La sala d'attesa era vuota. I numerosi sedili erano occupati solo da Luke, che era rimasto lì tutta la notte mentre la sua famiglia, Ash e le sorelle olandesi erano tornati a casa.
Non aveva chiuso occhio, non aveva più piango e mai lo avrebbe più fatto. Si guardava intorno con circospezione ogni volta che sentiva un rumore. Con le pagine dei giornali, creava barchette o aeroplanini di carta.
Una donna giovane con i capelli neri in uno chignon gli si avvicinò. «Tu devi essere Luke» disse, con una voce dolce.
Lui non la guardò. Riusciva a pensare solo a quanto gli mancasse suo fratello.
Un'aletta di carta non entrava nella fessura per creare la barchetta. Ci provava e riprova a ma quell'aletta proprio non voleva entrare. Furioso, strappò la sua barchetta e la lancio a terra, appallottolata.
«Se ne vada via da qui!» urlò all'infermiera. «Io lo so cosa vuole dirmi! Ma si sbaglia perché lui non è morto!»
«Piccolo, io...»
«Vada via, ho detto!» urlò ancora; scivolò sotto al tavolo e si portò le gambe al petto.
La donna, però, non voleva dargliela vinta. Si chinò e lo guardò molto attentamente. «Sai, Jaden è in un posto migliore ora. Dio lo accoglierà».
«Dio non esiste» bofonchiò lui.
Era un ragionamento giusto. Se fosse esistito davvero, sarebbe dovuto morire suo padre, non suo fratello.
«Sì che esiste, piccolo.»
«Allora non gli importa nulla di me. Nè di lei!» Uscì da sotto il tavolo e corse fuori dalla porta, in Terapia Intensiva.
Corse finchè le gambe lo potevano reggere, poi entrò in una stanzetta con una tenue luce accesa. Disteso sul letto, il corpo privo di vita di JJ. Pallido, inerme. Freddo.
Luke si buttò sul letto accanto a lui e si infilò sotto il lenzuolo, proprio vicino a lui. Nascose il viso nell'incavo del suo collo.
«Diglielo, JJ, diglielo che sei ancora vivo!»
Strinse le proprie braccia intorno a quella del fratello, fece scivolare una mano nella sua e la strinse. Si rannicchiò ancora, al suo fianco.
Era un abbraccio distante, più distante che mai. In questo momento, avrebbe preferito trovarsi nel suo armadio, lontano dalle grida dei suoi genitori, con JJ al suo fianco. Invece non ci sarebbe più stata nessuna lite nella sua casa, solo dolore. Nessun armadio dove nascondersi, lo avrebbe distrutto presto. Non ci sarebbe più stato nessun JJ al suo fianco.
Le lacrime gli bruciavano gli occhi, ma si era ripromesso di non piangere, mai più. Poi si ricordò di ciò che era stato JJ a promettere. «Sei un bugiardo» sussurrò, al ricordo.
«Mi lascerai mai?»
«No, no, certo che no».
Sentì delle voci, fuori dalla porta e si rannicchiò ancora di più, al sicuro vicino a quel viso sereno.
«Lo lasci qui, dottore. Ha solo sette anni, dovremo ridurre al minimo i danni a quel povero bambino.»
L'ombra fuori dalla porta disegnava la signora di prima davanti ad un uomo più alto, con il camice.
«Trascorra il resto della notte qui davanti, entri a vedere come sta più spesso.»
Un cenno del capo e la figura più alta sparì. Poco prima che lei entrò, Luke vide il cellulare di Jaden sul comodino.
«Hai bisogno di qualcosa, Luke?» chiese la donna, con il suo modo di fare paziente.
Luke annuì. «Metta in carica il telefono di JJ e mi impresti il suo cellulare, la prego.»
La donna uscì e tornò ben presto con un carica batterie adatto e un vecchio telefono con i tasti. Mise l'iPhone di Jadee in carica e siede a Luke il proprio cellulare.
«Grazie.»
«Se hai bisogno di qualcos'altro, io sono qui fuori.» E uscì dalla stanza.
Ci volle un po' prima che Luke riuscisse a comporre il numero di Jadee. Le dita andavano dove volevano loro, senza ascoltare gli ordini di Luke che stava per avere una crisi di nervi.
Grugnì. «Devo farcela!» disse a se stesso. «JJ, aiutami...» ripetè voltandosi verso i capelli rasati del ragazzo.
«Sei inutile!» lo sgridò mentre il suo stomaco si contorceva.
Sentendo quelle urla, la donna rientrò velocemente, pronta a risolvere qualsiasi situazione. «Cosa succede?» chiese.
Luke le porse il telefono, balbettando. «Non riesco a digitare il numero di telefono di JJ...»
La donna, controllando il numero dall'iPhone sul comodino, digitò velocemente sui tasti, riconsegnò il telefono al bambino ed uscì di nuovo.
Luke premette il tasto verde. Voleva solo sentire la sua voce.
Bip... Bip...
Questa è la segreteria telefonica di Jaden Hemmings. Ora sono troppo impegnato a giocare con mio fratello, a baciare la mia ragazza oppure ad ignorarvi palesemente. Se proprio ci tenete, lasciate un messaggio dopo il Bip.
«Ehy, sono Luke...»
NON È FINITA
Ci saranno ancora alcuni capitoli, state tranquilli.
Siccome stiamo giungendo al termine, chi non mi segue ancora lo faccia, perché non voglio perdervi dopo la fine di questa avventura.
Per favore, passate tutti a leggere Reflection, sono sicura che vi piacerà!
Se volete conoscermi, parlare con me, la mia casella dei messaggi è sempre aperta a tutti.
grazie per il sostegno.
JJ è fiero di voi.
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Connect
FanfictionLuke è un bambino di otto anni. Ha una vita difficile, per un bimbo così piccolo. Ama leggere e crede follemente nell'amore. Nell'amore fraterno con Jaden, che odia il proprio nome perché «Sa di femmina». Nell'amore fra migliori amici con Ashton, u...