Chapter 13.

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«C'è una porta Park..» Esclamò Yoongi esasperato.

Jimin, una volta entrato dalla finestra, si diresse con un passo pesante verso la sua poltrona per poi accasciarsi su di essa rimanendo in silenzio.

«Iniziamo bene.» Esclamò Yoongi bloccando il suo telefono e avvicinandosi al ragazzo con cautela. Sembrava essere una bomba ad orologeria. Doveva spingerlo a sfogarsi in qualche modo.

Il minore stese la testa all'indietro e chiuse gli occhi consapevole dell'imponente presenza dell'altro.
«Volevo portarle un regalino, ma non ho avuto del tempo, spero lei possa perdonarmi.» Scherzò cercando di nascondere i suoi pensieri.

Yoongi sospirò.
Sarebbe stato veramente difficile estrapolare qualche parola dal ragazzino, di questo passo. Sembrava deciso a rimanere rinchiuso nel suo mondo.

Jimin nel frattempo notando l'espressione pensierosa del suo psicologo, non poté far a meno che allarmarsi non sapendo come avrebbe agito.

Infatti, una cosa che aveva imparato in quell'anno passato in sua compagnia, era che qualsiasi cosa si aspettasse da lui finiva sempre col non realizzarsi, lasciando spazio a sorprese di qualunque tipo.

Yoongi era l'unica persona di cui non riusciva a prevedere le mosse.

Forse questo era anche uno dei tanti motivi per cui continuava ad essere attratto dal suo psicologo.

Disperso com'era nei suoi pensieri, non si accorse che Yoongi nel frattempo aveva poggiato due dita sotto il suo mento sollevandogli il viso all'altezza del suo sguardo.

Quello sguardo.
Si sentì scrutare l'anima.
Fu come un viaggio. Un tuffo nel suo cuore.
Maledì Min Yoongi in quell'istante che parve prolungarsi senza alcun scrupolo.

«H-ha intenzione di r-rimanere ammaliato dalla mia bellezza?» Tentò di sfuggire alla situazione, ma il suo tono lo tradì.
Cosa che lo fece arrossire ancor di più.

Yoongi ghignò.
Si sedette al suo fianco e lo fece sdraiare facendogli poggiare il capo sulle sue coscia.

Jimin cadde nel panico più totale.
Quel gesto sembrava così intimo.
Cosa che di sicuro loro non erano.

Tentò di riacquistare un respiro regolare ma la consapevolezza della sua posizione e del calore emanato dal corpo del più grande non l'aiutò di certo.

«È la prima volta che fai così tanto silenzio, Park. Devo ammettere che non è male. Dovrei farlo più spesso.» Rise divertito mentre portò una mano ai suoi capelli arancioni accarezzandoli di tanto in tanto con estrema delicatezza.

Inutile dire quanto quel gesto avesse letteralmente mandato in tilt il cervello di Jimin.

Quelle carezze dovevano risultare rilassanti o perlomeno avrebbero dovuto calmarlo, no?
Doveva essere questa la loro funzione, no?

E invece, stavano facendo di tutto tranne che raggiunger il loro obbiettivo.

Quel momento così intimo gli appannò il cervello, portandolo di conseguenza ad abbassare le proprie difese.

«Mia madre si è ubriacata. Un'altra volta. Perché gli adulti non si controllano? È così facile per loro dimenticarsi delle creature che hanno messo in vita? Ogni singolo bicchiere. Ogni parola. Mi si è impressa nel corpo, lasciando indelebili cicatrici.» 

Yoongi scese con la mano dai capelli alla schiena accarezzandola leggermente, non potendo fare a meno di notare i brividi che la attraversarono.

Era la seconda volta che aveva colto di sorpresa Jimin.

«Sono sicuro che tua madre è a casa ad aspettarti. Furiosa con se stessa per aver commesso quell'errore.» Sorrise pronunciando quelle parole e continuando ad accarezzarlo fin quando il ragazzino si addormentò.

ķ ŏ ʍ ȯ ŗ ė ɞ İ ☼ yoonmin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora