13. I Cavalieri dell'Inferno

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CAPITOLO TREDICI

I CAVALIERI DELL'INFERNO

 

«No, non sappiamo ancora quasi niente.»

Seduta ancora una volta sul sedile posteriore dell'Impala, Nev osservava distrattamente il proprio riflesso nello specchietto retrovisore. Aveva il terrore che il volto di Layla sareb­be ricomparso proprio lì, dove avrebbe dovuto esserci quello di Nevaeh Charon. Cosa avrebbe fatto se avesse di nuovo visto il suo vecchio volto dove non avrebbe dovuto esserci?

Una possibile conseguenza – Nevaeh se lo sentiva – sarebbe stata la pazzia. Probabilmente sarebbe impazzita e Dean sarebbe stato costretto ad ucciderla di nuovo. E forse, ma solo forse, questa volta lei non avrebbe nemmeno cercato di vendicarsi.

«Solo che Abaddon dovrebbe essere un Cavaliere dell'In­ferno,» continuò Sam, il computer portatile chiuso sulle sue gambe.

Probabilmente stava parlando con Bobby, pensò Nevaeh. Chi altri avrebbero potuto chiamare, i fratelli Winchester, in caso di bisogno?

Per la prima volta in tutti quei mesi, crogiolandosi nella beatitudine del momento, mentre l'Ombra era rintanata da qualche parte nella sua testa, Nev si permise di pensare a Robert Singer. Le mancava, certo, ma in quel momento desiderò non aver mai ucciso Riley, non aver mai raggiunto i Winche­ster. Se se ne fosse stata al suo posto, o se fosse rimasta con Jude Rockefeller e quel suo amico che proprio non era riuscita a sopportare, ora non si troverebbe in questa situazione. Chissà cosa avevano raccontato, Dean e Castiel, a Bobby per dare un senso alla morte di Layla King? Che avessero mentito anche a lui come avevano fatto con Sam? O forse gli avevano raccon­tato la verità – o per lo meno la loro versione della verità?

Le sarebbe piaciuto essere invisibile, in quel momento, per poter esser lì, con Bobby. O, ancora meglio, le sarebbe piaciuto essere come il Professor X degli X-Men per entrare nella mente del Cacciatore e avere tutte le risposte che voleva e di cui in quel momento sembrava avere un disperato bisogno.

Se non le fosse importato di far saltare in aria il proprio piano, se non le fosse importato esporre la verità che ora anche Sam conosceva, forse avrebbe chiesto a Dean cosa avesse raccontato a Bobby. Se avesse inventato un'altra bugia, se gli avesse rifilato la stessa balla di cui Sam era stato così convinto fino alla sua ricomparsa, o se gli avesse raccontato la verità.

Forse era meglio non saperlo nemmeno. Forse era meglio scomparire nel nulla proprio in quel momento e pensare ad un altro modo in cui ottenere la propria vendetta. Sapeva che, una volta ricongiuntasi con Bobby Singer, tutti i suoi piani sarebbero diventati troppo difficili da attuare perché sapeva, in fondo al proprio cuore ormai in decomposizione, che non sarebbe mai stata in grado di far nulla che avrebbe potuto arrecare dolore a quell'uomo. Bobby era stato lì quando nessun altro era stato presente: l'aveva accolta in casa sua, le aveva insegnato non solo a sparare, ma anche a sperare e ad aver fiducia nelle sue nuove capacità umane, nonostante potessero sembrare insignificanti in confronto a quelle che aveva avuto quando ancora era stata un angelo. Era sempre stato lì, con lei e per lei, così come lei era stata lì con lui e per lui. E rischiare di farlo star male, di ferirlo... Nevaeh sapeva, anche se forse non avrebbe mai voluto ammetterlo, che non sarebbe mai uscita indenne da quell'eventualità. Ne sarebbe uscita ferita quanto lui, se forse non anche di più. E più ci pensava, più detestava l'idea della sua vendetta, dell'Ombra che le dava sempre nuovi ordini, sempre nuove idee per i piani che doveva ancora mettere in atto.

E ora che le visioni erano tornate, ora che era stata là, con quell'uomo e quei guerrieri insanguinati, sapeva che non c'era più alcun modo di tornare indietro. Sapeva, in qualche modo, che, volente o nolente, avrebbe finito con il ferire Bobby Singer. Non solo sentiva che fosse necessario, ma anche inevitabile e Nev aveva ormai imparato che cercare di evitare l'ine­vitabile era stupido, inutile, uno spreco di quelle preziose energie che avrebbe potuto impiegare in un altro modo.

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