The Blue Side

4

Quando scappo dalla mia classe mi rifugio sempre nello stesso posto: sulle scale. Mi metto in un angolino, appoggiato al muro e leggo. Certe volte alzo lo sguardo per osservare un po' le persone che passano, o chiacchiero con i bidelli. Ma oggi sono tutti impegnati a tenere sotto controllo le primine che fanno piú chiasso delle altre classi non appena rimangono cinque minuti da soli. E cosí io sto appartato, da solo a sprofondare nelle parole di Oscar Wilde senza accorgermi del passare del tempo. E non mi dispiace affatto. Improvvisamente il silenzio viene interrotto dal rumore di passi sulle scale; qualcuno sta salendo. Allora mi sporgo il piú possibile per vedere di chi si tratta, pregando che non sia la preside che mi manderebbe sicuramente in classe. Non é lei. L'individuo in questione tiene la testa abbassata e non lo vedo in faccia, ma quell'ammasso di riccioli castano chiaro può appartenere solo ad una persona: Victor. Infatti, é cosí. Quando mi passa davanti alzo gli occhi per guardarlo in faccia, lui si gira un attimo per guardarmi e per un secondo i miei occhi scuri, quasi neri incontrano i suoi occhi verde smeraldo. Continua e camminare, si allontana ed io non riesco ad evitare di fissarlo. Sento le mie guance riscaldarsi e penso "menomale che non é successo davanti a lui, ci manca solo che capisce cosa provi e dice a tutta la scuola che sei frocio." Poi mi partono mille domande in testa: perché stamattina lui e suo fratello non hanno preso l'autobus con me come sempre? E invece perché ieri l'ha preso soltanto suo fratello? Lui dov'era? Perché, perché, perché... All'improvviso suona la campana: sono finite le due ore di buca. Torno in classe, con le guance rosse, il cuore che martella nel petto come se volesse scappare, e il cervello in tilt. Mi sforzo di calmarmi e dico a me stesso "sisi, sclera quanto ti pare. Tanto lui rimane sempre etero e tu rimani sempre uno sfigato. Non sei mica Cenerentola."