Eccolo! È la terza volta che lo vedo nell’arco di un mese. Non nascondo che sta sera sono venuta a ballare solo per incontrarlo, non ci siamo scambiati che qualche battuta e sguardi fugaci, almeno così sembrava a me. Sono seduta ad un tavolino con un paio di amici, nei miei semplici pantaloni a vita alta e una morbida camicetta bianca, che abbottonata (o forse dovrei dire riabbottonata) nel modo giusto, mostra una splendida scollatura. L’argomento di cui si sta parlando è l’ultimo film di Marilyn Monroe, quando decido che mi stavo annoiando e che sarei andata a ballare da sola, visto che nessuno sembra intenzionato a seguirmi.
"Your cheatin' heart" di Hank Williams, per qualche minuto mi dimentico di essere una donna, sola, su una pista da ballo. Questo mi viene immediatamente ricordato da un paio di fischi e risatine, dopo i quali apro gli occhi e torno alla realtà. Un paio di ragazzi mi guardano divertiti, ho attirato il gruppo sbagliato e nulla, lui continua a non considerarmi, non sembra neanche intenzionato a ballare. Sta in un angolo a fumare e chiacchiera tranquillo.
Sono sempre stata caratterizzata da una certa testardaggine, così, prese le sigarette, mi dirigo da lui, attacco bottone con la scusa di chiedere un accendino. Una donna che fuma, da sola. Quando mi metto in testa una cosa, non c’è più nulla da fare, continuo a sbatterci contro fino a farmi male, imperterrita e irremovibile.
Così accadde quella sera, con una serie di acrobazie palesemente intenzionate ad un corteggiamento e il mio lessico aulico, riuscii a dare avvio ad una signora conversazione. Parlammo del più e del meno per una ventina di minuti circa, poi calò il silenzio, non avevamo più argomenti di cui conversare. Decisi di buttarmi, avrei potuto spiccare il volo o schiantarmi a terra. Mi schiantai. Gli chiesi se un’altra di quelle sere avrei avuto l’onore di incontrarlo e che mi sarebbe piaciuto moltissimo. Donna, che corteggia un uomo, invitandolo a uscire, questa fa ridere, anche se, l’invito, è stato un invito nascosto, da decifrare. Sono pur sempre femmina. Non posso essere troppo diretta.
Ad ogni modo, diretta o meno, la secchiata d’acqua fredda la presi lo stesso, lui così mi rispose “mi rincresce signorina, ma domani partirò per New York, potremmo incontrarci al mio ritorno”, si e io con la mia grazia da elefante sono una ballerina di danza classica. Per lo meno fu gentile, mi congedai con un cordiale saluto e ci pensai bene prima di andare a rivolgergli di nuovo la parola. Cosa che non feci.
Ora, molti mi chiederanno il perché nella mia immediata reazione di retro front. Insomma, non ti ha detto palesemente di no! Avete ragione, vi manca un pezzo. Circa due volte prima, quindi al nostro primo incontro, mi aveva detto che studia legge all’università di San Francisco e che a causa della rigidità della sua università, non può saltare neanche un corso, o verrebbe espulso. Dato che mia sorella fa legge nella stessa università ed è allo stesso anno, ho cercato di utilizzarla per carpire maggiori informazioni su di lui. Ma essendo la mia cara sorella di duro comprendonio si è rifiutata di aiutarmi, definendo le mie richieste “imbarazzanti tentativi di spionaggio”.
Ad ogni modo, settimana prossima ha un esame, è chiusa in casa da un mese e lo stesso farà per i prossimi sette giorni. Ora vedo difficile, che il mio caro amico possa farsi un viaggetto a New York. Ha detto la prima cosa che gli è saltata in mente. Ma una donna non dimentica mai, soprattutto se si tratta di un uomo che le interessa.
Questa è la triste storia di una giovane donna che cercò di conquistare un uomo, ma fallì miseramente. Ah, se ve lo foste chiesti, l’ho rivisto più volte alla sala da ballo nelle settimane successive, ma in nessuna di queste occasioni sembrò minimamente intenzionato a cercarmi o a rivolgermi la parola. Che vi devo dire? Cercherò altrove, non me ne faccio di certo un crucio.
Tanti saluti e spero che abbiate più fortuna di me in amore o che siate meno sfacciate,
La vostra scrittrice preferita
J.J.
Questo articolo fu pubblicato sul “The Daily Dramatic Chronicle” il più famoso giornale di San Francisco nel 1953. Dopo la prima stampa si resero conto dell’impatto socialmente negativo che portava, vedeva una donna indipendente, che se ne fregava dell’opinione di un uomo, che faceva di testa sua e non se ne pentiva. Non rispecchiava di certo la moglie sorridente e servizievole che teneva in ordine la casa e si occupava di cucinare, figura tipica delle pubblicità del tempo. Vietarono una ristampa e cercarono di bruciare tutte le prime copie.
J.J. agiva in anonimo, ma nonostante questo fu costretta a scappare, nascondersi, cambiò nome e città. Qualche tempo dopo, i suoi fedeli lettori la riconobbero quando ricomparve con un nome diverso, da un insignificante giornale locale di in un piccolo paesino dell’America centrale. Da lì, pian piano, attraverso il passa parola riacquistò notorietà. Quando divenuta troppo popolare, esageró in un articolo, affermando risolutamente che una donna ha diritto a mettere davanti alla propria vita privata la carriera lavorativa, cambió nuovamente. Nome, città e riprese da capo. Questo circolo si ripeté più e più volte, ma il nome con cui veniva chiamata da tutti rimase J.J.
Lo si diceva sottovoce, tra una tazza di caffè e l’altra, in un orecchio o nel frastuono del traffico. Nessuno riuscì ad eliminare quella voce che spiccava per la forte ironia e il gusto critico tanto anomalo nella società negli anni ‘50 americana.