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Era arrivata la sera e io continuavo a pensare all'orecchino di Amy.
Perché Lauren aveva un suo orecchino nella borsa? Cos'era successo tra loro due?
La mia parte più negativa mi diceva che non era nulla di buono, ma non potevo arrivare a conclusioni affrettate; prima dovevo parlare con Amy, metterla alle strette.
Ero sola, Debra era uscita, come sempre, e zio Josh si trovava a un convegno.
Per la prima volta non mi sentivo arrabbiata all'idea di non averli a casa; stavo bene senza nessuno intorno, potevo riflettere sul pessimo comportamento che stavo adottando, su come stessi rovinando la mia vita per una persona che nemmeno conoscevo.
Provai a scrivere un messaggio a Matt ma, quando stetti per inviare, mi bloccai, consapevole che non avrebbe mai risposto; lui mi odiava, credeva avessi perso la testa.
Sospirai e spensi lo schermo del cellulare; dovevo calmarmi e, l'unico modo, sarebbe stato prepararmi una tisana, o magari ne avrei fatte venti.
Misi la pentola sul fuoco e aspettai mentre giocavo con i miei capelli, in preda a una crisi di noia.
Non avevo nessuno con cui uscire, la gente non mi voleva più vedere; perfino Becca era delusa da me.
Iniziai a canticchiare la canzone che mi aveva dedicato Tristan; quello stupido testo mi dava fastidio ma era divertente, quindi non potei fare a meno di sorridere.
Il rumore dell'acqua che bolliva mi riportò alla realtà e corsi subito a versare il liquido nella tazza.
Un brivido percorse il mio braccio, facendomi sentire sempre più agitata, così strinsi la tazza tra le mani, ansiosa.
Cominciai ad avere paura; ero tutta sola e qualcuno aveva minacciato di uccidermi, quindi non mi sembrò assurdo avvertire un po' di terrore.
"Non succede nulla, sta tranquilla" mi rassicurai mentalmente, per poi bere la tisana, sentendomi subito meglio.
Non feci in tempo a finire il primo sorso che sentì sbattere sulla porta che conduceva al giardino sul retro.
Mi voltai e appoggiai la tazza sul tavolo, preoccupata.
Mentre mi avvicinavo alla porta, il mio cuore batteva con più frequenza, ma lo ignorai; pensai che si fosse trattato del vento.
Toccai la porta e guardai con attenzione al suo esterno, ma senza aprirla; non sarei stata così stupida.
Non sembrava esserci nessuno e, nonostante fosse buio, notai alcune foglie cadere sul bordo della piscina.
Sorrisi, pensando che ormai l'inverno fosse arrivato, e quindi non avrei dovuto preoccuparmi; era stato davvero il vento.
Pochi secondi dopo, qualcuno battè con forza sulla porta, facendomi sobbalzare e urlare per lo spavento.
"Hailey Murray, apri!" disse il ragazzo dall'altra parte, e rimasi sconvolta nel riconoscerlo.
Era Drake, il secondo ragazzo della lista di Lauren.
Indietreggiai spaventata, senza rispondere a quello psicopatico; non avevo idea di cosa volesse ancora da me.
Continuò a battere e urlare come un pazzo.
"Ti ho detto di aprire, e sta volta mi dirai tutta la verità. So chi sei e quello che stai facendo; tu stai aiutando quella puttana!" strepitò.
"Vattene o chiamo la polizia" risposi afferrando il mio cellulare; non mi sarei lasciata intimidire, tanto meno da un tipo del genere.
"Se chiami la polizia sarò costretto a parlare, dirò tutto di Lauren; finirai nei guai Hailey, in guai seri."
Mi inquietò ascoltare il suo tono malizioso e allegro e iniziai a tremare.
"Se non apri la porta entrerò da solo; guarda qua."
Iniziò a tirare calci alla porta, così corsi subito a bloccarla con il mio corpo.
Lo feci con le mani che mi tremavano, mentre una forte ansia mi distruggeva lentamente.
"Stronza, puttana schifosa!" urlò più forte e tirò un altro calcio, poi si allontanò; la sua espressione era ancora agghiacciante.
Restai in silenzio; dovevo chiamare aiuto e digitai il primo numero che mi venne in mente:
quello di Matt.
Mi portai il cellulare all'orecchio; la mano mi tremava ancora.
"Rispondi, per favore" dissi tra me con la paura che avanzava.
Dopo qualche squillo, la chiamata venne accettata.
"Matt, grazie a Dio" dissi.
"Non sono Matt. Che cosa succede?" rispose Tristan e la mia espressione cambiò, incupendosi.
"Perché hai il suo cellulare?"
"Matt sta dormendo, sono le undici di sera, e poi non credo voglia parlare con te."
Ero furiosa e spaventata, due emozioni che in quel momento mi avrebbero distrutta.
"Tristan, ascoltami bene: Drake è a casa mia, sta cercando di farmi del male; quel tipo è fuori di testa" dissi in preda al panico.
"Cosa? Intendi il tipo del White Flower? Quel coglione che ti stava aggredendo?" chiese e lo sentì arrabbiato.
"Proprio lui. Non so cos'abbia in mente ma..."
Un rumore più forte mi colpì dal salone; qualcuno stava battendo contro la finestra.
"Hailey, che cazzo succede?" domandò Tristan stizzito.
"Devo andare" risposi, facendo scendere piano il cellulare dal mio orecchio fino al petto.
"No, aspetta, non puoi fare così..."
Non ascoltai le sue parole e terminai la chiamata.
Presi un coltello dal mobile in cucina, quello più grosso che possedevo, poi iniziai a camminare verso il salone, con passo sicuro.
Una volta arrivata nella stanza, notai la finestra aperta; il vento faceva muovere la tenda, voleva dire che Drake fosse entrato in casa.
"Drake, non devi comportarti per forza in questo modo, possiamo parlarne civilmente" dissi.
Non ebbi risposta, quindi mi guardai intorno, stringendo il coltello.
"Dove sei?" continuai voltandomi verso ogni lato della stanza.
L'unica cosa che si percepiva era il rumore del vento, che iniziava a darmi sui nervi.
In pochi istanti, mi ritrovai scaraventata sul pavimento e il coltello cadde dalle mie mani.
Urlai nel vedere Drake sopra di me, che mi teneva bloccata con un sorriso da maniaco stampato in volto.
"Dimmi dov'è Lauren" gridò lui stringendomi i polsi.
"Non lo so, io non ne ho idea!" risposi mentre mi dimenavo per liberarmi e per riprendere il coltello.
"Sei una bugiarda! Mi hai già mentito una volta, adesso dovrai dirmi tutto o giuro che ti ammazzo!"
Tentai in tutti i modi di prendere il coltello e ormai ci ero quasi vicina, nonostante lui stesse facendo pressione su di me.
"Posso dirti tutto ma non dove si trova Lauren, perché io non lo so" asserì.
"Ah, non lo sai? E allora perché sei venuta da me? Tu sapevi il mio numero. Mi credi così scemo? Sei solo una sporca bugiarda!"
Aumentò la presa su di me che lottavo con tutte le mie forze per liberarmi da lui.
"Ho la sua borsa e il suo cellulare, me li ha lasciati lei, ha chiesto il mio aiuto ma non mi ha detto dov'è andata; è questa la verità" schiamazzai con terrore.
"No Hailey, la verità è che tu mi hai ingannato, e ora ne pagherai le conseguenze."
Alzò un braccio, per colpirmi e, chissà, forse anche uccidermi.
Proprio in quel momento arrivò Tristan, che lo spinse via e gli diede un pugno sulla mascella.
"Pezzo di merda!" urlò Tristan infervorato.
Rimasi immobile e il mio respiro si bloccò; ci volle qualche attimo per ricompormi e sentirmi nuovamente sollevata.
"Prendi il coltello" dissi io e Tristan mi rivolse un'occhiata d'intesa, facendo subito come richiesto.
"No, non farlo!" esclamò Drake, piegandosi sulle ginocchia; era distrutto e del sangue colava dalla sua bocca.
"Hai aggredito una ragazza, dammi una sola buona ragione per non piantarti questo in gola" rispose Tristan impugnando il coltello con decisione.
"Finirai in prigione, e tu non vuoi finire dietro le sbarre, dico bene?  Chi lo vorrebbe?" rise Drake.
Tristan lo guardò in maniera cattiva; faceva paura e io rabbrividì un po' di fronte ai suoi occhi maniacali.
"Ha ragione, non puoi ucciderlo" dissi.
"Ma lui ti avrebbe ucciso..." rispose Tristan con lo sguardo sempre puntato su Drake, fisso e impenetrabile.
"Tristan, guardami" lo pregai ma lui non lo fece; in quel momento era fuori di sé.
"Per favore, guardami" ripetei; notavo come i suoi muscoli fossero tesi, come si stesse controllando per non commettere una pazzia.
"Lo so che sei arrabbiato ma non puoi rovinarti la vita per uno psicopatico del cazzo. Io non ho fatto altro che ossessionarmi con Lauren e ho portato tutti al limite; guardami ora, sono sola...non voglio che accada lo stesso anche a te" dissi.
Non lo volevo davvero, nel profondo del mio cuore ci tenevo a lui; non poteva farsi del male in quel modo, non glielo avrei permesso.
Drake prese respiri veloci, in preda alla paura, e rivolse sia a me che a Tristan uno sguardo nervoso.
"Tris..." dissi e lui mi guardò, sorpreso.
I nostri sguardi si unirono subito in modo naturale, perché era giusto così; noi due ci capivamo al volo.
Tristan smise di guardarmi e parlò a Drake: "Ora tu andrai via, sparirai da questa città, non ti farai più vedere in giro e, se solo ti avvicinerai ancora ad Hailey o a qualsiasi mio amico, ti prenderò così tante volte a calci in culo che non potrai più sederti per il resto della tua vita."
Si piegò verso di lui, puntandogli il coltello sul volto.
"E cosa mi dite di Lauren? Lei era mia amica!" rispose Drake.
"Io dico che non piacevi nemmeno a lei; sei fuori di testa" replicai con disgusto.
"Non nominare Lauren, te la devi dimenticare perché, se ti avvicinerai anche a lei, non esiterò un secondo a trovarti e prenderti a calci; ricordalo bene" disse Tristan, poi lo costrinse ad alzarsi, prendendolo per il colletto della camicia.
Vederlo così protettivo verso quella ragazza mi fece sorridere, nonostante una parte di me provasse fastidio, come un nodo alla gola.
"Di che te lo ricorderai!" gli ordinò Tristan, furioso.
"Me lo ricorderò, lo ricorderò, sì" rispose Drake, spaventato e con la voce tremolante.
"Ora sparisci e non farti vedere mai più."
Lo spinse via e lui per poco non cadde a terra, sotto al mio sguardo sconcertato.
Scrutai Tristan, che sembrava ancora preoccupato; si era comportato in modo così protettivo con me, eppure quella mattina mi aveva trattato come se fossi la stronza peggiore al mondo.
Non appena Drake se ne andò, rimasi da sola con il ragazzo che non avrei mai pensato mi avrebbe salvato la vita.
I nostri sguardi erano puntati l'uno sull'altro e lui sembrava voler dire qualcosa, ma le parole non uscivano dalla sua bocca.
"Mi hai salvato" affermai, quasi in un sussurro.
"Sì, l'ho fatto" rispose annuendo.
Volevo chiedergli perché, anche se era ovvio che non volesse che morissi; accadde lo stesso la sera dell'incendio, quando l'aiutai ad uscire dalla finestra, perché non volevo gli accadesse nulla di brutto.
"Matt te ne sarà grato" dissi.
"Pensi che mi interessi di quello che dirà mio fratello?" chiese; il suo sguardo si fece più cupo.
"È per lui che mi hai aiutato, no?" Sapevo non fosse così ma volevo la conferma che a Tristan importasse davvero di me.
"No, cazzo, no che non l'ho fatto per lui" rispose disperandosi; aggiunse, intimorito: "Ti ho salvata perché non sono lo stronzo che credi, perché tu hai salvato me una volta, e perché...beh..."
"Perché?" lo incitai a continuare, muovendo qualche passo verso di lui.
Esitò qualche istante, tenendo lo sguardo puntato su di me.
"Perché ormai fai parte della mia vita, e non credo che sarebbe lo stesso senza di te."
Erano proprio le parole che volevo sentire.
Mi apparve un sorriso dolce sulle labbra.
"Grazie" dissi.
"Prego, Hails" rispose, sorridendo anche lui.
Era bellissimo quando lo faceva e avrei voluto accadesse più spesso, che non dovesse sempre mostrarsi come un duro pur di non essere ferito dalle persone.
Tristan si offrì di prepararmi una tisana e io l'aspettai, seduta sul divano, ancora agitata e pensierosa.
"Ecco qui, scusa se ti ho fatto aspettare ma a quanto pare non so usare nemmeno un fornello" disse Tristan mentre mi porgeva una tisana.
"È la mia cucina che è complicata, non ti preoccupare, io ci ho messo anni" risposi con tono cordiale.
"Che sei un impedita lo so già, non mi sorprendo mica" mi prese in giro, così lo guardai di traverso.
"Ha parlato il ragazzo che fa dei panini mortali."
"Non gli hai ancora assaggiati, quindi non giudicare senza sapere."
"Non mi serve mangiarli, Matt ha detto che quando cucini tu deve sempre ordinare fuori" Tristan aggrottò la fronte, poi rise.
"Mio fratello è un coglione" disse.
"Avrà preso dal maggiore" risposi, ottenendo un sorrisino da parte sua, uno sincero e dolce.
"Credi che Drake farà come hai detto?" puntai il discorso su ciò che davvero mi importava in quel momento.
"Lo spero per lui, non scherzavo con la storia dei calci in culo; nessuno deve toccare le persone a cui tengo."
Drizzai le orecchie.
Aveva appena detto di tenerci a me? Era strano anche solo da pensare.
"Quindi ci tieni a me" dissi.
"Sei la ragazza di mio fratello."
"Ero, vorrai dire; mi ha chiesto una pausa."
Sbuffai e abbassai lo sguardo.
Sentì la mano di Tristan passare tra i miei capelli, lentamente, così un brivido intenso percorse il mio intero corpo.
"Tornerete insieme, a lui piaci tanto e ora è solo arrabbiato" affermò.
"Mi odia, lo sai anche tu."
"Non credo che mio fratello sia capace di odiare, non è da lui, è più il tipo che mette il broncio, come i bambini."
Mi fece ridere e fu strano, visto che non ne avevo molta voglia.
"Ehi, andrà tutto bene, vedrai che sistemerete le cose, e poi tornerà a fare il romantico consegnatore di rose bianche" continuò.
"La rosa, già, me ne dimenticavo quasi."
Guardai il vaso dentro al quale avevo conservato la rosa di Matt, che non avrei mai buttato, per nessuna ragione al mondo.
"Tu lo ami, vero?" chiese Tristan con un velo di irritazione.
Voltai lo sguardo verso di lui, sorpresa dalla sua domanda.
Volevo molto bene a Matt, era sempre stato il ragazzo dei miei sogni, ma non sentivo mai nessuna scintilla con lui; era come se mi respingesse ogni qual volta tentassi di andare più a fondo.
"Non lo so" risposi a bassa voce.
"Tu mi hai chiesto cosa provavo davvero per Lauren, te lo ricordi?" domandò e io annuì.
"Lauren è stata una delle poche persone a capire chi fossi davvero, e lei voleva che diventassi una persona diversa, che cambiassi tutto di me, che la smettessi di mettermi nei guai, e forse aveva ragione, dovrei davvero essere diverso, ma il problema è che non credo di volerlo" disse; per la prima volta mi stava parlando sinceramente, senza giochetti o frasi retoriche.
Senza pensarci due volte, toccai il suo volto con una mano e lo guardai negli occhi.
"Tristan Carter, tu non devi cambiare nulla di te stesso, l'unica cosa che puoi fare è migliorare, e hai tempo per quello, hai tempo per tutto, in realtà, anche per innamorarti davvero."
Gli accarezzai la guancia e lui posò la sua mano sulla mia; era calda e mi faceva sentire al sicuro.
"Ma perché devi essere così perfetta?" chiese esasperato.
"Non lo so, è un talento naturale."
Tristan sorrise e avvicinò piano le sue labbra alle mie, che non aspettavano altro; ormai volevo solo baciarlo, non potevo più controllare le mie emozioni, non dopo quello che era successo.
Tristan si fermò poco prima di farlo, ma non si allontanò da me.
"Ti dirò tutta la verità su Lauren, ma tu devi promettermi di non fare i suoi stessi errori" asserì e il suo cambio di discorso mi lasciò perplessa.
"No Tristan, aspetta, io voglio..."
Mon mi lasciò neppure parlare.
"Lei non sapeva delle corse, non glielo avrei mai detto, poi un giorno fece proprio come te, mi seguì e arrivò nel bel mezzo della pista; per poco una macchina non la prese in pieno" raccontò e io restai zitta, ad ascoltarlo con attenzione.
"Da quel giorno l'ho allontanata dalla mia vita, nonostante lei volesse ancora farne parte; le ho detto che per me non significava nulla ed era stata una stupida a venire lì. Quel posto è pericoloso, Hailey, la mia vita lo è..."
"Perché lo fai se lo odi così tanto? Che cosa ti tiene legato alle corse?" chiesi.
"È complicato."
"Tutta la verità, Tristan" gli ricordai, facendolo sospirare, di conseguenza.
"Quando ho iniziato era solo un gioco per me, volevo andare contro ai miei genitori, divertirmi un po', poi ho capito la gravità della cosa ma era troppo tardi: sono uno dei migliori e mi tengono in pugno, ma sto cercando di tirarmi fuori, lo farò, ma fino a quel momento..."
Restò un attimo in silenzio, proseguendo nel peggiore dei modi:
"Tu non puoi starmi vicino."
"Non puoi allontanarmi così, io ormai ci sono dentro" risposi inasprita.
"Invece posso e lo sto facendo; ho quasi perso Lauren ma se dovesse accadere con te...no, non ci posso nemmeno pensare" disse sofferente.
"Tris, io non sono d'accordo, non voglio allontanarmi da te."
"Mi dispiace ma è così che andranno le cose: tu tornerai con mio fratello e sarai felice con lui, ti innamorerai, un giorno andrete a vivere insieme e, quando avrai trovato Lauren, la tua vita tornerà a essere perfetta; starai bene Hailey, ma solo senza di me."
Volevo urlargli contro che si sbagliava e che avevo bisogno di lui, dei nostri litigi e il nostro scambio di battute stupide; non volevo perderlo.
"Non farmi questo" dissi, arrivando persino a pregarlo con la voce colma di disperazione.
Tristan mi guardò negli occhi; i suoi erano lucidi.
"Buonanotte Hailey" disse e si alzò dal divano mentre la mia espressione, sempre più triste, divenne anche cupa.
Prima che potesse uscire, mi alzai e gli corsi in contro, fermandolo.
"Tristan" dissi, e lui mi rivolse uno sguardo triste.
"Tu non sei il fratello sbagliato" aggiunsi, per poi baciarlo sulla guancia.
Lo sentì fremere.
Mi allontanai da lui e sorrisi, ma non riuscì proprio a capire a cosa stesse pensando.
Non disse nulla e uscì di casa, ancora scosso.
Lo ero anche io e sentivo sempre più di volere quel ragazzo nella mia vita.
Io avevo bisogno di Tristan Carter.

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