Avanti brutto figlio di puttana
Ce l'aveva quasi fatta, la mano gli sanguinava dallo sforzo, e sentiva la presenza di una miriade di schegge sulle dita, ma c'era quasi. Riusciva a vedere quello stupido, piccolo chiodo, in tutta la sua lunghezza, bastava veramente pochissimo per estrarlo del tutto.
Fu allora che sentì la porta aprirsi.
Il cacciatore si bloccò improvvisamente, mentre la chiave stava girando nella serratura cercò di nascondere la chiave per la sua libertà il meglio possibile, e nascose la mano sanguinante dietro la schiena.
Dalla porta entrò una donna. Scese le scale lentamente, dopo aver posato un vassoio a terra, probabilmente con la sua cena, il ticchettio leggero dei tacchi rimbombava nella stanza vuota.
Era alta, i capelli lunghi e scuri le cadevano sulle spalle, incorniciandole il viso. Gli occhi scuri e penetranti lo fissavano, quasi divertiti nel constatare la sua perplessità e l'odio che trasmetteva. Indossava un vestito sobrio, ma allo stesso tempo elegante, che le arrivava appena sotto il ginocchio, e che stonava con la trascuratezza e la vecchiaia della cantina che la circondava. Sulle labbra sottili si era formato un sorriso e, con le braccia incrociate e il peso poggiato su una sola gamba, cominciò a squadrare il prigioniero. Bobby era a terra, un piatto vuoto ed una bottiglietta di acqua abbandonati vicino a lui. I vestiti ormai erano logori e l'odore che emanava era diventato insopportabile. Nonostante ciò il suo sguardo era sicuro e ancora pieno di forza di volontà e di rabbia.
"Fai una foto, dura di più" la voce burbera gli uscì dalle labbra severa e tagliente, ma la gola roca e arida tradivano la stanchezza che provava in realtà.
La donna non parlò, si limitò ad ampliare il sorriso, che si stava trasformando lentamente in una vera e propria risata
"Senti dolcezza, so di essere affascinante, ma la sindrome di Stoccolma non fa per me, grazie"
Il silenzio continuò a propagarsi per la stanza, mentre il cacciatore pregava che l'altra se ne andasse per finire finalmente il suo lavoro ed essere libero di darle un bel pugno in faccia.
"Siete tutti uguali" finalmente la donna parlò. La voce era calma e tranquilla, non c'era nemmeno una nota di accusa in quella frase
"Ah, quindi parli, buono a sapersi" gli occhi di Bobby si facevano sempre più piccoli e minacciosi.
Una leggera risata uscì dalle labbra di lei
"Vi credete così forti e coraggiosi, ma la verità è che siete spaventati a morte da noi. Da tutti noi" ancora una volta la voce non era accusatoria o derisoria, sembrava constatare un dato di fatto, senza pregiudizi.
"Non potremo mai convivere" un leggero sospiro, quasi di delusione, mentre cominciava a camminare per la stanza, distogliendo lo sguardo dal cacciatore, le braccia sempre incrociate sul petto "Ormai questo mi è chiaro"
Bobby perse quasi completamente la rabbia che aveva trasmesso fino a quel momento, finendo in una nebbia di confusione
"Si può sapere di che diavolo stai parlando?"
La donna si voltò nuovamente verso di lui, questa volta il suo sorriso era triste e malinconico
"Di voi cacciatori"
L'altro spalancò gli occhi
"Tu non sei una cacciatrice?"
L'altra, per tutta risposta, fece illuminare gli occhi di un rosso acceso, per poi farli velocemente tornare al loro colore originario. Bobby si ritrovò a bocca aperta e completamente senza parole. Milioni di insulti gli salirono alla mente ma, essendo ancora incatenato, cercò di trattenersi il più possibile

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Paure Immortali
Fiksi Penggemar"Sei un cacciatore" la voce di Bobby era secca e con un tono di rabbia che non sfuggì all'altro. "Non hai risposto alla mia domanda" rispose Argent sorridendo, ma non c'era niente di allegro nel suo sguardo. Entrambi gli uomini avevano ancora le arm...