Chapter 24.

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«Brutto bastardo, hai il coraggio di far ritorno?» Ringhiò Yoongi notando Jimin.

«Eddai. Non può essersela presa tanto per della cioccolata versatele addosso.» Ghignò Jimin avvicinandosi al maggiore e attirandolo dal colletto. «E dire che le donava. Non so, le conferiva un'aria deliziosa.»

Yoongi fece una smorfia liberandosi dalla stretta.
«Certo che per essere piccolino, sei davvero intraprendente

Jimin sorrise avvicinando la sua di poltrona a quella del ragazzo.
«Solo con lei.» Ammiccò scherzosamente. «Sa, sono un tipo fedele io.»

Yoongi alzò gli occhi al cielo, apparentemente stufo del ragazzo e della sua infantilità.

Ironico era invece il fatto che ciò che rifletteva all'esterno era lontanamente associabile a ciò che realmente nutriva nei suoi confronti.

Quel ragazzino, incasinato com'era, riusciva a portare qualcosa nella vita monotona di Min Yoongi.

«Hai più parlato con Taehyung?» Chiese seriamente.

«Oh, no. Siamo solo due invisibili figure che si scontrano ogni qualvolta nei corridoi.» Si sforzò di sorridere. «Due sconosciuti con un passato in comune

Yoongi inclinò leggermente il viso per scrutare la sua espressione.

Park Jimin si impegnava così tanto a mostrarsi arrogante e indifferente mascherando i suoi sentimenti ma-

Posso leggerti come un libro aperto.

«Ti va di ballare?» Chiese infine Yoongi dopo averlo osservato con attenzione.

«Ballare?» Sbottò sorpreso per la piega che aveva assunto quella conversazione.

Yoongi annuì accennando un sorriso gengivale, cosa che stordì ancor di più pel di carota. Era la prima volta che Jimin lo vedeva e non era affatto pronto ad un tale attentato alla sua persona. «Sì. Se suonassi il pianoforte, balleresti per me?»

In realtà, Yoongi non lo chiese per lui bensì per il minore. Se c'era qualcosa che Jimin amava con tutto se stesso, era proprio la danza.

Jimin arrossì distogliendo lo sguardo e rivolgendolo verso qualcos'altro in modo da potersi calmare. «S-sai suonare?»

«Che fa? Non ho l'aria d'artista?» Lo prese in giro il maggiore avvicinandosi, diminuendo ancor di più le distanze fra loro.

In quel momento, Jimin si maledì tremendamente per aver deciso di avvicinarsi all'inizio con la poltrona.

«Nono. Non intendevo questo io-» Balbettò.

«Bene allora!» Yoongi battè una mano sulla sua coscia entusiasta per poi alzarsi. «È in quella stanza.» Indicò la porta in modo che il minore potesse seguirlo senza perdersi.

Non appena giunse davanti al suo pianoforte, si sedette. «Tu balli come se fossi accompagnato dalla musica, no? Sei in grado di ballare senza alcuna coreografia in mente. Ti viene naturale. Cercavo proprio questo.»

«Non capisco di cosa lei stia parlando.» Ammise confuso Jimin.

«Vedrai.» Si stiracchiò le dita che pochi istanti dopo si ritrovarono a danzare lungo i tasti del suo pianoforte.
Ne produsse fuori una melodia piacevole, dolce e calma.

Jimin all'inizio rimase fermo, non comprendendo dove volesse andar a parare il suo psicologo.
Ma poi, iniziò a sentire quella melodia attraversargli il corpo e cominciare a farne parte.

Una nota, un passo in avanti. Due, tre volteggiò su se stesso. E continuò così ad occhi chiusi. Lui e la musica. La musica e lui. Come se fosse al buio e una fioca luce in lontananza gli stesse indicando la via.

Non si accorse di quando Yoongi avesse smesso di suonare per quanto era immerso in quella dolce melodia. Sembrava risuonare come un eco in eterno.

Così Yoongi interruppe la sua danza, lasciandosi sfuggire il capriccio di uno sgambetto facendolo di conseguenza  cadere sopra di sè.

«Intendevo proprio questo.» Constatò alla fine con un sorriso vittorioso stampato sul volto.

Jimin aprì in quell'istante gli occhi arrossendo al suo commento.

ķ ŏ ʍ ȯ ŗ ė ɞ İ ☼ yoonmin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora