8. Capitolo

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"Quel giorno"



Alzai il volto. Il vento gelido mi sfiorava gli zigomi, crescendo d'intensità ogni minuto che passava. Puzza di fumo aleggiava ancora, nonostante le forti folate, impressa come un marchio a fuoco, prova di ciò che era da poco capitato.

Mi mancava l'aria della foresta, la sensazione non era la stessa, quasi come una pallida imitazione dell'originale.

Lei si chinò in fretta, finendo di raccogliere le ultime candele bruciate, ben attenta a non scottarsi con il liquido bollente che era rimasto, spostando parte dei capelli rossi che la infastidivano sulla spalla sinistra con un veloce gesto della mano.

Se le mise in grembo, poggiandole sulla gonna, dopo aver versato la cera sciolta in un apposito vasetto di terracotta, precedentemente vuoto, che sembrava destinato a quell'unica funzione.

Afferrando le due estremità della veste, le legò in un fagottino di stoffa e scattò in piedi, dirigendosi verso di me, pronto, anzi, deciso a lasciare quel luogo.

Finii di sistemarmi la giacca addosso, facendola aderire al corpo, per poi appiattire le pieghe che si erano formate sulle maniche con i pollici. Per il momento, non era rimasto nulla da fare lì: ero troppo stanco, sarebbe stato inutile restare, non ne avevo motivo.

"Allora, ritorna a casa sua, signor Slenderman?" Tirò su le candele nella veste per non far scivolare quelle due in cima che cercavano di rotolare via verso la libertà, finendo per mostrare gli alti stivali che le raggiungevano le ginocchia.

"Puoi chiamarmi solo Slender, queste formalità sono inutili adesso." Mi sciolsi la cravatta, rifacendo il nodo senza toglierla del tutto.

Oramai era fatta, avevo la mia sicurezza. Finché il problema non fosse stato risolto, non avevo più motivo per temerla.

Nonostante questo, non volevo comunque fidarmi. 

La fiducia va guadagnata, mai donata.

Dato che non avrebbe potuto farci del male, ero più tranquillo in sua presenza.

"Lo terrò a mente, signo-" lei si bloccò per un attimo, rendendosi conto del suo errore "... Slender." Concluse, pronunciando il mio nome con una tonalità più bassa.

Rimase a qualche passo da me, fissandomi intensamente in pieno viso per qualche secondo, quasi come se stesse cercando qualcosa che non riusciva a trovare.

Corrugai la fronte e indietreggiai di un passo, confuso dalla tenacia che riuscivo a scrutare nei suoi occhi.

"..." Restai in silenzio, non sapendo cosa dire, per poi irrigidire le spalle. Ressi il suo sguardo. "Perché mi stai fissando?" Domandai infine, alzando un sopracciglio invisibile. I muscoli si contrassero ulteriormente, facendo apparire dei piccoli solchi nella pelle candida.

Si, era assai strano ricevere lo stesso trattamento che davo agli altri.

La sua espressione si raddolcì, mostrando un flebile sorriso, quasi trattenuto, sulle sue labbra.

"Non posso certo mandarti a casa con quello in piena faccia. Farei fare una figura imbarazzante al mio nuovo socio, ne va del mio buon nome di strega." Così dicendo, indicò il centro della mia fronte. Dal suo gesto parve quasi volesse sfiorarla, ma ritirò la mano, preferendo evitare.

Saggia scelta.

"Cosa intendi per quello?" Ero piuttosto confuso. Possibile non me ne fossi accorto, qualsiasi cosa fosse? "Se è uno scherzo, ti avviso che non sono di mio gradimento..."

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