si trattava di amare, Ermal diventava la persona più insicura dell'universo. Retrocedeva, invece di avanzare. Sarebbe bastato allungare un dito per toccare i sogni, solo un dito
Paura di decidere
Paura di meMa lui aveva paura. Aveva paura dell'amore. Aveva paura di decidere di amare. Aveva visto l'amore trasformarsi in odio e occhi neri, aveva visto mostri e sputato sangue. E se l'amore fosse quello? Se ti cambiasse, ti rendesse diverso, se ti rendesse crudele. Se fosse davvero così, perchè mai amare?
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che non hoMa lui non lo sapeva. Come avrebbe potuto saperlo, d'altronde? Aveva visto film, letto libri, scritto canzoni. Aveva trattato l'amore in ogni sua sfumatura e sfaccettatura, ma non l'aveva mai provato per davvero. O per lo meno, non fino ad allora. Quello che davvero lo spaventava, era l'idea di poter cambiare. L'amore è incontrollabile, sconvolge la vita e arriva senza avvisare. Come poteva lui, dopo aver lottato una vita intera per capire sè stesso, trasformarsi per un'emozione?
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'èMa se da una parte era convinto di rinunciare all'amore, dall'altra se ne nutriva. Lo trovava ovunque, senza nemmeno accorgersene. Nell'alba la mattina, nei prati fioriti, nei cieli aperti e nella brezza estiva. Lo vedeva nelle onde del mare, nel sole, nelle nuvole. E ogni volta si ritrovava a pensare a lui. Perchè se quell'uomo dall'apparenza burbera era per lui sinonimo di felicità, allora anche ciò che lo circondava diventava parte di lui
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
Un senso di teGli aveva permesso di avvicinarsi a lui, mostrandosi per quello che era. Fragile, pronto a sgretolarsi da un momento all'altro. L'aveva raccolto da terra, l'aveva sorretto ed era come se gli avesse insegnato di nuovo a camminare. C'era quando, di notte, i mostri lo andavano a trovare, ma c'era anche quando era ora di mandarli via, con un abbraccio e un bacio tra i capelli. C'era nel silenzio, c'era nel rumore. Semplicemente, c'era
Eppure sentire
È a un passo da ciò che potrebbe succedere, da lui. Ma il sentimento di inadeguatezza, di incompletezza, di paura, lo blocca. Come abbandonarsi totalmente, quando si è consapevoli che l'altro in qualunque momento può portarci via la pelle?
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'èMa al di là di questo, c'è il sentimento: c'è la sensazione di quella persona, il sapore, l'odore e il toccarne la pelle. Nei sogni abbandonati, precipitati in un pianto c'è un nuovo gusto: quello dell'amore. Inevitabile, ineguagliabile, indomabile
***
E fu proprio di notte, una di quelle notti che ti tolgono il fiato, che Ermal si era ritrovato a bussare insistentemente alla sua porta.
Fabrizio gli aveva aperto, assonnato, con una mano a stropicciarsi un occhio. L'aveva messo a fuoco e aveva cambiato espressione. "Perchè sei qui? È successo qualcosa?"
Ma Ermal non aveva risposto. Gli aveva gettato le braccia al collo e l'aveva stretto, come se potesse scappare da un momento all'altro. Ma Fabrizio non aveva intenzione di muoversi. L'aveva accolto tra le braccia, come un bambino spaventato dopo un incubo, e gli aveva accarezzato la schiena, dolcemente.
"Non ho mai paura quando sono con te". Glielo aveva sussurrato, con la testa ancora affondata nell'incavo del suo collo. Era una confessione, qualcosa che gli costava così tanto dire.
"Ma stai bene? Mi vuoi dire cos'è successo?"
"Non è successo niente. Sono solo stanco di scappare"
"Scappare?"
"Sì". Finalmente Ermal aveva alzato il viso, cercando gli occhi scuri di Fabrizio. "Di scappare da me stesso. Di rinchiudermi in uno spazio grigio, privandomi dell'amore che potrei ricevere, se solo lo permettessi"
Rimasero così, fronte contro fronte, solamente a respirarsi addosso. Era amore quello nell'aria. Entrava dalle narici, si insinuava in loro e gli riempiva i polmoni. Non c'era bisogno di parole, era tutto racchiuso nello spazio di un abbraccio.
"E adesso cosa facciamo?"
"Ci amiamo, Fabrizio. Ci amiamo"
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[MetaMoro] songfic
FanfictionNon credo ci sia bisogno di una descrizione, il titolo dice già tutto. Perciò salve, benvenuti in questa raccolta di songfic incentrate sui MetaMoro. Ne avevamo bisogno? No. Le scrivo comunque? Sì