8. Cani

20 1 0
                                    

13 Ottobre 1995

Era un venerdì come gli altri, niente di nuovo, nessuna novità... Ed era proprio questo a disturbarmi. Una parte di me credeva ancora che Arianna potesse essere da qualche parte, forse nascosta, forse in attesa che qualcuno la trovi... ma nessuno aveva dato sue notizie. Niente di niente. Ero così affranto, ci credevo davvero, avevo sperato che fosse così, ma non c'erano prove a parte il giorno in cui la vidi tra gli alberi. Quell'immagine si mostrava ancora così vivida tra i miei pensieri, quanto lo era l'immagine del suo corpo in via di dissanguamento, quanto lo era ancora la percezione della carne che si staccava dal coltello, quanto lo era il mio dolore, il mio ripianto, e la mia voglia di sparire tra gli alberi, esattamente come aveva fatto lei in quella sera piovosa. Circa una settimana fa si svolse la prima ricerca da parte dei carabinieri, con i cani molecolari... ma non trovarono neanche una traccia di Arianna, per loro era scomparsa dalla faccia della terra.  Quel giorno se ne sarebbe svolta un'altra, da parte dei volontari e dai cani molecolari del Signor Grasso, li aveva addestrati lui stesso... e come mi era giunta voce, non sfuggiva nulla a quella coppia di meticci. Io non mi posi il problema di andarci in quanto non volevo farlo, non avevo il coraggio.

Quel pomeriggio mi trovavo a casa di Cristiano, passammo molto tempo insieme quella settimana... ero riuscito a calmare le mie debolezze riguardanti il pomeriggio del 30 settembre e uscii nuovamente di casa per incontrarmi con i miei amici... anche se ero consapevole che nulla avrebbe colmato il vuoto che si creò alla morte di Arianna.

-Probabilmente questa settimana mi comprerò il nuovo album dei Green Day- Disse Cristiano, afferrando le due fette di toast appena saltate fuori dal tostapane.

-Insomnia?- chiesi mentre guardavo "Willy, il principe di Bel Air" alla tv

-Si, è da settembre che mi conservo i soldi che dovrei spendere per il pranzo- Disse porgendomi un toast al formaggio, mentre si sedette accanto a me, in quel vecchio divano marrone pieno di pelucchi. Cristiano non aveva una casa molto grande, ma era accogliente e non le mancava nulla.

-Ne hanno trasmesse un paio alla radio l'altro giorno... penso che si chiamassero "No Pride" e "Brain Sewart" o qualcosa del genere... non ricordo- feci una pausa addentando il toast -Non erano affatto male devo dire- dissi con la bocca piena e con il formaggio che filava dal panino.

-Mi sa che me le sono perse... non ne ho ascoltata neanche una- rispose, anche lui con la bocca piena. Non ci dicemmo più niente, rimanemmo in silenzio mentre guardavamo la puntata...
Quando il telefono fisso iniziò a squillare, ci girammo entrambi verso quel telefono, e poi passammo a guardarci in faccia con sguardo interrogativo...  -Stupidi venditori- commentò Cristiano alzandosi svogliato dal divano per andare a rispondere  -Chiamano sempre- fece una pausa -Ho detto un milione di volte a mia madre di far rimuovere il nostro numero dall'elenco telefonico- andò verso il comò addobbato da due statuette in marmo rappresentanti due cani, e alzò la cornetta da quel telefono verde lucido messo in mezzo a quelle statuette. -No, non vogliamo le vostre aspirapolveri, e neanche i vostri prodotti di bellezza- Disse Luca, mentre io sorridevo divertito dalla sua espressione e guardavo il soffitto in legno -Oh! Signor Stevenson... mi scusi- cosa? dissi tra me e me, porgendo il mio sguardo verso Cristiano -Si si, glielo passo subito... scusi ancora- disse Cristiano con un tono evidentemente imbarazzato -Che figura di merda...- commentò coprendo il microfono del telefono. Mi alzai dal divano, curioso di sapere il motivo per la quale avesse chiamato. Non telefonava mai, se non in caso di emergenza... e la paranoia come sempre mi precedette. L'hanno trovata mi dissi E' così, per forza. Sentivo il viso bruciarmi dall'ansia che provai in quell'attimo.

-Pro- mi accorsi di avere la voce incrinata, e tossii due volte prima di riformulare la domanda -Pronto?-

-Timothee- Disse mio padre con un tono serio, ero molto ansioso -Alle 17:30 ti voglio in piazza- disse

ATELOFOBIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora