Scappare di casa a bordo di un drago mi sembra una possibilità più reale e fattibile rispetto a insistere per tentare di convincere i miei genitori.
Sono seduta ad uno dei piccoli tavoli di legno di un locale che vende pizza al taglio. Bea se n'è andata poco fa e io sto tristemente mordicchiando un'estremità della cannuccia immersa in un bicchierone da mezzo litro di Coca Cola, mentre aspetto che venga scaldato il mio trancio di pizza. Sono connessa al wi-fi del locale e sto navigando tra pagine e pagine di moduli di domanda per il soggiorno all'estero. Faccio persino finta di completarne qualcuno, ma senza premere "invio" alla fine. Un po' come quando a scuola in un compito in classe a crocette si segnano le risposte a matita e poi si ha paura di ripassarle a penna.
Sospiro sconsolata e faccio girare distrattamente il contenuto del bicchiere con la cannuccia. Abbandono il telefono sul tavolo e mi guardo un po' intorno, ma in realtà non c'è granché da osservare. Le uniche persone presenti nel locale siamo io, la cameriera e un ragazzo con un casco di capelli ricci e biondi seduto dall'altra parte della sala. Ha il computer posizionato di fronte a sé ed è tutto intento a battere sulla tastiera. Sembra avere la mia età, ma non l'ho mai visto da queste parti.
La visuale viene interrotta dall'apparizione della cameriera, che regge su un cartone un trancio di pizza tagliato in sei fette. Me lo allunga frettolosamente, mentre con altrettanta rapidità afferra i soldi che le ho lasciato sul bordo del tavolo. Le rivolgo un mezzo sorriso, ma se l'ha notato non lo ricambia. Borbotta un indistinto "buona giornata" e sparisce dietro al bancone-cucinino.
Inizio a mangiare, cercando di indovinare chi sia e da dove venga il ricciolino. Forse è il nipote di qualche vecchietto che abita in uno degli antichi palazzoni che si affacciano sulla piazza, o forse è il nuovo fidanzato di qualche ragazzina delle superiori e più tardi deve trovarsi con lei da qualche parte. Penso che abiti in una frazione del paese, oppure direttamente in un altro perché il suo volto mi è totalmente sconosciuto.
Chissà cosa sta scrivendo al computer. È più concentrato di me quando devo scegliere fra balsamo nutriente e balsamo lisciante al supermercato. A proposito, mi chiedo che prodotti usi per il capelli, visto che ha dei riccioli lucidissimi e di un acceso color pannocchia che a confronto i miei capelli biondi tinti possono nascondersi in un pagliaio.
Probabilmente si è accorto che lo sto fissando, perché ha alzato lo sguardo oltre lo schermo del computer. Le sue labbra piene si piegano in un sorriso buffo, che gli gonfia le guance e gli assottiglia gli occhi.
Alzo una mano in segno di saluto, nell'imbarazzo di chi è stato scoperto e di chi sta masticando un pezzo di pizza grande come una mano sforzandosi di non sembrare un camionista in pausa pranzo.
Abbassa di nuovo lo sguardo sul suo PC, con l'ombra di un sorriso che gli aleggia ancora sulle labbra. Ricomincia a pigiare sulla tastiera e io torno alla mia pizza e alla mia ora di wi-fi gratuito.
Perdo un po' di tempo su Facebook e Instagram, scorrendo le foto senza essere veramente interessata. Grazie ai cookies e alla pubblicità personalizzata, ora anche la mia bacheca di Facebook è invasa dai consigli sui migliori siti per organizzare la propria esperienza all'estero.
- Vaffanculo.- sbuffo, morsicando con rabbia un angolo della penultima fetta di pizza.
Abbandono sul cartone l'ultima fetta e prendo a soppesare seriamente l'idea di sistemare per conto mio i documenti necessari per fare la ragazza alla pari, tenendo i miei genitori all'oscuro ed uscendomene una sera a cena con "mamma, papà, domani alle dieci ho un volo per Heathrow. C'è dell'affettato in frigo per prepararmi un pranzo al sacco?".
- La mangi? O posso finirla io?
Una voce gentile e pacata interrompe improvvisamente il corso dei miei pensieri auto commiserativi. Alzo lo sguardo e trovo due vivaci occhi castani che mi osservano dall'altra parte del tavolo. Il ricciolino indica con il mento la fettina di pizza che ho abbandonato da una parte, come se non l'avessi sentito.
Faccio spallucce e lo lascio sporgersi in avanti per afferrare la pizza. La mangia rimanendo in piedi di fronte a me, mentre con l'altra mano stringe una custodia nera coi manici che contiene il PC.
- Me ne stavo andando perché è finita l'ora di wi-fi gratuito.- dice, notando che sto guardando la borsa del computer.
- Probabilmente dovrei andarmene anch'io, visto che è quasi l'orario di chiusura.
Infilo il cellulare in borsa e mi alzo. Ci dirigiamo verso l'uscita del locale, per poi ritrovarci nel tiepido crogiolo del silenzio imbarazzato.
- Non ti ho mai visto da queste parti.- provo a dire per togliere entrambi d'impaccio.
- Abito appena fuori dal paese, magari è per quello.
Annuisco, prendendo a fissarmi le punte delle Converse sdrucite.
- Casa mia invece è a dieci minuti a piedi da qui, ma non conta. Per quello che c'è da fare in questo posto, potrei anche essere un'eremita sulla cima di un colle e sarebbe più o meno la stessa emozione.
Il ricciolino ridacchia, mentre io mi limito a stendere le labbra in un sorriso tirato. Se fossi una ragazza più sicura di sé e con meno pensieri per la testa, probabilmente proverei a flirtare. Sembra simpatico, è gentile e pure carino, con quel suo sorriso buffo e quei ricci da evoluzione della capigliatura di Luke Hemmings. Ma io sono io- incredibile, vero?- e al momento non sono dell'umore giusto per nessun tipo di interazione sociale, tanto meno di carattere romantico.
- È stato bello scambiare due parole con te, ma ora devo proprio andare.- prendo a mordicchiarmi nervosamente l'angolo interno della bocca, come mi ritrovo sempre a fare quando sto mentendo.- Ho un paio di commissioni da fare per mia madre.
- Capisco. Ci si trova in giro, allora.
- Sicuro.
Alzo la mano per salutarlo e poi gli do le spalle, iniziando a camminare in direzione di casa mia.
- Aspetta.- mi richiama lui dopo pochi passi. Mi volto e vedo che mi sta porgendo un pacchetto di gomme da masticare.
- Devono esserti cadute dalla borsa aperta.- mi fa notare, indicando la zip spalancata.
Cavolo, non me n'ero nemmeno accorta. Lo ringrazio, ci salutiamo di nuovo e mi metto in borsa il pacchetto di gomme, riprendendo a camminare.
Sono quasi arrivata a casa, quando un pensiero mi attraversa la mente come un fulmine a ciel sereno. Sono due anni che mia madre mi proibisce di comprare le gomme da masticare perché i primi anni del liceo ne mangiavo circa cinque pacchetti al giorno. Per chi non lo sapesse, un consumo eccessivo provoca effetti lassativi. Vi lascio trarre le vostre conclusioni.
Con una leggera ansia alla bocca dello stomaco apro la zip della borsa e ripesco il pacchetto che mi ha dato il ricciolino. È una di quelle confezioni in cui le gomme sono striscioline incartate singolarmente e disposte in fila. Sono normalissime gomme da masticare, se non per un particolare: sulla parte superiore di ciascuna di esse c'è un numero scritto con l'indelebile nero, che si ripete per dieci volte. Un numero di telefono.
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Au-pair Girl// Blake Richardson New Hope Club
FanficLui è inglese. Loro sono razzisti. Lui è bisex. Loro sono omofobi. Lui è un cosmopolita. Loro sono tradizionalisti. Lui è il mio ragazzo. Loro sono i membri della mia famiglia. --------------------- "La verità è che non ho più voglia di fare un ca...