10- Un'offerta che non si puó rifiutare

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Dopo la giornata tranquilla di ieri, conclusa
con una cenetta romantica in un bel ristorantino a Soho, oggi ci stiamo dedicando a visite più serie.

Stamattina abbiamo passato circa un'ora e mezza all'interno dell'abbazia di Westminster, approfittando del fatto che le visite guidate costassero sulle quattro sterline. Non mi hanno mai entusiasmato le visite guidate, perché mi sono sempre parse noiose e ripetitive, ma stavolta mi sono dovuta ricredere, tanto che quando ho controllato l'orologio convinta che fossero passati al massimo dieci minuti, sono rimasta incredula nel constatare che era già passata un'ora.

Ora stiamo passeggiando nei Victoria Tower Gardens, un piccolo parco stretto fra l'omonima torre e l'edificio del Parlamento. Abbiamo appena pranzato ad un pub nel centro di Westminster e ora stiamo aspettando che inizi la visita guidata del Parlamento, che occuperà gran parte del nostro pomeriggio. Dopodiché ci faremo un po' di foto davanti al Big Ben prima che il sole tramonti del tutto e la notte ci trascini in un nuovo giorno.

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- Come ti sta sembrando il mio programma?- mi domanda Matteo la sera del terzo giorno.

Siamo appena tornati in hotel dopo un lungo giro in battello sul Tamigi, che ci ha permesso di fare una capatina alla Torre di Londra e poi di prendere la metropolitana per raggiungere Greenwitch. Visto che avevamo tempo, ne ho anche approfittato per comprare qualche souvenir per i miei genitori in un negozietto molto carino in Leicester square.

- È perfetto.- rispondo sedendomi sul bordo del letto e togliendomi il cappotto.- Non è per niente stancante, eppure stiamo riuscendo a visitare un sacco di cose. Non ti ringrazierò mai abbastanza.

Matteo non mi domanda altro e si limita a mordicchiarsi il labbro inferiore, come se fosse sovrappensiero. Lo osservo distrattamente mentre recupera spazzolino e dentifricio da una tasca della valigia.

- Penso che sarà dura per me tornare a casa.- rifletto a voce alta.

- Non devi tornare per forza.- mormora Matteo dopo un momento di silenzio, a voce così bassa che temo di aver capito male.

- Cosa vorresti dire?- gli faccio eco con tono sorpreso, anche se in realtà, nell'angolo più represso della mia mente, ho già una mezza idea di quella che sarà la risposta.

Matteo viene a sedersi a fianco a me sul bordo del letto, appoggia sulle lenzuola lo spazzolino e il dentifricio e mi prende le mani fra le sue.

- È l'occasione perfetta per fare ciò che hai sempre voluto.

- Matteo, non possiamo rimanere qui.- lo contraddico.

- Io forse no, ma tu sicuramente sì.

- Io direi piuttosto il contrario. I miei genitori a momenti non mi lasciano nemmeno andare in piazza da sola.

- Per questo ti sto dicendo che è l'occasione migliore per provarci. Parlerò io con i tuoi genitori, prima o poi se ne faranno una ragione.

- È da pazzi.- scuoto la testa.- Ti denuncerebbero.

- Non se ti fai sentire ogni tanto. Potremmo fare delle videochiamate, così saprebbero che stai bene.

Abbasso lo sguardo a terra, combattuta fra la mia parte più ragionevole e senziente e quella più ribelle e spregiudicata che mi urla di dare retta a Matteo, per quanto folle il suo piano possa sembrare.

- Senti, tu appartieni a questa città. Stai reprimendo tutti i tuoi sogni per fare quello che i tuoi genitori si aspettano da te, ma non devi. All'inizio sarà difficile, ci saranno problemi ed incomprensioni, ma sei forte abbastanza per superare tutto.

Au-pair Girl// Blake Richardson New Hope ClubDove le storie prendono vita. Scoprilo ora