2

10 3 0
                                    

Cavolo mi ha scoperta. Balzo sulla sedia appena mi rivolge la parola, pensavo che una ragazza come lei non avesse bisogno di parlare con una come me. Sono sempre stata nella categoria delle ragazze "sfigate", ma solo perché quelle erano le uniche che mi accettavano. Se fosse stato per me sarei andata tra le ragazze più studiose, come sono veramente io. La ragazza mi dice di chiamarsi Michelle e mi dice che  devo assolutamente imparare i nomi di tutti gli alunni qui, visto che mi sarebbero diventati utili per mandarli a "fanculo". Rido, ma la cosa che critichi gli altri alle spalle mi lascia un po' desiderare. Lei fece un occhiolino e poi mi chiese il mio numero di telefono. Volevo davvero farmi nuove amicizie ma lei mi sembra la tipica ragazza popolare. Gli scrivo il numero sul diario e lei timidamente mi sorride per poi darmi le spalle e mettersi a chiacchierare con un ragazzino qualche banco più in là. Quel brevissimo discorso, per quanto insignificante, mi fa correre un brivido lungo la schiena.
Riguardo alle altre lezioni non mi posso di certo lamentare! Praticamente non sto facendo ne leggendo nulla! Sempre persa nei miei pensieri. Verso la fine dell'ultima ora mi vibra il cellulare. Cosa? Voglio sapere chi è il cretino che mi scrive a quest'ora! Il prof sembra non essersi accorto di nulla, per fortuna! Pian piano tiro fuori il cellulare e vado sulle notifiche. Un gruppo watsapp sconosciuto, su cui non ero mai entrata, conta più di cento notifiche! Si chiama "Gruppo Prima Liceo Li Mejo". Mi scappa una risatina dispregiativa. " Michelle ti ha aggiunto ". Ecco perché voleva il mio numero! Per aggiungermi al gruppo della classe! Chissa che ero andata a pensare. Mi rattristo un po' e non so il perché. Arriva un altro messaggio e mi vibra il cellulare in mano. Con un movimento furtivo lo tiro via e per fortuna colgo lo zaino, invece che il pavimento. Ma chi è che manda i messaggi in classe?! Mi guardo intorno ma non vedo nessuno messaggiare. Poi guardo più attentamente ed in effetti vari studenti hanno il telefonino negli astucci e tra il libri. Io invece ho sempre rispettato le regole a scuola, anche se in questo momento mi da un po' invidia vedere persone che stanno rilassate sul telefono e se ne infischiano della lezione. Io avrei troppa paura a mettermi a messaggiare oggi, qui! Capisco che devo mettere in silenzioso il telefono al più presto visto che sta continuando a vibrare e il prof se ne sta accorgendo, quindi decido di infilarmi il cellulare nella tasca dei jeans, per poi chiedere il permesso di andare in bagno. Il prof acconsente ed io mi alzo dal banco e lascio l'aula. In questa scuola ci sono i bagni unisex, o almeno credo! Di certo non c'è nessun cartellino con su scritto "se sei una ragazza non molto in vena di fare figuracce questo è il bagno delle ragazze". Entro e mi dirigo veloce alle cabine, quasi ad occhi chiusi. Infatti sbatto contro qualcuno. È un ragazzo alto, lo riconosco subito perché in effetti mi aveva colpito molto, è in classe con me ed è seduto davanti al prof e durante le lezioni cambia continuamente di posto, totalmente inosservato. Il ragazzo mi sorride, non mi fa nessun effetto. Alla fine è carino su, ma non sembra importarmene. Fin da piccola non mi è mai importato tanto dei ragazzi, ero sicura provassi qualche sentimento con l'avanzare del tempo. Mi vibra di nuovo il cellulare. «Che cattiva! Non si porta il telefono a scuola!» fa il ragazzo con un ghigno malefico. Poi mi squadra da capo a piedi e se ne va ridacchiando sotto i baffi. Come ho potuto starmene lì ferma! Mi pento di me stessa e finalmente metto in silenzioso il mio telefono che già contava venti notifiche in più. Torno in aula, il prof sta spiegando la tragedia di Vajont, il tempo di finir di spiegare che la campanella finalmente suona.

Secret About YouDove le storie prendono vita. Scoprilo ora