Prima giornata, pomeriggio e sera: Carpe diem

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Dopo una lunga serie di tentativi da parte di Cori di riattivare la scansione temporale dell'episodio da cui era letteralmente piovuto Zoro, tutti infruttuosi, la ragazza si era dedicata alla ricerca di particolari ascendenze che avessero reso particolare quel giorno. Ma non c'era assolutamente NULLA. E con nulla intendeva proprio nulla. Uno stomaco brontolò. "Ehi, testa-riccia, cos'hai da mangiare qui?" si lamentò Zoro. Lo stomaco brontolò di nuovo.
Cori sorrise. "Ho capito, vado a prenderti il pranzo" si alzò, felice di sgranchirsi un po' le gambe. "Tu aspettami qui"
Uscí di soppiatto dalla stanza. I suoi genitori raramente mangiavano a casa per pranzo, e da quando ne aveva memoria lei mangiava con suo fratello e i domestici in cucina. Quel giorno reputò saggio non lasciare troppo da solo l'alga marina, cosí quatta quatta scese le scale, sperando che Emilia non la vedesse. Entrò in cucina, che per fortuna essendo mezzogiorno era ancora vuota, e di corsa arraffò tutto il necessario per qualche panino, strappò un foglietto e vi scrisse che oggi aveva da studiare e non sarebbe scesa a mangiare, afferrò un vassoio e con la stessa fretta risalí le scale. Quando rientrò in stanza, vide Zoro che spenzolava le gambe fuori dalla finestra e faceva la salamandra al sole cocente di quel caldo giugno. Lo vide sorridere per un istante, giusto prima che si accorgesse del suo ritorno e aprisse gli occhi scuri in un'espressione di disappunto. Il ragazzo si girò e si sedette a gambe incrociate sul pavimento non appena lei varcò la soglia.
"Tieni, carcerato, ti ho portato il rancio" disse lanciandogli il vassoio in grembo.
"Alla buon'ora" rispose lo spadaccino dedicandosi all'attento studio di una sottile fetta di prosciutto.
"Che c'è, hai deciso di diventare vegetariano tutt'a un tratto, che fai quella faccia schifata?" ribatté lei fregandogli due fette di pane, un po' di carne e le verdure.
" Se tu questo lo chiami pranzo..." protestò Zoro riempiendosi la bocca di cibo senza nemmeno curarsi di dargli la forma di panino prima di mangiarlo.
"Beh, non posso svaligiare il frigorifero solo per riempire il tuo smisurato stomaco, sai?" ruminò lei a bocca piena. Quando due minuti dopo il modesto pranzo finí, Cori commentò fra i denti: "Certo Rufy sará imbattibile, ma anche tu non scherzi..." portando il vassoio vuoto allo scivolo diretto in cucina. Poi aprí la bocchetta della posta aerea lí nei pressi e ci urlò dentro: "Vassoio in arrivo!".
"Perché urli in un tubo?" chiese perplesso Zoro.
"Avverto la cucina. Una volta cose come queste venivano usate per i messaggi con la servitù o con gli altri abitanti della casa, senza che si suonassero fastidiosi campanelli. Adesso li uso soltanto io"
"Hmm. Interessante" ghignò Zoro avvicinandosi al tubo a grandi passi. Cori se ne accorse in tempo e serrò il tappo con le braccia. "Non se ne parla, vade retro" disse chiudendo il tappo con il lucchetto.
"Io torno a cercare, tu fa come ti pare" gli annunciò Cori aprendo la pagina PowerPoint della sua mappa concettuale.
"D'accordo"Sgniick


SgniickSgniickNel lento pomeriggio, il tempo era scandito dagli scricchiolii del suo povero letto. Nove ore. Nove lunghe ore erano passate nel lento susseguirsi dei numeri snocciolati dalla bocca di Zoro.
199999888
199999889

"Sai, credo abbiano capito tutti che sai contare" Il ragazzo la ignorò palesemente, continuando a sollevare il letto. Erano state nove ore lunghissime. Fino alle quattro Zoro si era limitato a dormire in un angolo, lasciando la stanza in un silenzio surreale mentre lei ripassava le materie d'esame. Poi il bimbo si era svegliato, e aveva cominciato a fare ginnastica, a ciclo continuo, senza interruzioni. Non che a lei dispiacesse stare lí ad ammirarlo, ma come primo giorno di convivenza era abbastanza stressante. E poi un po' le dispiaceva fare l'ameba computerizzata davanti a tutto quello sforzo. Alzatasi, buttò il vassoio che si era fatta portare per cena con una scusa nello scivolo, poi spalancato l'armadio estrasse il sacco a pelo e lo stuoino, e soppesandoli pensò che preferiva condividere il letto piuttosto che il suo amatissimo sacco a pelo. E poi il crocifisso non era mica appeso per sport sopra il suo letto, cosí prese il pigiama e si diresse in bagno.
"Zoro, ti serve un pigiama?"
"No, resto con i miei vestiti"
"D'accordo"Cinque minuti dopo, Cori usciva dal bagno. Zoro aveva finito di fare sollevamento letti, e appena la vide si mise a ridere. Ma ridere proprio di pancia.
"Non. Ridere" sibilò Cori.
"Non scherzare, sei ridicola! Come si fa a non ridere?" sghignazzò il ragazzo con le lacrime agli occhi. "Sembri un carcerato!" disse indicandola. D'accordo, mettersi il pigiama arancione era stata una pessima idea, sembrava veramente una carcerata cresciuta nei suoi vestiti. Le maniche della giacca si arrestavano venti centimetri prima del polso, per non parlare dei pantaloni. Beh, sempre meglio di quello coi gattini.
"Ringrazia che non abbia una mannaia con me, o potresti dire addio al tuo riposo notturno" rispose dunque, tirandogli un pugno in testa. "Finché non avrò risolto il problema, tu dormirai nel mio letto, si quello che hai sollevato per cinque ore di fila" Chiarí.
"E tu dove dormirai?" chiese guardandola sospettoso.
"Qui" rispose lei indicando lo stuoino e il sacco a pelo stesi per terra.
"E cosa vuoi in cambio?" borbottò Zoro memore di Nami e delle sue furberie.
"Niente. Mi va bene cosí, preferisco condividere il letto piuttosto che il sacco a pelo" ribatté lei.
"Ma è ancora presto. Vai a letto coi vecchi!" si lamentò il giovane dai capelli verdi appollaiandosi come un pappagallo sul letto.
"Liberissimo di non dormire" ribadí lei infilandosi nel sacco grigio e verde. "L'importante è che non esci in escursione nel mezzo della notte, che col senso dell'orientamento che ti ritrovi dovrei andare a cercarti in Siberia, mica no"
Zoro mise il broncio: "Guarda che sono capacissimo di trovare una strada una volta che l'ho percorsa" rispose sedendosi.
"Haha, ha detto la battuta. Buonanotte, Zoro" ribatté lei facendo il verme nel sacco a pelo per spegnere la luce.
"Buonanotte" sbadigliò Zoro appollaiandosi alla finestra.


Il cielo era nuvoloso quella sera, e si vedeva a malapena un lucore latteo diffuso. Cori continuò a rigirarsi inutilmente nel letto, preda dei pensieri del giorno. Ricapitolando: Zoro era a casa sua per un motivo non ben specificato e lei aveva accettato di aiutarlo per non so quale derivazione dello spirito da crocerossina. Pro: Aveva Zoro (uno dei suoi idoli, uno sportivo fantastico, un cervello fine [a volte] ed un carattere niente male) a casa. Contro: Doveva evitare che i suoi genitori lo sapessero, ed in secondo luogo anche l'intero universo, pena... beh, di sicuro un gran casino. In secondo luogo aveva la maturitá, cosa che rendeva la situazione ancora più ingestibile. Soluzione: Al momento nessuna, se non un gran mal di testa. Quando si rigirò per l'ultima volta (le visioni apocalittiche fanno un brutto effetto), la stanza aveva assunto un effetto surreale. La luna la illuminava da quell'unica finestra, dipingendo nettamente l'ombra di Zoro sulle pareti. I capelli color menta avevano assunto una sfumatura argentea, ed il ghigno che il ragazzo era solito portare si era sciolto in una curva morbida, tendente verso il basso. Si era addormentato cosí, seduto sul bordo della finestra, con la spalla contro lo stipite e le ginocchia al petto, le spade al suo fianco. Un moto di curiositá attraversò Cori. Si avvicinò di soppiatto, fino ad arrivare a poca distanza da lui, e si mise ad osservarlo come un animale curioso, piegando la testa per studiarlo meglio. La curva della clavicola faceva mostra di sé dalla larga maglia che indossava, i muscoli del collo abbronzato sembravano gonfiarsi ad ogni respiro tranquillo. Le labbra sottili erano socchiuse in un sospiro dormiente. La ragazza sorrise intenerita. Un ciuffo ricadeva sugli occhi, e Cori allungò una mano per sistemarlo, forse per svegliarlo, chissá. Zoro all'improvviso la afferrò per il collo, spalancando i crudeli occhi color caffè, e strinse. "Non farti illusioni. Lo farò anch'io" ringhiò. Cori stringeva e graffiava il polso di Zoro, ma era debole come un gattino. Perché non riusciva a fare niente? Le sue gambe dov'erano? "Cosa?" rantolò paonazza, fissandolo in quei magneti scuri. "Non l'hai scordato" ghignò l'altro. "Lo rivedrai"

Cori si svegliò di soprassalto, portandosi le mani al collo tossí. Era appena l'alba. La stanza era illuminata da quel chiarore mattutino, e gli oggetti sembravano sbadigliare. Preda dei terrori notturni, la ragazza controllò in ansia la finestra, ma Zoro non c'era, dormiva nel suo letto come un angioletto. Si strofinò la faccia e andò in bagno. Sul suo collo non c'era niente.
"Solo un sogno, è stato solo un sogno" ansimò nel tentativo di convincersi.


In un'altra casa a pochi metri da li', due occhi verdi si spalancarono.

BrotherhoodWhere stories live. Discover now