Dove sono i colori

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È una questione di impazienza momentanea
Se non so stare bene dove sono

Ermal sapeva di essere una persona impulsiva. L'aveva sempre saputo, e sempre gli era stato fatto notare. Spesso sembrava nemmeno collegasse il cervello alla bocca prima di parlare. Era senza filtri, sì, ma spesso anche senza barriere. Non lo faceva di proposito, non voleva ferire. Era impaziente, sempre in movimento, sempre o bianco o nero. Ma mai aveva pensato che questo potesse influire nelle sue storie d'amore. Si annoiava spesso, doveva sempre avere una distrazione, qualcosa da fare. Che fosse una chitarra, dei fogli scarabocchiati o una sigaretta, le sue dita erano sempre in movimento. Ma anche il suo cervello non era da meno. Pensava tanto, ascoltava meno.
Era successo un pomeriggio, uno di quei pomeriggi domenicali che si passano nel letto. Uno di quei pochi giorni liberi che poteva passare con Fabrizio. Fabrizio era totalmente opposto: una specie di bradipo solitario che sembrava avesse assunto la forma del divano o della sedia in cui si sedeva.
"Mi annoio", aveva sbuffato il riccio, tirandosi a sedere. "Perché non facciamo mai niente? Siamo sempre io e te, soli, a sprecare il tempo"
"Sprecare il tempo? È così che consideri la nostra storia?", gli aveva risposto l'altro, un po' deluso dalla sua affermazione. "Uno spreco di tempo?"
"Perché non capisci mai niente?", aveva risposto ancora più irritato Ermal, "ho bisogno di stimoli"
"E io non te ne do?"
"No"
"Dici sul serio?", aveva nuovamente chiesto Fabrizio, "davvero è così un peso per te?"
Ermal allora aveva perso la pazienza. A mente fredda non gli avrebbe mai vomitato addosso tutte quelle parole, che nemmeno pensava. O forse davvero le pensava. Ma era stata la sua mancanza di freni a portarlo fino a quel punto. Solo quella.
"Sì Fabrizio, mi annoio. Non c'è mai niente di nuovo da vedere, da fare, da pensare. Siamo sempre sullo stesso binario, ma nemmeno sappiamo dove stiamo andando. Perché non riesci a vederlo?"
Fabrizio allora si era ammutolito. Sì, era vero. Erano sempre loro, sempre soli. Ma erano due personaggi pubblici, cosa altro avrebbero potuto fare? Avrebbe anche lui voluto una storia diversa, più tranquilla, meno uno scandalo. Ma non si era mai posto limiti nei sentimenti. Aveva forse sbagliato?
Aveva quindi preso i suoi vestiti e se n'era andato. Ermal, rimasto solo con il suo orgoglio ferito, non aveva mosso un dito. Non l'aveva rincorso, trattenuto, non si era scusato. Era forse la fine?

Bastasse solamente un gesto un tuo segnale
Per ritornare lisci come l'olio

Nei giorni successivi non era cambiato niente. Ermal non gli aveva scritto, Fabrizio non l'aveva cercato. Sarebbe bastato solo un gesto, un'ammissione di colpa, delle scuse. Sarebbe bastato un "mi manchi", un "ti amo", un "non voglio stare senza di te". Ma non c'era stato nulla. Solo un silenzio freddo e meschino, che altro non aveva fatto che allontanarli sempre di più

E invece sembra facile da dire e poi
È un mese che non so nemmeno come stai

Sembrava così semplice. Dopotutto, sarebbero bastate delle parole così elementari per perdonarsi. Invece era passato un mese, un intero mese, che era sembrato lungo quattro inverni. Ermal aveva pensato così tanto a se stesso, ma Fabrizio? Come stava Fabrizio? Sempre così calmo, sempre così serafico. Ma era anche stanco, deluso. Aveva bramato così a lungo la pace, che quando l'aveva finalmente raggiunta, perderla era stato mille volte peggio che non averla

Siamo nella stessa stanza e c'è distanza

Si erano rincontrati quasi per caso. Uno di quegli stupidi eventi che Fabrizio tanto odiava, li aveva invitati per una breve intervista. Loro due, insieme. Che stupido scherzo del destino! Si erano salutati, sì, ma senza guardarsi negli occhi, come se farlo avesse potuto spezzare quel filo invisibile che li incatenava ai poli opposti del mondo. Erano nella stessa stanza, a pochi centimetri di distanza, ma mai si erano sfiorati. La tensione si poteva tagliare con il coltello

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 28, 2019 ⏰

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