Chapter 14.

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Erano le tre e mezza del mattino quando Park Jimin si era ancora una volta intrufolato nello studio del suo psicologo.

Si diresse immediatamente verso la poltrona di Yoongi con uno sguardo vuoto impresso sul volto.

Si sedette e si abbracciò, stringendo forte il minuto corpo che si ritrovava per l'inconcepibile dieta a cui si era sottoposto.

Non seppe per quanto rimase in quella posizione. Un'ora? Due? O forse cinque?

Sta di fatto che si accorse di essere fisicamente lì solo una volta che Yoongi aprì la porta del suo studio rischiando di morir d'infarto per la paura.

«Santo cielo.» Si passò una mano fra i capelli cercando di calmarsi. «Non puoi far avanti e indietro in questo studio a tuo piacere, Park.»

Poi, accorgendosi dell'inusuale silenzio dell'altro decise di approcciarlo con un passo cauto.
«Park

Ancora una volta nessuna risposta.

Yoongi allora decise di abbassarsi per poter essere alla stessa altezza del ragazzino in modo tale da studiarne il viso.

Quella visione, quello sguardo. 
Lo scombussolarono.

Non era il solito sguardo da Park Jimin.

La maschera era caduta. Per terra. In frantumi.

In quel momento, Yoongi desiderò davvero che quella maschera che il ragazzino aveva sempre indossato fosse reale. Che il ragazzino fosse realmente felice. Non si seppe spiegare il motivo di tale desiderio, seppe solo di averlo nutrito.

«Jimin..» Yoongi lasciò cadere qualsiasi cosa stesse reggendo per circondare il ragazzino in un abbraccio.

Sentiva il suo corpo esile tremare contro di lui.

Jimin infatti era stato accovacciato per tutto quel tempo, con le gambe strette al petto.

«Qualsiasi cosa sia successa, ora sei qua, mh?» Gli sussurrò Yoongi sperando che quelle parole potessero realmente raggiungerlo. «Sei qui con me. Sei molto lontano da quel posto, Jimin.»

Continuò a rassicurarlo accarezzandogli i capelli e stringendolo sempre a sè.

Il silenzio del minore ad un tratto fu interrotto da una serie di singhiozzi.

Singhiozzi che Jimin cercò di nascondere affondando di più il viso nel petto del maggiore.

Yoongi rimase calmo continuando ad accarezzargli la schiena e lasciandolo sfogare.

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Yoongi non si accorse minimamente di essersi addormentato sulla spalla del minore per quanto era esausto. Aveva più di ventiquattro ore di sonno arretrate ma ciononostante non pensò minimamente d'abbandonar Jimin.

«Proprio uno psicologo così stupido mi doveva capitare?» Lo insultò Jimin nel mentre gli accarezzava i capelli, approfittando del suo sonno.

Aveva aspettato così tanto di poter compiere quel gesto o semplicemente prendersi cura di lui. D'altronde, Yoongi stava facendo molto per lui.

Gli scansò con attenzione delle ciocche dagli occhi. «Come fai a sopportare le mie lamentele? Ci stai mettendo proprio così tanto ad accettare che sia un caso perso..»

Yoongi gli bloccò il polso mentre l'altro lo stava accarezzando. «Mi pare che ti avevo già detto di non definirti in quella maniera o sbaglio? Mi irrita, cazzo

Jimin non appena si rese conto della situazione in cui era finito, arrossì immediatamente ritirando il braccio. «Devo andare. Sono in ritardo.»

Yoongi inarcò un sopracciglio.
«In ritardo? Tu ancora devi dirmi qualcosa, no? La mia spalla ha sofferto molto a causa tua, almeno dimmi qualcosa di ciò che è accaduto.»

Jimin rise sarcasticamente.
«Tesoro, mi sa che ha sognato. Quando ero entrato lei già stava dormendo.»

Yoongi chiuse un attimo gli occhi per ricordarsi gli eventi di quella giornata.

Un attimo che fu più che sufficiente a Jimin affinché potesse svignarsela.

Inutile dire che Yoongi passò il resto della giornata ad imprecare.

ķ ŏ ʍ ȯ ŗ ė ɞ İ ☼ yoonmin.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora