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Arrivai a casa e Debra era impegnata a guardare la televisione.
Indossava una delle mie magliette.
"Che hai addosso?" sbottai subito; non le avevo mai dato il permesso di prendere la mia roba.
"Nulla, è solo una maglietta" rispose disinteressata.
"Ma è la mia maglietta! L'ho comprata qualche giorno fa."
"Oh, davvero? Non me ne ero accorta, scusa Hailey, la prossima volta starò più attenta" rispose e non si impegnò a nascondere l'alone di sarcasmo che si trascinava dietro.
Ero così stanca di farmi mettere i piedi in testa da lei che risposi furiosamente:
"Levati subito la mia maglietta o lo farò io per te."
"Provaci, ti sfido" rispose sorridendo maliziosa.
Non me lo feci ripetere due volte:
le saltai addosso subito nel tentativo di toglierle quella maglietta che, tra l'altro, era diventata una delle mie preferite.
"Zio Josh, aiuto!" urlò lei, che mi tirò dei calci pur di allontanarmi.
"Non puoi rubare la mia roba quando ti pare, sei una piccola stronza!" schiamazzai.
"Ma ti prego! sei invidiosa perché sta meglio a me."
La fissai con sguardo omicida, smettendo di muovermi per un attimo, poi ripresi in modo ancora più violento.
"Toglila subito!" gridai tirando Debra per i capelli.
Non ero più in me e quella era già stata una pessima giornata; non mi importava davvero della maglietta, ero solo stanca di tutto e di tutti.
"Ma che succede? Hailey, fermati!" disse zio Josh tirandomi via, spaventato.
"No, mi ha rubato la maglietta, e tu non le dici mai niente, non vedi che sta diventando una psicopatica?" dissi furibonda.
Presto avrei avuto la bava alla bocca e avrei iniziato a ringhiere come un cane con la rabbia.
"Tu lo sei già diventata da un pezzo" disse Debra.
Era lei ad avere ragione, almeno in quel contesto, ma non me ne rendevo conto.
"Che vi prende a tutte a due? State litigando come delle bambine" asserì zio Josh che mi teneva ancora ferma.
"Il problema non sono io, è Debra che fa le cose di nascosto, non sappiamo nemmeno con chi esca la sera o dove vada" risposi.
"Perché non sono affari vostri. Mettetevi in testa che non sono più la vostra piccola, e anche io ho iniziato a prendere le mie scelte da sola. Voi due mi soffocate costantemente" disse lei ed era disperata, tanto da farmi improvvisamente pena.
Un po' la capivo, anche io mi sentivo così alla sua età, solo che non avevo il coraggio di ribellarmi.
"Ho bisogno d'aria" aggiunse, prima di dirigersi verso la porta d'ingresso.
"Debra, non puoi uscire anche stasera" disse lo zio.
"E chi mi fermerà? Tu? Oppure Hailey? Tanto siete entrambi troppo deboli" detto ciò, aprì la porta sotto le nostre espressioni sconcertate.
"Ha appena detto che siamo dei rammolliti?" chiese lo zio, sconvolto.
"A quanto pare" risposi.
Ormai Debra era uscita di casa e aveva chiuso la porta con forza.
"Mi sento uno schifo..." disse lui.
Lo guardai dispiaciuta e gli accarezzai una spalla, consapevole che fosse davvero un rammollito, visto come si faceva trattare dalla mamma, ma non glielo avrei detto quella volta.

~~~~~~
Ero intenta a leggere le conversazioni di Lauren, quel pomeriggio, e cercai tra le sue mail, magari lì avrei trovato qualcosa di più interessante.
La prima cosa che notai fu una mail da parte di una compagnia teatrale: anche Lauren aveva la passione per la recitazione, ma io non ne sapevo nulla.
C'era scritto che erano interessati a conoscerla e che, se avesse voluto fare un salto da loro quel venerdì, sarebbero stati disponibili.
La compagnia si trovava a New York, anche se leggermente fuori città.
Forse Lauren aveva deciso di nascondersi lì, almeno così credevo, ma come avrei fatto a scoprirlo senza mettermi nei guai per l'ennesima volta?
Segnai il nome della compagnia sul cellulare, ci sarei andata quel venerdì, anche se da sola, visto che nessuno mi avrebbe mai accompagnato.
Sbuffai e mi portai le ginocchia contro il petto, mentre un'angoscia ormai troppo familiare mi assaliva.
Non ero triste, e nemmeno disperata, mi sembrava di non provare più nulla, e non esiste niente di più brutto che sentirsi spenti nell'anima.
Scesi in salotto e mi fermai ad ascoltare il telegiornale in tv; zio Josh aveva dimenticato di spegnerla prima di andarsene e la voce proveniva dalla cucina.
Entrai in quella stanza; stavano parlando di Lauren, quindi rimasi ad ascoltare.
"In seguito alla scomparsa di Lauren Grant, i genitori hanno fatto un appello a tutto lo stato di New York: ci sarà una ricompensa per chiunque trovi Lauren e la porti di nuovo a casa sana e salva, se anche doveste trovare la sua borsa o il suo cellulare non esitate a chiamare il numero in sovrimpressione, oppure a contattare la sua famiglia."
Ascoltai con attenzione quelle parole e sbiancai.
Se c'era una ricompensa, ciò voleva dire solo una cosa:
che tutti si sarebbero mossi per cercarla, e quelli che sapevano del mio segreto mi avrebbero attaccata.
In preda allo shock iniziai a tremare.
Dovevo fare qualcosa prima di venir presa di mira ancor più di quanto già non lo fossi stata.
Corsi verso la porta d'ingresso:
sarei andata dalla polizia, non potevo più soffrire in quel modo, non dopo quella notizia.
Indossai la mia giacca e aprì la porta, ma non potei muovere un passo.
Di fronte a me c'erano Tristan e mia sorella, che indossava delle calze a rete e un abito corto; il suo volto era ricoperto di trucco sbavato.
"Indovina un po' chi ho trovato in uno strip club dieci minuti fa?" chiese retoricamente lui, tenendo stretto il braccio di Debra che sembrava pietrificata, ma non lo era di sicuro quanto me.
"Già, proprio lei, tua sorella!" continuò Tristan.
Guardai prima lui e poi Debra, non riuscendo nemmeno a respirare.
Mia sorella stava frequentando un maledetto strip club!

Inside My Mind (Un Nuovo Inizio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora