Il giorno seguente Hermione si stava recando in Sala Grande per la colazione.
Non aveva chiuso occhio quella notte, e aveva dovuto racimolare tutta la sua buona volontà per alzarsi dal letto, lavarsi e infilarsi la divisa scolastica.
Il ricordo vivido degli avvenimenti del giorno prima - soprattutto quelli della sera prima- le riempiva la testa di domande alle quali non riusciva a darsi risposta, e avrebbe tanto voluto poter sfilare con la bacchetta quella miriade di pensieri che le affollavano la testa, per depositarli in una delle fialette che Silente teneva nel suo ufficio, vicino al pensatoio.
Dove si sarebbe recato il giovane Voldemort, nel cuore della notte, se lei non lo avesse interrotto?
Aveva già iniziato a cercare la Camera dei Segreti? Aveva già capito,di essere l’erede di Salazar Serpeverde?
E perché non l’aveva nemmeno sfiorata con un dito, una volta che si erano ritrovati soli, e lei era priva della protezione di Silente? Quando si era ritrovata schiacciata contro il muro, con la bacchetta di Riddle alla gola, era certa che lui le avrebbe fatto del male. Che le avrebbe fatto pagare con il sangue la sua curiosità.
Rabbrividendo, raggiunse la Sala Comune, dove il familiare profumo di pane tostato, bacon, marmellata e caffè, la rilassò un poco…sembrava tutto così normale!
Dal soffitto nuvoloso sovrastante cadeva una fine pioggerellina, che si dissolveva appena prima di bagnare gli studenti e i tavoli imbanditi.
“Hey Hermione!!” la chiamò Sarah sbracciandosi dal tavolo dei Serpeverde.
Hermione la salutò con un cenno e andò a sedersi vicino alla nuova amica.
“Wow! Non hai dormito bene? Hai due occhi!” le mormorò lei appena la vide in volto.
“No…solo un po’ di stress credo…” rispose Hermione sedendosi sulla panca vicino a lei.
“Beh,ci credo! Insomma dev’essere dura per te passare dalla Francia a qui! A proposito, come mai non hai l’accento francese?” Domandò Sarah mentre si serviva due fette di bacon nel piatto.
Hermione sapeva che non c’era malizia nella sua curiosità, ma non potè fare a meno di agitarsi a quella domanda.
“Beh,mio padre è Inglese, e in famiglia parliamo sempre così…” Balbettò.
“Oh! Certo capisco! Beh, è stata una fortuna per te no? Parli benissimo la nostra lingua!”
Hermione stava per risponderle quando sentì un fracasso infernale dietro di sé, come qualcosa di pesante precipitato.
Un improvviso scoppio di risa seguì subito dopo, e Hermione si voltò verso il tavolo di un'altra Casa, dove stavano guardando tutti.
Con una stretta al cuore, vide un ragazzo enorme,terribilmente familiare, a terra,fra i pezzi di legno della panca distrutta. Si coprì la bocca con la mano, soffocando un grido.
Nonostante non portasse la barba, il suo viso tondo e gli occhi gentili –nonché ovviamente la stazza mastodontica- le fecero subito riconoscere il giovane Hagrid, che rosso di vergogna cercava di rimettersi in piedi,scostando le schegge di legno dalla divisa.
Era incredibile come una persona poteva essere tanto diversa e tanto familiare allo stesso tempo.
“Oh,poverino…” mormorò Sarah guardando compassionevole il giovane mezzo gigante, mentre tutti continuavano a ridere e a schernirlo.
“Ma perché devono sempre prenderlo in giro?” continuò con voce infastidita,guardando male il resto dei ragazzi della tavolata.
Con un moto di rabbia , Hermione si alzò e si avvicinò ad Hagrid porgendogli una mano per aiutarlo a sollevarsi. Lui la guardò con occhi spalancati,incredulo e quando si alzò-superando Hermione di parecchi centimetri, nonostante non avesse ancora raggiuntola stazza dell’Hagrid che lei conosceva- balbettò un “g-grazie”.
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Prendi il mio cuore, la mia anima...prendi tutto ciò che sono.
FanficCosa fareste se vi innamoraste perdutamente del vostro peggiore nemico?Se sapeste che per salvare il futuro del mondo e delle persone a voi più care dovrete uccidere la vostra unica ragione di vita?Quando l'amore e la passione sono così forti da str...