Thomas

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Ero incazzata, incazzata nera, camminavo lungo quella strada acciotola prendendo a calci qualunque sasso incontrassi, giusto per sfogarmi.

Girai l'angolo ed entrai in un piccolo vicolo, non vi ero mai statta prima per un preciso motivo, ma quella volta non me ne accorsi. Camminavo a testa bassa, senza pensare che chiamavano quella via, "via degli sperduti", era inquietante e piena di genere da cui stare lontani, questo mi era stato detto.
Mentre camminavo non incontrai nessuno, fatto che avrebbe dovuto accrescere le mie paure. Ma come già detto, non ci pensavo, camminavo soltanto , senza meta, senza scopo. Con un bisogno di libertà interiore da rischiare di esplodere, volevo allontanarmi il più possibile da loro, da Rebecca e da Luca, non volevo vederli mai più. Al sol pensiero del loro viso mi veniva voglia di tirare pugni al muro, tanti da far sanguinare le mani, ma anche quelli non sarebbero bastati a placare la mia ira, per questo non ci pensavo.
Mentre ero lì, tra ruderi e case dismesse, sentii dei singhiozzi, sembrava che qualcuno stesse piangendo, ma che se ne vergognasse terribilmente. Lo capii dal pianto disperato che cercava di venire fuori, di scappare, ma riusciva a tramutarsi solo in miseri singhiozzi strazianti. Girai l'angolo e vidi Thomas, capelli neri, occhi neri, testa chinata, sigaretta in bocca e vecchi vestiti, lo riconobbi all'istante.

Non mi vide, era troppo concentrato a stare con la testa bassa, quasi si vergognasse di piangere, anzi sicuramente si vergognava. Thomas era il migliore amico del classico figo della scuola, Luca. Capelli biondi, occhi azzurri, fisico perfetto e un sorriso che faceva cadere tutte, anzi tutti, ai suoi piedi, anch'io ci ero cascata in quel sorriso, da stupida, proprio stupida ero stata. Thomas non lo guardava mai nessuno, nascosto e silenzioso era l'ombra di Luca. Qualcosa non andava? Thomas spuntata da chissà quale nicchia e ti linciava con lo sguardo, discussione finita. Non so come quei due potessero essere amici, gli opposti si attraggono?
Nessuno gli prestava mai molta attenzione, personaggio troppo strano, troppo inquietante. Mi affascinava e mi aveva sempre affascinato, ma non avevo avuto il coraggio di dirlo a nessuno.
Le mie compagne sarebbero andate fuori di matto se le avessi detto che ritenevo Thomas più bello di Luca, mi avrebbero guardate scandalizzate e avrebbero detto: " oh mio dio ma tu sei pazza" e scuotendo la testa se ne sarebbero andate, loro e la fottuta amicizia. Che avrei dovuto rompere molto tempo fa. Avevo fatto finta anch'io di amare alla follia Luca, finché non mi ero innamorata veramente, ma di un falso, di una bugia, un'illusione.
Era tempo ormai che Thomas non era piú nei miei pensieri.
Appena si rese conto della mia presenza, alzò lo sguardo di scatto e mi fulminò con gli occhi pieni di lacrime represse, mi bloccai, non sapevo cosa fare. Rimanemmo in questo limbo di immobilità per un tempo che a me parve infinito. I suoi occhi mi scrutarono penetrandomi fin dentro l'anima, sembravano voler scavare dentro me per scoprire qualcuno o qualcosa che nemmeno io conoscevo.
Poi, gli occhi ardenti di rabbia si spensero nuovamente, come il viso che risprofondó nell'ombra del suo cappuccio. Ma notai lo sforzo maggiore di trattenere le lacrime.
Io, ripresa la capacità motoria, con passo lento e prudente, mi sedetti vicino a lui, in silenzio, con lo sguardo fisso davanti a me. Passarono i minuti, non so quanto impiegai a osservare la parte di muro scrostato davanti a me, nell'attesa del coraggio per guardarlo. Finalmente alzai lo sguardo e mi girai, era seduto, coi gomiti appoggiati alle ginocchia e il volto al centro, cercando di nascondersi. Con una mano si teneva la testa, stritolando quella massa informe di capelli neri, come se avesse paura che non si reggesse da sola, nell'altra teneva una sigaretta, quasi finita. Voleva nascondersi, era evidente, ma io la faccia gliela vedevo benissimo: si mordeva il labbro così forte che temevo potesse iniziare a sanguinare da un momento all'altro, stava trattenendo il pianto. Ogni tanto dai suoi occhi gonfi una lacrima riusciva a sgusciare fuori, facendosi strada prima sul suo viso e poi cadendo a terra senza far rumore.
"la smetti di guardami come fossi un cane bastonato?" fui presa alla sprovvista e diventando rossa alzai lo sguardo di scatto.
"scusa è che..." lasciai la frase sospesa a metà non sapevo cosa dire.
Alzò la testa e mi guardò:
"Senti, non so cosa tu ci faccia qui, però se te ne andassi mi faresti un favore. Mi da fastidio essere fissato." Disse tutto in un fiato, quasi avesse paura di scoppiare a piangermi in faccia, dopo l'ultima parola aveva immediatamente fatto sprofondare la testa per versare qualche altra lacrima.

Io continuavo a guardarlo, ero incantata da quel ragazzo affascinante, vederlo così era, non so, una strana sensazione, non era pietà, no quella la conoscevo bene.
"Ti guardo perché sei semplicemente la cosa più bella che io abbia mai visto" non so perché lo dissi, mi uscì e basta, lo dissi senza pensarci, ma non mi pentiti, perché era vero. Quel viso così delicato, le labbra sottili e rosse come il sangue, i suoi occhi profondi e scuri come le tenebre più nere, i capelli soffici da far impazzire, era davvero bellissimo, sembrava l'angelo della morte e gli angeli sono sempre belli. Non so come o perché ma avevo capito che quella strana sensazione che provavo era ammirazione, una profondissima stima e forse qualcosa di più, ma al tempo non sapevo ancora definire.
Alzò lo sguardo stupito, la sorpresa gli fece perdere il controllo, le lacrime gli iniziarono a scendere sul viso, finalmente libere furono inarrestabili. La libertà è così, tendigli un braccio e vorrà impossessarsi del corpo.
Era ancora più bello, sta volta sostenni il suo sguardo, gli sorrisi, gli feci un enorme sorriso e lui mi guardò, sconcertato. Poi scoppiò come una bomba inaspettata, pianse disperatamente, in un modo straziante, con un dolore così inteso che si poteva toccare. Io non feci niente, mi sedetti solo più vicino a lui e lo abbracciai mettendogli un orecchio sulla schiena, che sentivo alzarsi ed abbassarsi con irregolarità.

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