Capitolo 10

4.1K 216 16
                                    

La pallida luce dell’alba filtrò attraverso il vetro impolverato della finestra  illuminando la corsia dell’infermieria,  silenziosa come una tomba a quell’ora del mattino.

Hermione non aveva dormito, non era riuscita a chiudere occhio neanche un secondo.

La sedia di legno su cui si era raggomitolata era tremendamente scomoda, ma non era quello il motivo per il quale non riusciva a trovare pace.

Si sentiva da schifo, come se un troll le avesse strappato il cuore dal petto e lo avesse preso a randellate per poi restituirglielo ammaccato e dolorante, tuttavia non abbastanza malridotto da evitare di battere come un ritmo frenetico ogni volta che i suoi pensieri vagavano alle ore precedenti.

Non credeva fosse possibile provare allo stesso tempo emozioni e sentimenti tanto contrastanti.

Odio, tenerezza, paura, desiderio, disprezzo per sé stessi, gioia, rimorso.

Cosa diavolo le era saltato in mente? Baciare Voldemort… la sola idea le rivoltava lo stomaco.

Ma baciare Tom Riddle…

Hermione sentì una vampata di calore bruciarle il viso.

Era stato come mangiare di nascosto una dose spropositata di gelato al cioccolato. Sapeva che era sbagliato, che le avrebbe fatto male, che non avrebbe dovuto farlo…ma nonostante questo non era riuscita a fermarsi.

Ed era stato incredibile… come un viaggio sulle montagne russe.

In quell’istante si udì un gemito provenire dal letto davanti a lei e una morsa di angoscia e senso di colpa le schiacciò il petto.  Tom giaceva inerte, il volto bianco come il lenzuolo in cui era avvolto, i capelli corvini gli si incollavano al viso bagnati di sudore e incrostati di fango.

Dio solo sapeva se si sarebbe ripreso. E lei se ne stava lì a pensare ai suoi baci!

Con un nodo di apprensione alla gola si sporse verso di lui e gli spostò una ciocca di capelli dalla fronte sudata.

L’infermiera, la signora Humbert, gli aveva somministrato un antidoto potente contro la maggior parte dei veleni di avvincini e mostri acquatici, ma non sapendo con esattezza la razza che l’aveva attaccato, c’era comunque il rischio che non funzionasse.

-Ti prego, fa che sopravviva- ripeteva allarmata una vocina nel suo cuore, eppure non riusciva a pronunciare a voce alta quelle parole. Se solo Silente l’avesse vista adesso…

Doveva uccidere Voldemort , e invece eccola lì a pregare perché vivesse.

Un breve movimento del corpo di Tom la fece sobbalzare e il suo respiro accelerò.

Le sue ciglia scure tremarono e pian piano si schiusero scoprendo due occhi liquidi, di un verde stranamente chiaro e calmo.

Lei tremò, il cuore le palpitava in gola come se stesse cercando di uscire dalla sua bocca.

Non l’aveva mai visto così, l' espressione di smarrimento sul suo viso lo rendeva così simile a un bambino indifeso che Hermione pensò per un attimo che ci fosse stato uno scambio di persona. Non poteva essere il futuro Signore Oscuro, che la guardava in quel modo attraverso le ciglia socchiuse.

“Her…mione…” sussurrò, muovendo le sue labbra in un modo così dolce, come se stesse baciando ogni lettera del suo nome mentre usciva dalla sua bocca, che Hermione arrossì.

Poi una smorfia di dolore gli fece strizzare gli occhi e lei si piegò subito su di lui in panico.

“Tom!” Esclamò terrorizzata accarezzandogli il viso.

Prendi il mio cuore, la mia anima...prendi tutto ciò che sono.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora