Presentazioni

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Cori si guardò allo specchio, cercando i lividi purpurei sul collo, incontrando unicamente la distesa bianca e calda della sua pelle, le iridi nocciola che si riflettevano nelle pupille dilatate dallo spavento. Eppure, non poteva essere stato solo un sogno. Era tutto cosí lucido... forse si era lasciata impressionare un po' troppo. In fondo, non aveva fatto nulla che avesse potuto provocare una reazione cosí violenta in Zoro, e lei era sicuramente in grado di difendersi nella realtá da uno strangolamento con una sola mano. Nel sogno (ancora faticava a chiamarlo cosí) era come se le sue gambe fossero scomparse, e le sue mani erano deboli come le zampine di un gattino. Ricordava di aver graffiato debolmente la mano ed il polso di Zoro. Si passò una mano sui capelli. "Meglio tornare a lavorare" mormorò buttandosi sulla scrivania. Non si sarebbe riaddormentata tanto presto, lo sapeva.Quando Cori si svegliò, si accorse di stare nel suo letto. Eppure era sicura di essersi addormentata alla scrivania... era proprio fumata per non accorgersi che qualcuno la spostava di peso mentre dormiva, non era esattamente un peso piuma. Si tirò a sedere, si strofinò gli occhi e... Zoro era sparito. Si alzò a velocitá stratosferica e spalancò la porta, non c'era, la finestra... eccolo lí, grazie al cielo! Si scapicollò sulle scale, per poi sbattere contro...
"Gregorio!" gridò saltandogli al collo "finalmente sei tornato!"
"Ehi, piccola Cori!" rise il ragazzone stringendola a se. "sei cresciuta, lo sai?"
"È passato solo un mese! Al massimo sono ingrassata" rispose sciogliendosi dall'abbraccio.
"Mi sei mancata, piccoletta" sorrise scompigliandole i capelli "Dove andavi cosí di fretta?"
"Ehm... a trovare il mio pesco" rispose dondolando. Non era capace di mentire a Gregorio.
"Non mentirmi, ti conosco bene" la ammoní infatti il moro trentacinquenne.
"Non sei troppo grande per lei, dongiovanni?" si intromise una voce pacata. I due arrossirono all'istante.
"Vecchio, non pensavo di trovarti ancora in piedi, sai?" bofonchiò Gregorio voltandosi dall'altra parte.
"Ho 83 anni, non ho ancora un piede nella tomba" rispose sullo stesso tono il vegliardo, curvo sulle carte che frusciavano fra le sue lunghe dita ossute e i radi capelli bianchi, ondeggianti a ritmo del passo cadenzato, quasi da marcia militare. "Piuttosto, come sta tuo nonno, Cori?" chiese preoccupato il vecchio economo.
"Sembra che si sia ripreso, ma lo sai com'è fatto, quando gli manca la nonna è sempre tristissimo, poi questa settimana c'era l'anniversario... Torno a trovarlo martedí, se vuoi mi puoi accompagnare" gli rispose la ragazza.
"Io, salire su quella trappola infernale? No, no: Se lo farò, lo farò sulle mie gambe" ribatté stizzito l'uomo.
"Non è una trappola infernale!" protestò accoratamente Cori. "È una moto!"
"Ah, vecchio Silas, certe cose non cambiano mai!" mormorò Gregorio.
"Stessa cosa" borbottò l'uomo allontanandosi. "Gregorio, per domani voglio il resoconto delle spese di giardinaggio di questo mese sulla scrivania"
"Si capo" rispose il giovane parodizzando un saluto militare.
"Piuttosto Greg, ancora non ti ho chiesto di tua madre, come sta?" chiese la ragazza fissandolo negli occhi color caffè.
"Bene, finalmente ha traslocato. Le ho di nuovo detto che poteva smettere di lavorare, ma lei insiste..." disse mentre affiancandosi a lei con le mani in tasca cominciava a camminare lungo il giardino.
"Meglio cosí" rispose Cori, la cui visuale, ora libera, comprendeva una testa di muschio (per non dire altro) che si mimetizzava tra le poche, fitte file di alberi boscosi al margine del suo giardino.
"Non mi hai ancora risposto. Chi cerchi cosí di fretta?" chiese curioso il moro.
"Oggi è venuto un mio amico a casa e ci siamo messi a giocare a nascondino, tutto qua" ribatté sventolando una mano.
"Cori. Tu non hai amici" dichiarò a bassa voce il giovane.
"Non dirlo cosí, sembro un'asociale!" protestò Cori. Gregorio sollevò un sopracciglio. "Va bene, un pochino lo sono, lo ammetto."
"E sentiamo, chi è questo tuo amico?" indagò.
"Cos'è, un interrogatorio? Fai le veci di mio fratello?" sputò acida la ragazza. "Sta tranquillo, appena lo trovo, lo meno e lo caccio"
"Siamo di cattivo umore oggi, eh? Vuoi che ti aiuti?" Ridacchiò.
"No, no, tranquillo, faccio da sola" ghignò scrocchiandosi le dita. "Ci vediamo dopo" lo salutò allontanandosi.
"Ok. Più tardi mi racconti cos'è successo, d'accordo?" le urlò Gregorio, ormai vicino alla sua Catapecchia, una sottospecie di baracca da pescatore all'angolo più estremo del giardino.
"D'accordo" arrossí.
"D'accordo" una seconda voce la scimmiottò dietro di lei. Zoro faceva mostra della sua prestanza emergendo a torso nudo dalle fratte.
"Tu" sibilò Cori fissando quel ghigno sarcatico con le sopracciglia aggrottate."Hai idea del colpo che mi hai fatto prendere?"
"Che c'è? Mica potevo rimanere chiuso lí dentro in eterno!" protestò.
"E l'incognito, lo mandiamo a puttane?" si alterò la ragazza.
"Ho messo la parrucca, scema" ribatté annoiato Zoro.
"Come se non attirassi comunque l'attenzione..." mugugnò fra i denti, tirandogli un pugno di erba e terra addosso.
"Ehi, che cavolo fai?!" sbraitò il ragazzo, colto di sorpresa.
"Mi vendico" rispose serafica lei, sbattendo le mani per liberarle dalla polvere.
"Ah, si? Vediamo chi si vendica, adesso! Vieni qua , che ti seppellisco!" ruggí lui sollevando un'enorme zolla di terra.
"Non credo proprio, testa d'alga!" gli urlò lei di rimando, fuggendo fra gli alberi. Zoro ruggí ancora cercandola, e Cori ne approfittò per fregare una corda dalla Catapecchia, farne un lazo e buttarlo sopra e oltre il ramo di un albero, lasciando che ricadesse a terra fra la polvere, legò l'altra estremitá ad una pietra pesante, che mise in alto.
"Ehi, scemotto! Sono quiii!" lo richiamò vedendolo poco più in lá, e si nascose dietro un arbusto. Zoro corse verso di lei con la zolla ancora sospesa sopra la testa ed entrò nel lazo, Cori buttò giu la pietra e lui si ritrovò appeso a testa in giù, completamente sporco di terra ed erba fresca. La ragazza rotolò fuori dal nascondiglio ridendo della grossa con le lacrime agli occhi, ma Zoro non si scompose e con un taglio netto recise la corda, ricadendo a terra con le ginocchia piegate e la mano sulla katana di nuovo nel fodero.
"Sei finita, testa-riccia!" urlò di nuovo Zoro inondandola di terra. L'enorme zolla si infranse contro le sue braccia e le inondò di terra il corpo, i capelli, i vestiti, tossí poi per quella che le era entrata in gola, si stropicciò gli occhi e quando li riaprí, sentí Greg urlare: "Cori, che succede? Chi sta urlando?" i suoi passi risuonavano sul terreno ghiaioso.
"Sbrigati, nasconditi" sussurrò a Zoro spingendogli le spalle verso il basso.
"Ma perché?" protestò lui facendo resistenza.
"Puoi obbedire e basta, per questa volta?"lo supplicò Cori. Gregorio arrivò correndo con una zappa sulle spalle larghe. "Che succede? Ho sentito gridare"
"Mmm, non lo so, saranno i vicini" glissò la ragazza appoggiandosi ad un tronco con nonchalance. Il giovane si insospettí. "Tu non me la racconti giusta" disse mettendosi a braccia conserte.
"Sta' tranquillo, va tutto bene. Io sto bene. Di cosa ti preoccupi?" tentò di tranquillizzarlo.
"Non lo so... forse che da quando sono arrivato continui a comportarti in modo strano? O forse perché sei sporca di terra da capo a piedi ed il giardino sembra un campo minato?" attese invano una risposta, fissandola con insistenza. Greg non le incuteva timore da molto tempo, nonostante la sua montagna di muscoli, quindi poté tranquillamente rimandargli lo stesso sguardo, iniziando una breve lotta di volontá. Alla fine fu il giovane a cedere, e scuotendo la testa si girò per allontanarsi. "Adesso non mi va, ma ne riparleremo" le annunciò uscendo dalla breve quanto fitta boscaglia.
Zoro si alzò di fianco a lei. "Era l'ora" mugugnò osservando il tramonto ormai prossimo dietro di loro.
"Eh, si, si è fatta una certa. Rientriamo?" chiese. Zoro la seguí in silenzio affiancandola. Era passato un giorno intero da quando Zoro era piovuto nella sua stanza, il sole radente illuminava con la sua luce aranciata i pochi alberi da frutto del giardino, e le pareti rosate della casa si tingevano di una sfumatura viva, quasi pulsante. "Come sei arrivato qui?" la sua voce ruppe un silenzio che si era fatto surreale.
"Se lo sapessi sarei giá tornato indietro, non credi?" le rispose sarcastico, fissandola perplesso con la coda dell'occhio.
"Dicevo proprio come ti ricordi di esserci arrivato" specificò.
"Mi ricordo solo di essere stato tirato con forza verso il basso, una forte luce ed un tunnel molto scuro. Poi sono caduto" Doveva essere un flashback, pensò Cori guardandolo ricordare. Lui probabilmente adesso stava rivedendo esattamente ciò che aveva vissuto, ed era convinto lo stesse vedendo anche lei. Peccato che quel genere di capacitá non esistesse nella Realtá, sarebbe stata molto utile. No, non le veniva in mente niente che avesse a che fare con tunnel bui e forti luci al momento, se non la famosa luce in fondo al tunnel quando si muore, e sinceramente dubitava fosse qualcosa di simile.
"Dai, entra" lo invitò aprendogli la porta della cucina che dava sul retro. In un'atmosfera di inaspettato rilassamento, i due fecero il tragitto in silenzio, entrando poi nella camera giá avvolta nella grigia luce crepuscolare. Nel cielo apparivano le prime stelle. Mentre attendeva che la chiamassero per la cena, Cori si avvicinò alla finestra e notò una cosa stranissima. Il cielo appariva come una membrana traslucida attraverso la quale passava la luce di stelle diverse dalle loro, più fievoli, più lontane probabilmente. All'improvviso, col favore della notte, l'aria sembrava come vibrare intorno agli oggetti, formava bizzarre figure distorte. Ma il cielo era sicuramente lo spettacolo più bizzarro. Quelle strane stelle... non le vedeva per la prima volta, ne era sicura. In un punto a qualche isolato da lí, una linea d'aria vibrava prepotentemente, turbando quella straordinaria quiete. Era come se la coperta del cielo fosse stata usurata a tal punto da lasciar intravedere le stelle di un mondo alieno.
"Ehi Zoro. Le vedi le stelle?" sussurrò al ragazzo dietro di lei, che le si affiancò con le mani nelle tasche.
"Certo, per chi mi hai preso?" protestò svogliatamente.
"Cioè, non vedi nulla di strano?" precisò, non sapendo bene in cosa sperare.
"No. Sono solo stelle diverse dalle mie" le rispose con uno strano tono, che sul momento non seppe ben identificare. Aveva una strana espressione, seria e assorta.
"Capisco" gli rispose lasciandolo solo alla finestra. Era solo nostalgia, per quanto nascosta e imperturbabile fosse la sua espressione, impenetrabile il suo cipiglio. Voleva solo tornare a "casa", dove lui aveva un'identitá, libera da costrizioni, e soprattutto i suoi nakama ed un sogno da conquistare. Lo osservò un'ultima volta accomodarsi nell'incavo della finestra e ignorare il suo sguardo. Un giorno, forse anche domani, lei avrebbe dovuto affrontare il giusto scioglimento di questa tensione nostalgica e lasciarlo andare. Ma per adesso avrebbe fatto finta che Zoro fosse una specie di dono del cielo, esente dal dolore della separatezza del proprio cuore, o perlomeno nella giusta misura in cui sarebbe bastata lei per consolarlo, e di cui si doveva occupare. Un'impegno che era felice di prendersi. Essere utile! Non si sarebbe mai aspettata di provare cosí precocemente la nostalgia per l'addio di una persona che aveva conosciuto appena ieri. Ma era una cosa che capitava spesso. Era sempre stata cosciente della fine che ogni sua relazione umana avrebbe avuto, e ne provava la nostalgia prima ancora che questa nascesse.

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