9. Capitolo

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"Legami fraterni"



Attraversai la porta di casa, fradicio dalla testa ai piedi come un pulcino appena uscito dall'uovo. Grondavo acqua e umidità da tutti i pori, uno sguardo accigliato era dipinto sulla pelle bianca.

Scossi per un secondo il corpo, cercando come potevo di togliermi di dosso quella sensazione gelata.

Un chiacchiericcio lontano mi accolse sulla soglia, mentre il tepore delle luci accese e il morbido tappeto all'entrata mi facevano sentire il benvenuto, specialmente per la scritta rovinata su quest'ultimo. Tutte le giacche erano appese all'attaccapanni, segno che i miei fratelli erano finalmente tornati a casa. Non mi tolsi la mia, non ancora, preferivo farlo in camera.

Sentii la sonora voce di Offender provenire dal salotto narrare le sue gesta ad un Trender che, condiscendente, continuava a rispondere con brevi frasi alle sue esclamazioni.

Portai la mano al viso e mi diressi dall'altro lato, verso le scale.

Salii in tutta calma, diretto verso la mia camera per cambiarmi e rendermi decisamente più presentabile. Solo allora mi sarei messo alla ricerca di mio fratello minore.

Splendor avrebbe dovuto darmi delle spiegazioni convincenti. Ero deciso, senza risposte non avrei potuto rilassarmi nel mio letto. Nonostante la stanchezza delle mie carni, non l'avrebbe passata liscia.

Proprio in quegli istanti, per una coincidenza del fato o un bacio della fortuna, il suddetto apparve sulla soglia della sua camera, salutandomi con un gesto automatico, tutto mogio, completamente assorto nei suoi pensieri.

"Slender..." Accennò, inclinando leggermente la testa in avanti. Poi, come colpito da un'improvvisa realizzazione, si accorse di botto che ero davvero io, rizzandosi sulla schiena. I grossi occhi di un verde così scuro da parer quasi nero vennero presi dal nervosismo, allargandosi oltremisura, per poi schizzare veloci tra la mia figura e le sue mani ancora guantate nonostante il pigiama che stava indossando.

Sbattei velocemente le palpebre interne, osservando di rimando con sguardo interrogativo la sua silhouette, incrociando le braccia.

Tutti quei colori così accesi sui suoi vestiti mi confondevano il cervello. Perché doveva sempre assomigliare ad un arcobaleno che cammina?

Spostai l'attenzione sul suo viso, gli occhi calcati di nero, le guance dipinte di un leggero grigio assai differente dal solito rosa appena accennato: non doveva aver chiuso occhio, ne ero certo.

"Cosa ti è successo?!" Esclamò lui per primo, fissando i miei vestiti fradici.

"... nulla. Sono stato colto all'improvviso dalla pioggia ed ero troppo stanco per teletrasportarmi qui." Minimizzai, spostando lo sguardo verso la finestra più vicina. La pioggia picchiettava ancora forte sui vetri. "Splendor, da quanto tempo è che non dormi esattamente?" Nonostante cercassi di mantenere un contegno esteriore, la preoccupazione al centro del petto crebbe.

Appena sentito il suono della mia voce, sobbalzò così tanto, che per qualche secondo credetti sarebbe saltato fuori dai suoi stessi vestiti.

Si ricompose con lentezza, a dir poco esausto, per poi strofinarsi la guancia. Nonostante tutto si reggeva ancora bene in piedi, segno che il potere assopito nel suo stesso animo non era da poco.

"Da non molto..." Incertezza aleggiava nella sua voce, mentre le sue stesse dita tiravano la manica della maglia per sistemarsi. "Una settimana e mezzo all'incirca." Ammise poi, spostando lo sguardo dall'altro lato della stanza, evitando appositamente di guardarmi, nella speranza, forse, che sarei sparito di botto se non fossi rimasto nel suo campo visivo.

Faceless (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora