prologue

672 51 2
                                    

I cittadini tremavano per il freddo pungente in una giornata d'inverno. Erano tutti allineati contro il muro mentre guardavano il re venire verso di loro, senza osare dire una parola. Perché sapevano che se lo avessero fatto, sarebbero stati carne da macello.

Il re fece diversi giri per poi avanzare sempre di più. Tutto quello che riuscivano a sentire era il rumore delle fibbie dei suoi preziosi stivali di cuoio. Aveva la testa chinata e le mani incrociate dietro la schiena. Indossava un lungo e rosso mantello, costellato di gemme e oro; il cui prezzo probabilmente era superiore a più di quanto un normale cittadino potesse guadagnare. Dalla cintura pendeva la spada, sempre pronta ad essere usata se ce n'era bisogno. I racconti parlavano di cose inumane che il re fosse arrivato a fare e tutto ciò iniziò dopo la morte della regina durante la gravidanza, da allora il re diventò pazzo.

Il silenzio era terrificante. I sudditi erano spaventati non sapendo quale sarebbe stata la sua prossima mossa, poiché il re era imprevedibile.

Improvvisamente il rumore delle fibbie sbattere, cessò. Iniziarono tutti a guadarlo attentamente senza muoversi o proferire parola, mentre lui si fermò stando in piedi, come se stesse pensando intensamente. Poi alzò la testa. Il re aveva dei tratti ben definiti: i capelli tirati verso l'alto, le sopracciglia messe in posizioni tali da farlo sembrare sempre arrabbiato e gli occhi marroni, quegli stessi piccoli occhi che analizzavano attentamente ogni persona, una dopo l'altra.

Sarebbe stato considerato un bel uomo da molti, se non fosse per le sue brutali azioni.

Gli abitanti del villaggio potevano sentire i suoi corti e regolari respiri.

«Chi è stato?» furono queste le sue prime parole. La voce era profonda e misteriosa. Squadrò la folla ma nessuno parlò. Imprecò, con gli occhi pieni di rabbia e odio. «Chi è stato?» urlò, ma per la seconda volta nessuno rispose. Rimase lì impietrito per un secondo guardando tutti, finché non posò gli occhi su un uomo le cui dita erano incrociate.

Ovviamente l'uomo era terrorizzato ma cercò di apparire il più innocente possibile.

Il re camminò nella sua direzione, avvicinandosi tanto da far sì che i loro nasi quasi si toccassero.

«Sei stato tu?» ringhiò a denti stretti come se fosse un animale. L'uomo non parlò. Stava tremando dalla testa ai piedi. Tutti guardavano la scena attentamente, avendo paura di cosa sarebbe capitato al poveretto.

Il re lo impugnò per la maglietta spingendolo fino a fargli sbattere la schiena contro il muro. I cittadini volevano aiutarlo ma non potevano, e pensare che episodi del genere succedevano sempre nel regno.

L'uomo iniziò a piagnucolare.

«Rispondimi, plebeo» disse stringendo i denti e la presa.

«N-n-non sono stato io!» pianse, annaspando per respirare. «P-per favore signore. Sua maestà. Sua altezza. Non sono stato io!»

Il re mantenne la presa, per poi lasciarlo andare facendolo cadere a terra.

La scena era sconcertante ma ancora una volta, nessuno osava fiatare.

Sorrise; uno di quei sorridi che promettono qualcosa di brutto. «Molto bene» disse, osservando i suoi sudditi. «Ritornerò domani» dichiarò, facendo sì che tutti si scambiassero delle furtive occhiate piene di spavento. «Se nessuno parla» rise. «Allora tutti voi ne pagherete le conseguenze»

La sua voce era intimidatoria e minacciosa ma nello stesso tempo aveva un non che di attraente. Si diresse verso la carrozza, dove lo aspettavano due soldati. La carrozza era bellissima e di colore azzurra e dorata ai suoi lati, guidata da due cavalli neri come l'ebano, che lo attendevano. Vi entrò lentamente, facendo in modo che tutti potessero ammirare quanto fosse ricco e potente. «Ricordatevi, ritornerò molto presto» pronunciò malignamente, fino a quando uno dei soldati non chiuse la portiera. La carrozza scomparve nella nebbia, lasciando gli abitanti finalmente in pace.

Il re era un tipo strano ma non era sempre stato così.

Ha fatto cose orribili. Cose che nessuno si poteva immaginare.

Nessuno ha mai capito il re e il perché si comportasse in questo modo.

Vi starete chiedendo, quale è il suo nome?

Beh, si faceva chiamare con l'appellativo di Justin Bieber.

Qui inizia la storia di un re pazzo, il quale trovò l'amore e la felicità nel modo più inaspettato possibile.

king ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora