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Matt voleva andare a letto con me, lo aveva detto sul serio, ed ero così emozionata.
Non sarebbe stata la mia prima volta, con Richard avevo già avuto delle esperienze, ma sapevo che avrebbe avuto un valore più importante per me.
Più immaginavo quel momento e più sorridevo; non ero mai stata così felice.
"Sù, porta le mie valige in auto, non voglio fare tardi" disse mamma rivolgendosi a zio Josh, che era diventato il suo maggiordomo personale.
"Potevi anche evitare di portarti dietro quattro valige" le feci notare.
"Già, sei rimasta solo una settimana" mi diede corda Debra.
"Come siete ingenue! Si deve sempre essere pronti a ogni evenienza. Tu sbrigati, invece, e non sudare sulla mia roba."
Zio Josh sbuffò in maniera rumorosa.
"Difficile, visto che sto portando tutto io" disse poi.
"Se avessi avuto un altro fratello ti avrebbe aiutato."
La mamma gli rivolse uno sguardo seccato.
Josh caricò tutte le valige sul taxi, mentre mamma salutava Debra.
"Mi mancherai, è stato bello riaverti a casa" disse Debra rattristata.
"Piccola, lo sai che quando posso vengo sempre a trovarvi, siete i miei doni più preziosi" affermò ciò guardando verso di me, come per comunicarmi qualcosa, ma ero troppo arrabbiata per pensarci.
"Perché non adotti una zebra in Africa? Così posso chiamarla Debra; fa rima con zebra" cercò di convincerla mia sorella, entusiasta.
"Oh, tesoro."
La mamma le accarezzò una guancia, guardandola con occhi dolci.
"Te lo puoi scordare" dissentì l'attimo dopo averle rivolto un sorriso.
Debra sbuffò rassegnata.
"Tu non hai nulla da dirmi?" chiese mia madre, guardandomi.
Ricambiai il suo sguardo, ma con uno freddo e distaccato.
"Sù, dille qualcosa."
Debra mi diede una gomitata, parlando a bassa voce.
Volevo dire tante cose, ma nessuna avrebbe portato a un buon fine.
"Ok Hailey, allora te la dico io una cosa" iniziò mia madre, avvicinandosi a me improvvisamente.
La guardavo con rabbia, e non avevo idea di cosa mi stesse per dire.
"So che hai origliato la scorsa mattina, non pensare di parlare con tuo padre di questa storia, non ti riguarda" disse al mio orecchio.
Rimasi pietrificata; credevo di essere stata discreta, invece la mamma era davvero un passo avanti a tutti.
"Io credo che mi riguardi, visto che sono tua figlia" risposi.
"Gli adulti devono risolvere i loro problemi da soli, e tu sei ancora una ragazzina, quindi stanne fuori, lo dico per te, sai che ti voglio bene."
Mi sorrise, poi mi diede una carezza sul volto, che mi fece provare un brivido lungo la colonna vertebrale.
"Ah, e credevo di averti insegnato a non origliare, è da maleducati" aggiunse, prima di allontanarsi da me e salire a bordo del taxi, senza nemmeno salutare zio Josh.
"La mamma sta perdendo la testa o sbaglio?" mi chiese Debra con una smorfia in volto.
"Non sbagli per niente" risposi, portandomi una mano sul volto, in preda alla rabbia.
Matt mi aveva invitato da lui quel pomeriggio, e avremmo passato qualche ora da soli: i suoi genitori erano fuori per lavoro.
Non stavo più nella pelle e, per fare colpo, avevo deciso di indossare un top nero senza spalline, con dei jeans a vita alta; sapevo che, vedendomi così, non avrebbe saputo resistermi.
Ero pronta, sia a scoprire di più su Lauren, che a vivere un momento magico con il mio ragazzo; ma, più di tutto, mi sentivo bene con me stessa, fiera di come stavo iniziando ad agire secondo le mie scelte.
"Ehi!" disse Matt aprendo la porta.
Gli sorrisi mentre lui mi guardò dalla testa ai piedi con aria sorpresa, credevo per via del mio look.
"Ciao" risposi, aspettandomi un bacio, o qualsiasi reazione da parte sua.
Matt sorrise e mi strinse in un abbraccio, una volta esaminato bene il mio aspetto.
Ricambiai il suo gesto con titubanza; non capivo cosa volesse dire, se fosse qualcosa di positivo o non gli piacessi, quindi mi limitai a sorridere ancora.
"Sei carina" disse.
Mi definiva sempre così, per una volta mi sarebbe piaciuto essere sexy.
"Carina? Per te sono carina?" chiesi.
Speravo cambiasse aggettivo, mi sarei accontentata anche di un semplice 'bella'; tutto ma non più quel cavolo di carina!
"Sì, lo sei, e molto" mi diede un bacio una volta detto, e tutti i dubbi si fecero da parte; mi bastava toccare le sue labbra per stare meglio.
"Sono contento che sei venuta, abbiamo tanto da fare" disse poi, con le labbra ancora vicine alle mie.
"Con tanto intendi quella cosa o l'altra?" risposi.
"Eh?"
Matt rise.
"Parli del cellulare o del fatto di dover...dover andare a letto insieme?" Non dovevo risultare del tutto a mio agio, si trattava di un momento troppo importante per me.
Matt aspettò qualche istante a rispondere; non riuscivo proprio a capire a cosa stesse pensando.
"Entrambe le cose" disse.
"Perfetto, perché io ho portato il cellulare di Lauren, e spero che tu abbia preso qualcos altro" risposi posando una mano sul suo petto.
Matt lottò per non ridere.
"Ah ah, seguimi."
Sorrise divertito e mi prese per mano, guidandomi verso il salone.
"Non c'è nessuno in casa, vero?" chiesi guardandomi intorno, esaminando per bene la stanza tutta bianca.
"Non che mi dia fastidio farlo con gente in giro ma non vorrei rischiare durante la nostra prima volta di venire interrotti" aggiunsi, facendo ridere Matt.
"In realtà noi non..."
Stava per rispondere ma l'arrivo di una persona glielo impedì.
Quella persona era Tristan, purtroppo.
"Ci sono io" disse lui, salutandomi con un gesto della mano.
Lo guardai subito, il mio sguardo doveva essere diventato rosso per la rabbia.
"Lui? Sul serio Matt? Perché hai lasciato che restasse?" domandai indispettita.
"Calmati, non è colpa mia, ho provato a dirgli di uscire ma non mi ha dato retta; deve studiare" rispose Matt.
"Studiare? Non ci credo, e tu sei un ingenuo se pensi sia vero; vuole solo dare fastidio" sbottai.
Tristan sembrava annoiato, ogni tanto si guardava l'orologio intorno al polso, con fare poco interessato.
"Davvero Matt, non può stare qui, sono stanca di trovarmelo sempre in mezzo, non è la tua ombra ma tuo fratello, lo sai vero?" continuai, sempre più arrabbiata.
Io e Tristan avevamo detto di stare lontani, ma lui non aveva mantenuto la sua promessa; era un vero idiota.
"Cosa vuoi che ti dica? Non lo posso mica cacciare da casa sua" rispose Matt disperato.
"No ma potrebbe andarsene di sua spontanea volontà."
Guardai Tristan nel dirlo.
Lui rise, come se fosse un gioco.
"Hai finito di rompere o vuoi continuare fino a domani?" chiese Tristan tranquillamente.
"Non mi sfidare" risposi.
Sapeva che, se avessi voluto, avrei continuato persino all'infinito.
"Vi prego, non litigate. Hailey, andiamo in camera, vedrai che non ci darà fastidio" disse Matt prendendo la mia mano.
Guardai Tristan e poi Matt, che mi stava pregando con il suo sguardo dolce.
"Dai, vai con il tuo ragazzo, avete da fare, suppongo" commentò Tristan sorridendo malizioso.
"Già, abbiamo da fare" ribattei, prima di baciare Matt davanti a lui, con più passione del solito.
Tristan distolse lo sguardo di fronte a quella scena; pensai, per un istante, che fosse geloso, ma era impossibile, lui voleva semplicemente vincere contro suo fratello e avere tutte le ragazze ai suoi piedi.
"Ok, andiamo" disse Matt smettendo di baciarmi, ridacchiando con imbarazzo.
"Andiamo" risposi, sorridendo a Tristan con soddisfazione.
Lui si appoggiò con il braccio alla porta e sospirò poco entusiasta.
Quando gli passai accanto i nostri sguardi si incontrarono un'ultima volta, ma fu strano: i suoi occhi bruciavano su di me.
Era arrabbiato, per qualche ragione, e di sicuro non volevo sapere di cosa si trattasse.
Matt mi portò in camera sua e ci sedemmo a letto.
"Scusa per Tristan, avrei voluto non fosse a casa, ma a quanto pare si diverte a rovinarmi la vita" dichiarò lui giocando con il bracciale al suo polso; era di colore nero, molto semplice, ma non so perché mi attirava.
Lo guardai e sorrisi.
"Non importa, tanto ci ho fatto l'abitudine."
"Non mi piace il modo in cui si comporta, e so che nasconde qualcosa; forse scopriremo di più su quel cellulare."
"Ne sei sicuro? Voglio dire, stiamo parlando di tuo fratello, credi davvero possa aver fatto qualcosa?"
Di fronte alla mia domanda Matt divenne più nervoso, come se in realtà sapesse tutto.
Ripensai alle litigate che avevo visto, di sicuro Matt sapeva di più di ciò che diceva e, magari, dopo un po' di sesso mi avrebbe rivelato la verità; ci avrebbe unito molto farlo, o almeno così credevo.
"Non lo so, una parte di me vuole fidarsi di lui, l'altra si chiede perché Lauren sia sparita proprio quando è arrivato in città, se stesse scappando da lui..."
"Questo potrebbe dircelo il ragazzo numero uno, gli ho lasciato un messaggio e gli ho chiesto di incontrarci domani pomeriggio al Madison Square Garden, spero si presenti" risposi e Matt si fece preoccupato.
"Non vorrai andare da sola? È pericoloso incontrare un tipo che non conosci senza nessuno al tuo fianco, e se fosse uno psicopatico?" chiese.
"Non può farmi nulla, ho comprato questo."
Presi dello spray al peperoncino dalla mia borsa e glielo mostrai.
Matt mi guardò esterrefatto.
"Non credo che basti quello a salvarti da un maniaco" mi contestò, accennando una risata.
"Che dici? Proviamo?" lo presi in giro puntandogli lo spray contro.
"No, sta ferma!"
Matt si coprì il volto con un cuscino e io scoppiai a ridere.
"Che fifone! Ti facevo più duro, Matt Carter, o forse lo sei da altre parti" continuai a scherzare.
"Divertente, metti via quel coso, mi spaventa."
Rise.
"Ok mister fifone, getto l'arma."
Rimisi lo spray in borsa e Matt scosse la testa.
"Sei bella quando scherzi in questo modo" disse toccando il mio mento con un dito.
I nostri occhi si incontrarono, fu un momento magico, rassicurante.
"Sono bella solo quando scherzo?" chiesi mentre mi avvicinavo a lui in modo provocante.
"No, in realtà lo sei sempre" asserì passando una mano tra i miei capelli.
"Sai, ho spesso voluto avvicinarmi a te, ma avevo paura" continuò timidamente, con la voce di qualcuno un po' impaurito di ammettere ciò che prova.
"Cosa? E perché? Io avevo una vera e propria cotta per te!" esclamai risentita.
"Sei la migliore amica di Becca, e lei ha così tanti ragazzi, pensavo che anche tu fossi già presa da qualcuno, che non ti saresti mai interessata a me."
Non avevo mai pensato a questo, a come il fatto di essere la migliore amica di Becca influisse anche sulle mie relazioni.
"E invece ero pazza di te, avresti dovuto capirlo" risposi, ormai vicinissima a lui.
"Sì, avrei dovuto, avrei proprio dovuto."
Guardò intensamente le mie labbra.
Ci baciammo poco dopo, e fu uno dei baci più intensi che ci fossimo mai dati.
Non dico che fosse estremamente passionale ma, per la prima volta, Matt si stava davvero lasciando andare e ne ero contenta, voleva dire che avevo acceso qualcosa in lui.
Ci baciavamo con sempre più foga, mentre io mi stendevo sul letto e lasciavo che lui si mettesse sopra di me.
Le sue labbra viaggiarono lungo il mio collo, poi fece passare una mano sotto la mia maglietta, toccandomi di conseguenza un fianco.
"Matt, aspetta" lo fermai, prima che le cose andassero oltre.
"Che c'è? Sto sbagliando qualcosa?" chiese preoccupato.
"No, non sbagli nulla, è solo che...voglio che tu sia pronto" dissi.
"Lo sono, davvero, io non sono mai stato più pronto."
Sorrisi alla sua risposta ma qualcosa in lui non mi convinceva: continuava a tremare per l'agitazione.
Dov'era finito il ragazzo sicuro e deciso che conoscevo?
"Continua" dissi, più rilassata.
Matt sorrise e riprese a baciarmi, sta volta togliendomi la maglietta, così rimasi solo in reggiseno.
Le sue labbra esploravano il mio corpo, non ero nervosa, volevo solo che arrivasse al dunque, che mi facesse sentire viva.
Matt provò a disfarsi dei suoi pantaloni, con le mani che gli tremavano e il volto in fiamme, ma non ci feci troppo caso, pensai solo che fosse nervoso.
"Cazzo, non riesco mai a toglierli al primo colpo!" si lamentò, litigando con la cintura.
Mi misi seduta, cercando di non ridere.
"Vuoi una mano?" chiesi.
"No, nessuna mano, ce la faccio da solo" rispose, ma non gli restava molta decisione nella voce.
"Ne sei sicuro? Ti vedo in difficoltà."
"Ti ho detto che ce la faccio!" ribattè, ora piuttosto arrabbiato.
"Ok, come vuoi" mi arresi e lo guardai ancora, mettendomi stesa, aspettando che finisse.
Una volta tolti i pantaloni, cercò qualcosa nella tasca, pensai si trattasse del preservativo.
"E ora dov'è finito?" si domandò.
"Oh mio Dio!" risposi stupita da quella serie di eventi imbarazzanti.
Non me lo sarei mai immaginata ma Matt era un impedito, almeno a letto.
"Sul serio, l'avevo messo in tasca, io l'avevo messo qui!" continuò a disperarsi, sbattendo più volte i pantaloni sul letto.
La mia espressione contrariata era fissa su di lui.
"Dove cazzo sei finito? Preservativo di merda!" iniziò a gridare, sembrava impazzito.
"Matt, calmati" dissi toccandogli la spalla.
"No, lo devo trovare, sicuramente sarà qui dentro" riprese a fare il matto.
"Ma che dici? È chiaro che l'hai perso" obiettai.
"Ma non è possibile, io volevo solo...volevo solo renderti felice, non è giusto, non è affatto giusto!"
Mi decisi a comportarmi come una persona matura, per una volta da quando ne avessi memoria.
"Ehi, guardami."
Presi il suo volto tra le mani; Matt stava per mettersi a piangere.
"Mi dispiace, scusa Hailey, non so che mi prenda, forse non è il momento adatto, non volevo andasse così..."
"Shhh, non dire niente" lo zittì; doveva calmarsi prima o poi.
"Non devi fare nulla per me, aspetteremo tutto il tempo che vorrai, l'importante è che tu stia bene, ok?" dissi costringendolo a guardarmi negli occhi.
"Ok?" ripetei, visto che non ricevetti alcuna risposta da parte sua.
Matt diventava ogni giorno più strano ma, nonostante mi sforzassi, non capivo cosa potesse turbarlo.
"Ok" disse, dopo avermi torturato con quel silenzio terrificante.
Lo abbracciai subito e lui posò la testa contro la mia spalla, mentre continuava a tremare, spaventato da qualcosa che io non riuscivo a vedere e, probabilmente, che non avrei mai compreso.
"Sono qui" affermai stringendolo forte a me.
Non volevo lasciarlo andare, volevo capisse quanto fosse importante la sua presenza nella mia vita.
Matt si era addormentato accanto a me, gli ero rimasta vicina tutta la sera e non credevo me ne sarei andata; dovevo restare lì, almeno quella notte.
Scesi dal letto, avevo bisogno di bere e schiarirmi le idee, e poi mi annoiavo e il sonno non accennava minimamente a farsi sentire.
Andai al piano di sotto e notai la luce della cucina accesa, voleva dire che Tristan fosse lì dentro.
Entrai nella stanza, ritrovandomelo, senza maglietta, davanti, mentre si preparava un panino.
Lo guardai attentamente, studiando ogni lineamento del suo corpo.
Non aveva tatuaggi, il suo fisico era perfetto, sotto tutti i punti di vista, non troppo muscoloso ma chiaramente praticava qualche sport, oppure andava in palestra.
"Mi stai fissando, ragazzina?" chiese lui, facendomi trasalire.
Non potevo dirgli una bugia, mi aveva colto in flagrante.
"Sì, lo stavo facendo, colpa mia."
Alzai le mani e un sorrisino comparve sulle mie labbra, uno beffardo, che lo colpì particolarmente.
"Ne deduco che con Matt sia andata male" rispose compiaciuto.
"Anche se fosse, non ti riguarda; non lascerò Matt solo perché non è pronto a fare sesso con me, mettitelo in testa" dissi, sicura delle mie parole.
Tristan non rispose, mi guardò passandosi la lingua sulle labbra, mentre aprivo il frigo per prendere l'acqua.
Non feci in tempo a chiuderlo che Tristan lo fece prima di me, facendomi girare e bloccandomi contro il frigo.
"Che fai?" chiesi intimidita.
Sentivo il mio cuore battere all'impazzata a causa della nostra vicinanza, che era diventata anche troppa.
"Non posso smettere di pensare al nostro bacio, è da giorni che continuo a vederti nella mia testa, e so che per te è lo stesso" dichiarò e il tono profondo che aveva tirato fuori mi lasciò senza parole.
Il suo corpo mezzo nudo si scontrava con il mio, facendomi sentire vulnerabile.
Anche io pensavo spesso al nostro bacio ma non potevo dirglielo; ero pietrificata dall'ansia.

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