La mattina dopo, Cori si svegliò con un mal di testa pressante, che ignorò prontamente. Era lunedí. Lunedí. Lunedí. Lunedí. L'ultimo lunedí prima degli esami, e doveva andare a scuola, sperando che Dio la salvasse da Zoro e da quegli altri cretini di teppisti. Proprio non aveva voglia di uscire dal sacco a pelo, ma si costrinse e pochi minuti dopo era pronta per andare. Era presto, erano appena le sette, e i suoi occhi si chiudevano per la stanchezza. Doveva avvertire Zoro, ma non voleva svegliarlo, era cosí carino quando non faceva l'immusonito! Non sapeva se sapesse leggere l'italiano. Di sicuro lo parlava, ma poteva anche essere un effetto collaterale del passaggio interdimensionale. Se le sue supposizioni erano esatte, in teoria dall'altra parte si doveva parlare in giapponese, ma non ne era tanto certa, e comunque di giapponese sapeva ben poco, cosí risolse per un messaggio vocale da affiancare ad uno scritto ed uscí.Era appena finita una mattinata di merda. In classe era stata perennemente in ansia, e lei odiava stare in ansia, per le interrogazioni, le minaccie di morte, lo studio, Zoro... si, anche quel cretino, aveva paura che uscisse e si facesse notare. Per ora si era rivelato abbastanza gestibile, ma era sicura che questo aspetto circospetto e taciturno lo caratterizzasse solo in questo particolare contesto, solitario, ignoto, e anche abbastanza fastidioso, e non aveva idea di come potesse reagire sul lungo periodo. In più ci si mettevano anche i professori, con gli ultimi ripassi, le interrogazioni... Prima di superare il cancello della scuola intravide all'angolo della via quei quattro manigoldi che si ostinavano ad infastidirla a giorni alterni, uno sì e l'altro pure. Erano più grandi di lei di qualche anno. Li conosceva dai tempi delle elementari, e fin da allora erano state botte. Fortunatamente con loro non c'era il loro stupido capo, la persona che più non sopportava al mondo, o veramente avrebbe dovuto pensare che qualcuno lassù ce l'aveva con lei. Arrivò all'angolo della strada con l'umore sotto le scarpe.
"Ehi, Cori! Cos'è, non ci saluti?" la fermò uno dei fratelli.
"Perché dovrei?" mugugnò fra i denti.
"Mah, non lo so" disse quello dietro di lei afferrandola per il retro della maglia. "Forse ti converrebbe?"
Cori ringhiò, poi si abbassò di scatto, staccandosi dalla presa del ragazzo moro, poi gli tirò una craniata dritta sul mento rialzandosi.
"Ahia, ma sei impazzita?" grugní quello massaggiandosi la scucchia.
"Tanto non ti fai mai niente, di cosa ti lamenti?" sbuffò Cori alzando gli occhi al cielo mentre assorbiva e deviava con le braccia i pugni del fratello. Un altro le tirò un calcio sullo stinco. Cori ne approfittò per spostarsi dalla traiettoria dei pugni, afferrarne uno e con un Sasae-tsuri-komi Ashi buttarlo addosso al compagno, che insieme a lui rovinò al suolo. Un pugno la raggiunse sullo zigomo, infliggendole un lungo taglio con il tirapugni. Si sbilanciò all'indietro. Ahia, che male! Il quarto ragazzo la caricò e la schiacciò al suolo. Cori fece forza sulla gamba, e spingendogli la spalla lo rovesciò, beccandosi diversi schiaffi e pugni sul viso, prima che lei gli schiacciasse il braccio sinistro e lo tramortisse con una gomitata dritta in testa. L'altro ne approffittò per prenderla a calci. Cazzo, come erano appuntite quelle scarpe dritte nello stomaco! Afferrò il polpaccio del ragazzo e lo tirò a se, mentre spingendogli il piede sul ventre lo faceva cadere. Addosso a lei. Nel frattempo il primo assalitore si era ripreso e l'aveva afferrata per i capelli, estraendola da sotto il corpo del compagno.
"Non fai più tanto la sbruffona, eh?" Cori ghignò spezzandosi il labbro inferiore, prima di riempirlo di calci e pugni. Quello li parò e glieli rese in buon numero, prima che lei lo afferrasse per il collo e lo costringesse contro il muro, torcendogli i polsi fino quasi a spezzarli.
"Chi è che non fa più lo sbruffone, adesso?" lo sfotté sorridendo mentre gli spingeva il braccio contro la trachea finché non svenne. Nel mentre, dietro di lei i due superstiti la strapparono del collo del loro compare e insieme la tempestarono di pugni.
"Tanto non ti fai niente!" risero. Cori arretrò fino alla sua borsa e gliela tirò addosso, viva il peso della cultura! Ne caricò uno con il gomito, colpendolo dritto sull'orecchio. Il secondo le gettò contro la sua stessa borsa e la spinse a terra. Cori lo afferrò per la cintura e colpendolo con la parte bassa del palmo sull'orecchio lo girò sotto di se, tirandogli un calcio dritto nelle palle, si alzò e corse via prima che si rialzassero. Aveva giá perso abbastanza tempo, ed era stanchissima! Appena fu certa di essere abbastanza lontana rallentò. Dio mio, che dolore! Il petto le faceva un male boia, il taglio bruciava, e i colpi si facevano sentire. Aveva fatto bene a fuggire, non sapeva quanto ancora avrebbe potuto resistere una contro quattro!
YOU ARE READING
Brotherhood
FanfictionEhilá, mi chiamo Hikari_Sengoku, e questa é la mia prima fanfiction su questo fandom. Ringrazio chiunque vorrá leggere e a maggior ragione dare il suo giudizio. Sono a conoscenza dell'usura del tema, ma vedere le cose da un'altra prospettiva é sempr...