Un'altra volta da rischiare

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Sono quello che non ti aspettavi
Quella sera in cui la luna cadde nei tuoi occhi
Quella volta in cui non solo ci credevi
Ma avevi fatto pace pure con i demoni

Se Ermal avesse dovuto dire quando era stato che si era innamorato di Fabrizio, non avrebbe avuto dubbi. Di quella sera ricordava soprattutto la luna, più grande e luminosa del solito, come voler ricordare loro che non esiste il buio, se siamo capaci di guardare oltre. Era stato lì, in quel piccolo balcone di Sanremo, con una sigaretta tra le dita e un'accusa di plagio a pendergli sulla testa come la spada di Damocle, che aveva visto Fabrizio sotto un'altra luce. Non gli aveva chiesto nulla, nemmeno quando si era presentato davanti alla sua porta. L'aveva fatto entrare, chiedendosi perchè non fosse rimasto nella sua stanza, a prendere a pugni un muro. Ma poi, un semplice gesto: un abbraccio. "Non siamo da soli, Ermal. Ti prometto che ne varrà la pena"

E anche Fabrizio si era innamorato di lui quella notte. Forse, egoisticamente, si era innamorato della nuova visione di sè stesso, in compagnia dell'albanese. Se prima, dopo un'accusa del genere, avrebbe reagito rompendo qualcosa, questa volta voleva solo aggiustare. E quindi era andato da lui, perchè se la nave sarebbe affondata, sarebbero caduti insieme. Aveva messo da parte i suoi demoni, quella parte scura e rabbiosa che si portava dietro sin dall'adolescenza, per far posto all'amore. E in quell'abbraccio, anche Fabrizio aveva cominciato a crederci. Era stata la loro notte più lunga, condita da una buona dose di paura, ma in entrambi stava germogliando il seme di qualcosa che non sarebbero più riusciti a sradicare

Sono quel rumore che diventa suono

A Ermal non piacevano gli abbracci. In verità, non gli piaceva nessun tipo di contatto fisico. C'erano ferite troppo grandi dietro, così grandi che l'avevano convinto a non fidarsi di nessuno. Le mani, per lui, avevano sempre avuto suoni sgradevoli. Urla, schiaffi, lamenti. Per lui, toccarsi era rumore. Rumore assordante, fastidioso. Una chitarra con una corda rotta, un pianoforte non accordato. Ecco come si poteva definire: qualcosa di rotto, ma che nessuno si sarebbe mai preso la briga di aggiustare

Ma poi era arrivato Fabrizio, con la sua strampalata teoria sugli abbracci. "Sai che ogni abbraccio ha un rumore diverso?". Ermal aveva riso, credendo che fosse una delle solite cavolate del più grande. "E io, che rumore ho?". Fabrizio l'aveva allora abbracciato, e il rumore che Ermal era solito sentire, non c'era più. Non c'era più quel ronzio fastidioso, ora era melodia. Era diventato un suono

Sono come sono
E non ti chiederò perdono

Avevano due caratteri complessi, loro due. Spesso stridevano tra di loro. Uno impulsivo e testardo, l'altro serafico e paziente. Eppure, si facevano del bene. Ermal aveva imparato a prendersi meno sul serio e a sorridere di più, con quel sorriso che si estendeva anche agli occhi e al naso, che si arricciava in una smorfia che gli dava l'aria di un bambino. Fabrizio invece aveva imparato ad assecondare. Erano diversi, ma erano come erano. Non si sarebbero chiesti scusa. In fondo, i puzzle si completano solo con i pezzi diversi


Sono quello che non ti aspettavi
Ma che forse in fondo ci speravi

Fabrizio non era un uomo da relazione stabile. E, alla soglia dei quarantatré anni, si poteva considerare un uomo finito. Almeno, da un punto di vista sentimentale. Aveva avuto diverse storie, tra cui la più importante con Giada, ma erano tutte finite perchè il suo sentimento andava a svanire, come l'essenza di un profumo portato tutto il giorno. E a lui, andava bene così

Ermal invece era l'esatto contrario. Dopo la storia con Silvia, che l'aveva visto crescere, all'amore continuava a credere. Erano stati mesi bui, di musica e lacrime, ma come cantava lui è proprio l'amore che ci salva

[MetaMoro] songficDove le storie prendono vita. Scoprilo ora