XIII

91 9 7
                                    

Ariana fissò suo fratello;  le si offuscò la vista a causa delle lacrime. 

«Frankie» disse. «Sei davvero tu?»

Il ragazzo di fronte a lei mise le mani sulle sue tra sbarre e le tenne strette. «Sono davvero io» rispose  con un sorriso sul volto mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia.

Ariana sorrise, e anche se le mani di suo fratello erano fredde, sentì una sensazione calda attraversarle il corpo. Alzò la mano per toccargli la guancia.  «Mio Dio, sei davvero tu» rise.  Frankie sorrise. Ariana lo guardò nella luce fioca. Sembrava più o meno lo stesso dall'ultima volta che l'aveva visto: i capelli castani, i suoi occhi, il suo sorriso. Anche se ha iniziato a farsi crescere la barba. Ariana rise tra sé.

«Ti stai facendo crescere la barba?» domandò mentre sentiva i peli sul suo mento. 

«Sì» sorrise. Ariana fece lo stesso e si limitò a fissarlo, assicurandosi che quel momento fosse reale. Non poteva credere che stesse accadendo. Erano passati quasi quattro mesi da quando aveva visto qualcuno nella sua famiglia, persino amici.

I due fratelli erano seduti in silenzio sul terreno freddo della prigione.  Sembrava passato un intero minuto prima che Frankie rompesse il silenzio. 

«Mi sei mancata Ariana» disse. 

«Mi sei mancato anche tu» rispose. Guardò le catene ai suoi piedi. «Perché sei qui?» chiese alla fine. Il sorriso di suo fratello svanì e lui premette le labbra, serrandole.  Strinse i denti come se stesse lottando per trovare le parole giuste da dire.

«Papà si è ammalato» disse stringendo i denti.  Ariana ascoltò la sua voce echeggiare attraverso la prigione buia e attese che il suono della sua voce si affievolisse per rispondere. 

«È malato?» chiese tremando. Frankie annuì.  Il cuore di Ariana si fermò. Come si è ammalato? Da quanto tempo è malato? Quando si riprenderà? Un'espressione preoccupata attraversò il viso di Ariana e le domande le riempirono la testa. 

«Il dottore gli ha fatto alcune visite e pensa che prima o poi si riprenderà, ma lentamente»

Ariana fissò il terreno incredula. Suo padre era l'uomo più forte che aveva visto sulla terra. Era un modello da seguire per lei.  «Ma cosa c'entra questo con il fatto che tu sia qui?» domandò guardando suo fratello. 

«È che...» iniziò Frankie. «Siccome papà è molto malato, la nostra casa è diventata di mia proprietà»

Aveva senso, pensò Ariana. Nel villaggio, solo gli uomini potevano essere proprietari della casa. Odiava questa legge.  Se le donne dovevano occuparsi della casa, perché i loro mariti dovevano possederla? Scacciò i suoi pensieri.  «Continua» disse dopo essersi schiarita la gola. 

«Sono il proprietario ufficiale della casa perché non sappiamo cosa succederà a papà. Ora viene il problema...» sussurrò avvicinandosi alla sorella dall'altra parte delle sbarre. «Stiamo finendo i soldi. Siccome papà è malato, io e la mamma abbiamo dovuto pagare il dottore affinché venga a visitarlo più spesso. Ieri sono venuti gli esattori del castello a riscuotere le tasse e io e la mamma non avevamo abbastanza soldi per pagare tutto; dato che sono il proprietario della casa, mi hanno trascinato qui»

Frankie si fermò un momento per far capire ad Ariana cosa stava succedendo. Attese una reazione da parte sua, ma lei non fece altro che fissare il pavimento. I suoi occhi sembravano quasi di vetro come se si sarebbero rotti da un momento all'altro.

Poi finalmente girò la testa verso di lui. «Ti hanno portato qui perché non avevi abbastanza soldi?» domandò, aspettando che lui chiarisse la situazione. Suo fratello annuì. Ariana fissò il sangue sulle pareti della cella di suo fratello. Una sensazione inquietante la sopraffece. «Che cosa hanno intenzione di fare con te?» disse mentre guardava le pareti. Frankie lo notò e si girò per vedere dove lei stava guardando. Vide le macchie di sangue sui muri e gli occhi si aggrottarono. Era spaventato. Davvero molto spaventato. Ovviamente era era; stava nel castello del re!

king ➳ jbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora