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5 Novembre 1995
Ero tormentato da quei ricordi, da quegli indelebili ricordi. Ero frastornato dal rumore che proveniva dalla mia testa ed ero continuamente spaventato... da cosa? Dal futuro. Non potevo sapere che cosa mi sarebbe potuto capitare lì da un giorno all'altro. Avrebbero potuto arrestare Marco da un momento all'altro, lo avrebbero potuto fare... ma da quella stazione di polizia non usciva alcuna notizia. Tre giorni, erano passati tre giorni dal ritrovamento della collana che per qualche assurdo e malato motivo, è stata nascosta sotto al letto di Marco da Luca... quel giorno mi trovavo al parco in centro, poco distante da scuola. Ero andato lì da solo per andare sul mio vecchio skateboard che avevo ritrovato tra la polvere e i vecchi libri di scuola, in soffitta pochi giorni prima, rimase lì per tanti anni... non lo usai per anni per non so quale motivo. Quel piccolo parco era cosparso di volantini con la faccia di Arianna stampati, alcuni sciolti per colpa della pioggia, alcuni per terra... in ogni dove, ovunque mi trovassi il suo viso era lì a fissarmi. Il senso di colpa era sempre lì, ed il fatto che Marco passasse le notti dietro una cella per colpa mia, era straziante. Entrai dentro al parco con lo skate sotto al braccio, lo posai a terra e ci salii sopra... con una piccola spinta da parte del piede sinistro, iniziai a percorrere le vie asfaltate di quell'incolto e desolato parco. C'era qualche bambino nell'area giochi... ma per il resto era desolato. I pensieri mi passavano veloci, e per un attimo mi staccai dal mondo reale, e mi soffermai a pensare, a pensare a Marco... alla sua famiglia, alla famiglia di Arianna che da settimane attendeva notizie da parte della figlia... che era ormai morta e probabilmente sotto le macerie della casa, inondata di larve e mosche che mangiavano le sue interiora, mi veniva da vomitare ma allo stesso tempo mi veniva da piangere e di sparire nel nulla. Certe volte desideravo veramente di morire, immaginavo che mi comparisse davanti agli occhi un buco nero per risucchiarmi e mettere fine alla mia esistenza. Mi sarebbe piaciuto così tanto, mi sarebbe piaciuto così tanto smettere di vivere nella paura, perché quella non era vita. Mi sentivo continuamente come se fossi sotto effetto di droghe, come se anziché essere all'interno del mio corpo, fossi dietro a vedere la situazione da fuori. Avevo continuamente la testa per aria e degli enormi disturbi dell'attenzione, bastava poco per farmi diventare scontroso come bastava poco per ritrovarmi davanti all'ennesima visione di Arianna. Quello non era vivere, ero all'interno di un incubo, ero a 1000 metri sotto terra, ero a 5000km dal pianeta terra, ero nel profondo dell'oceano, ero fuori dal mio corpo, ero morto ma vivo allo stesso tempo... e volevo che tutto questo finisse. Non ero in grado di sopportare tutto questo, ogni giorno sembrava peggio di quello prima. Giuro che ci provavo a dimenticarla, giuro che provavo ad immaginare che il suo omicidio non fosse mai accaduto... ma non potevo comunque scappare dalla realtà. Come potevo dimenticarla se i volantini con la sua faccia erano ovunque? Come potevo dimenticarla se anche a distanza di un mese tutti continuavano a parlare di lei come se fosse scomparsa solo il giorno prima? Come potevo dimenticarla se me la ritrovavo ovunque? A scuola, davanti casa, dietro ogni singolo angolo e continuavo a sentire la sua voce che mi parlava? Come potevo dimenticare una persona che era stata così importante nella mia vita e che avevo ucciso? Come avrei mai potuto dimenticare Arianna? Continuavo a sentirmi osservato in ogni dove, continuavo a sentire ogni singola cellula del mio corpo sgretolarsi, continuavo a farmi paranoie per qualsiasi cosa... vivere? Non ricordavo più come si facesse. Rimasi inondato dai pensieri per così tanto tempo, che non mi accorsi di aver finito la strada asfaltata. Ad un certo punto sentii una botta davanti a me, ed il mio corpo cadere all'indietro dallo skate, che continuò ad andare avanti in mezzo alla terra.
-AHI!- esclamai sentendo il sedere e la fronte dolorante per l'albero che presi proprio dritto in faccia. Mi toccai istintivamente la fronte, e notai sangue... tanto sangue. Non vedevo così tanto sangue dalla morte di Arianna. D'un tratto tutto attorno iniziò a girare, e persi completamente il controllo di me stesso. Continuai a lamentarmi per il dolore, seduto a terra e con le mani cercavo di tappare la ferita in mezzo alla mia fronte, ma più cercavo di fermare il sangue, più sembrava uscire.

ATELOFOBIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora