Sto congelando porca puttana. Queste coperte sono troppo leggere, non tengono un cazzo. Ora mi alzo a prendere la felpa, magari così riesco a scaldarmi. Mi siedo scocciata, il sottile strato di coperte che mi copriva scende e il freddo mi entra nelle ossa, a causa della maglietta a maniche corte che indosso. Cerco di fare in fretta, che freddo cazzo. “Che fai?” sento dire, “scusa, ti ho svegliato? È che sto gelando e volevo comprimi” dico.
Sospira, “No, no tra ero già sveglio.” Pausa imbarazzo, dove nella mia mente iniziano a crearsi film mentali. Cazzo di ormoni.
Senza dir nulla, solleva una parte delle sue coperte, si sposta di lato e mi guarda. Ho un attimo di esitazione, poi mi appoggio al suo petto, accettando il suo invito. Non profuma di certo, sorrido, nei libri questo non c'è scritto. Sento le sue mani che mi stringono da dietro. Faccio sprofondare la testa nel suo petto, che cazzo sto facendo? Inizia lentamente ad accarezzarmi i capelli. Potrei restare così per molto, fino ad addormentarmi.
“Potrei addormentarmi così”,
“non mi sembra una cattiva idea”, stupido si che è una cattiva idea. “Immagina se gli altri ci trovassero così domani mattina…” pausa di silenzio “mmmh anche se fosse?” mi rende tutto più difficile. Faccio un profondo respiro “Non mi piace che gli altri parlino di qualcosa che neanch’io so.” Mi sto decisamente incasinando da sola. Perché dietro una frase riescono ad annidarsi una miriade di parole non dette? Sono combattuta tra la voglia di sotterrarmi che mi fa rimanere qui con il viso nascosto e la curiosità di sapere cosa sta pensando, dato il lungo silenzio. Fanculo, ha vinto la curiosità. Mi stacco con il cuore che batte all’impazzata, non so neanch’e perché sono così agitata, o forse sì. Ho paura di stare facendo la cosa sbagliata. Lo guardo negli occhi, non ho il coraggio di dire una parola. Mi accarezza la guancia, lentamente, con una delicatezza che rende il gesto impercepibile.“Come vuoi, possiamo tornare a dormire”. Ma vaffanculo e secondo te vorrei staccarmi da te in questo momento? Certo che no e questo lo sai benissimo. Rimango lì, immobile, non so che fare. Lo guardo negli occhi, ancora immobile, non riesco a vederlo bene a causa del buio, ma sento il suo calore che mi invade. Timidamente gli accarezzo una guancia, poi mi ritiro, prima che si possa fare altro. Mi metto la felpa e ritorno nel mio letto. Ho il cuore che non accenna a fermarsi. Cosa sto facendo? Rimando con lo sguardo all’insù e gli occhi aperti per un po’, poi li chiudo. Ma rimango ferma, anche lui è ancora sveglio. Vorrei sapere se mi sta guardando. Se ora mi bacia non mi tiro indietro.
Mi sono quasi addormentata quando sento due labbra che si poggiano sulle mie, come sono arrivate vanno via. Spalanco gli occhi e mi giro, mi sta guardando. Non ce la faccio più. Affronto il freddo esterno, in punta di piedi giungo al suo letto, ho il cuore che batte a mille. Lentamente mi poggio sul materasso, vicino a lui, i nostri nasi si sfiorano, poi è lui che si butta e annulla la distanza. Non sto pensando a nulla. Solo che ho una stramaledetta voglia di continuare a baciarlo. Penso sia colpa degli ormoni più che di lui come persona. Per questo mi dispiace, per questo mi sento in colpa.
Tutto avviene con estrema lentezza, se qualcuno degli altri si svegliasse? È un bacio lento, che assapora ogni secondo, sperando che non finisca, non volendo passare al successivo. Solo in un secondo momento prendo coscienza delle sue mani, mi accarezzano le guance, i capelli. Anch’io muovo la mia mano verso il suo viso. Sfioro la pelle leggermente ruvida, gli accarezzo il collo, arrivo dietro alla nuca. Gli sto mettendo i brividi, sento la sua pelle d’oca sotto le mie dita.
Ad ogni nuova onda cerco di affrontare la successiva con maggior fermezza, con più precisione, perché sia più piacevole. Dopo non so quanto tempo ci stacchiamo, abbiamo entrambi il fiatone. Che ridere. Che cazzo sto facendo? Rimaniamo con i nostri cuori che esplodono dai petti, uno difronte all’altro, fronte contro fronte. Lo abbraccio di nuovo, la mia testa scivola di nuovo sul suo petto. Che bello sentirsi protetta. Mi accarezza nuovamente i capelli. Ma ora è diverso, tutto è più tranquillo, quasi naturale. Non ho il coraggio di dire una parola. Non voglio rompere tutto questo con parole, che riporterebbero alla realtà.
Mi stacco lentamente e torno al mio letto, che ormai è diventato freddo. Quanto tempo è passato? Non mi importa. Giro la testa dall’altra parte e cerco di addormentarmi, per quel che posto. Quando fa mattina non so rendermi conto se sono riuscita a dormire o se non ho chiuso occhio.
Le luci si accendono e sento una voce femminile dire “sveglia, sveglia, sveglia.” Rimango tre secondi immobile, in un oblio di perfezione, poi mi torna in mente tutto. Mi giro dalla parte opposta e sprofondo più che posso sotto le coperte. Cazzo. Respira, uno, due, tre. Ho ancora il suo odore addosso. Mi invade, è ovunque. Altro respiro ed esco fuori, lui ha ancora la testa sotto le coperte. Decido di ignorarlo momentaneamente, vado in bagno a sciacquarmi il viso, poi mi siedo con gli altri per fare colazione. Durante il pasto lo guardo distrattamente, ma appena si mostra intenzionato a volgere lo sguardo nella mia direzione, lo distolgo. Sembro una bambina. Nella giornata le cose vanno migliorando, torniamo a parlarci normalmente. Come se nulla fosse successo, cerco di cancellare quei ricordi. Almeno finché non mi trovo a casa, da sola coi miei pensieri.