Sfumature di felicità

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Alle otto di pomeriggio continuava a piovere ma Camila mi aveva chiesto tantissime volte in chat di venire. Diceva che voleva farmi conoscere delle persone, così eccomi qui. Mia madre che cerca di convincermi per portare l'ombrello e io che mi rifiuto perché mi piace la pioggia.
"Lauren, cosí ti ammalera-"
"Non importa" dico, senza tralasciare nessuna emozione come al solito.
Lei sospira ma alla fine mi lascia andare.
Esco da casa e cammino sul marciapiede con le mani dentro la tasca della felpa, per riscaldarle dal freddo.
Le strade di Miami sono quasi impossibili da attraversare : sono piene d'acqua e mi sarei bagnata le scarpe e i jeans se mi fosse venuta la pazza idea di attraversare.
Cammino sul marciapiede e dopo qualche metro vedo la figura di Camila camminare verso di me, con un ombrello.
Alzo un sopracciglio nel vedere quell'oggetto tra le sue dita. Anche lei è come gli altri.
Quando focalizza la mia figura si ferma per un attimo e poi corre verso di me. Non capisco perché.
"Sei stupida per caso?!" urla ed io alzo un sopracciglio, non capendo "L'ombrello!" dice ed io roteo gli occhi, allontanandomi da lei per non stare sotto il suo proteggi-pioggia.
"Non me ne frega un cazzo dell'ombrello" dico con tranquillità e lei fa una faccia sconcertata "Dove sono i tuoi amici?" domando.
"Ah vero! Dicono che per un problema all'auto forse ci raggiungono più tardi" io annuisco e camminiamo.
"Sei sicura di non voler stare sotto l'ombrello? Stai tremando"
"L'unica cosa che provo è la sensazione, quindi mi aggrappo a questo. Non provo le emozioni ma almeno il freddo sì" dico guardando avanti a me, prima di alzare la testa verso il cielo e chiudere gli occhi, fermandomi per qualche secondo prima di ritornare a camminare con accanto Camila che mi guarda; sembra più sconcertata di prima.
"Quindi ti dispiace?" domanda "Intendo dire... Ti dispiace non provare emozioni?"
"Il dispiacere è un emozione quindi ciò che hai detto non ha senso" dico e lei annuisce "E no, non mi dispiace, semplicemente la sensazione del freddo magari potrebbe farmi provare qualche emozione"
"Perché dovrebbe?"
"Quando tu non c'eri il freddo mi faceva provare qualcosa di brutto al cuore... come si chiama quella emozione...?" lei mi guarda con un espressione triste "Non so spiegarti. Quando avevo freddo pensavo a te, non chiedermi il perché, non ricordo con certezza le sensazioni che provai, ma ricordo che delle gocce scendevano sul mio viso"
"Lacrime" mi corregge.
"Grazie, avevo scordato" dico e lei sospira.
Stanca che la felpa non mi aiuta a riscaldare le mani, le strofino tra loro prima di metterle attorno al collo perché è il posto più caldo del mio corpo. Non prendetemi per pazza, voglio solo riscaldarmi.
"Fa niente" dice lei.
Sembra... abbattuta(?) così si dice?
"Sei abbattuta?" domando, non molto certa su ciò che ho detto.
Lei fissa davanti a lei, il marciapiede bagnato.
"Cosa?" domanda.
"Cioè, quando ti fa male il cuore" non trovo altri modi per spiegare ciò che intendo dire.
"Sono triste" dice.
Io guardo davanti a me, non ricordando cosa significhi quella emozione.
"Cioè?"
"Mi fa male il cuore" dice soltanto, forse sapendo che è l'unico modo per farmelo capire.
"Sei abbattuta?" domando, cercando di capire al meglio ciò che intende dire.
"Sì" dice lei con un tono alterato. A sentirla credo che pianga così mi volto verso di lei, confutando la mia ipotesi.
"Le gocce... non farle cadere" dico e lei ride. Perché?
"Lacrime" mi corregge.
"Fanno... ma... mel..."
"Male" dice.
"Ecco"
"Sì"
"È brutto?"
"Sì"
"Mi dispiace" infilo una mano nella mia borsa a tracolla per uscire i fazzolettini "Tieni" le porgo un fazzoletto e lei lo afferra prima di ringraziare "Non piangere, sei più carina quando sorridi"
"Grazie" stavolta ride.
"Ecco, guardati" dico e lei ride ancora più forte.
"Come?"
Io prendo il cellulare dalla mia borsa, aprendo la fotocamera.
"Sei bella quando sorridi" ripeto e lei sorride di nuovo, così le scatto la foto.
"Stupida!" ride ancora e io alzo le spalle. Ciò che non capisco è che ho appena messo il suo sorriso come blocco schermo. Ne ho bisogno. Perché? Forse perché è carina.
"Ridi un pò più spesso" dico "Sei carina"
"Ridi un pò più spesso anche tu"
Io sorrido debolmente, controllando quell'azione solo per renderla felice.
"Grazie"
"Per cosa?"
"Che ti sforzi per rendermi felice quando invece il mio obiettivo è quello di rendere felice te" sorrido a quella sua affermazione.
Aspettate, cosa? Ho davvero sorriso senza saperlo?
"Carina, vedi? È semplice"
"Grazie"
"Grazie a te per rendermi felice"
"Forse adesso sono felice" dico, ma non ne sono sicura. D'improvviso quell'emozione va via velocemente come un sogno sbiadito. Non ricordo più che gusto ha "Ora non lo so"
Lei sospira.
"Dovremmo lavorare sulla tua felicità"

A journey among the emotions [Sequel di The Doll] ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora