4. Non si torna indietro

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N.B.: questo è il capitolo incriminato (aka stanza della tortura).

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CAPITOLO QUATTRO

NON SI TORNA INDIETRO

Nevaeh aveva passato quasi tre giorni con Riley, ma aveva già capito una cosa: non si poteva più fidare di lei. Il demone le aveva detto di come l'avessero "iscritta a un corso rapido di rieducazione per demoni" – il che voleva dire passare un po' di tempo da sola con Alastair e i suoi giocattolini da tortura – ed era cambiata quasi radicalmente, anche se non voleva darlo a vedere.

Non solo il corpo era diverso, ora – di certo non si sarebbe mai aspettata di vedere la sua migliore amica nel corpo di una ragazza bionda e dalla pelle perfino più chiara della propria. Mancavano un sacco di elementi che rendevano Riley... be', Riley. Non aveva più alcuna fobia per i germi – anzi! E questa cosa terrorizzava Nevaeh come nessun'altra al mondo. Non aveva più alcuna mania per l'ordine. Era più spietata di quanto non lo fosse mai stata e spesso non apprezzava la compagnia dell'angelo caduto che si ritrovava ad avere come unica amica.

Nevaeh la trovava così diversa dalla persona che si era lasciata dietro prima di morire che aveva perfino paura di guardarla. Aveva paura che fosse in grado di leggerle la mente, che scoprisse ciò che aveva realmente intenzione di fare. Aveva un terrore osceno che l'essere che ormai l'accompagnava come se fosse la propria dannata ombra venisse scoperto e che venissero a galla cose che lei non era ancora capace di accettare, notizie che forse nemmeno sapeva, verità così spinose che avrebbero rovinato tutto.

Non le aveva ancora nemmeno rivelato i veri termini dell'accordo che aveva con Crowley, che non aveva nemmeno voluto la sua anima in cambio (e Nev non poteva che esserne contenta, naturalmente).

A dire la verità non avevano parlato molto e la ragazza te­meva che la sua amicizia con quel demone fosse stata irrimediabilmente danneggiata da forze troppo grandi per essere comprese.

Se all'inizio era stata contenta di tornare ad essere in com­pagnia della sua migliore amica, ora... ora non sapeva cosa pensare. Aveva paura di dire le cose sbagliate, di fare le cose sbagliate e di scatenare la furia di un mostro che non aveva mai conosciuto realmente. Non sapeva se incolpare Alastair, Crowley o se stessa per ciò che era accaduto a Riley, per il cambiamento che le era stato imposto.

Dannazione, ora camminava perfino in modo diverso!

«Non è colpa tua. Nulla di tutto questo è colpa tua.» Le parole dell'Ombra e la sua voce, fumo nel suo cervello, la riportarono alla realtà e al sedile che aveva sotto il sedere.

«Io pensavo... Anzi, no, speravo... Non so, di riavere indietro la mia amica e la mia vecchia vita,» sospirò, stropicciandosi gli occhi e gettando un'occhiata all'altro lato della strada, al mini-market in cui Riley le stava comprando qualcosa da mettere sotto i denti. «E invece non sono nemmeno sicura di potermi fidare di lei, ora. È così cambiata che...»

«Che vorresti non aver ordinato a Crowley di restituirtela?»

«Potresti evitare di frugare nella mia testa?» sbottò Nevaeh e si spinse in avanti fino ad appoggiare la fronte sul volante. «Però sì, in poche parole l'idea è quella.»

La ragazza e l'Ombra passarono in silenzio un paio di minuti, prima che quest'ultima esprimesse ciò che Nevaeh stava pensando e che non voleva accettare.

«Dobbiamo sbarazzarcene,» e la voce della sua guida – come si era definita l'Ombra – le solleticò il lobo dell'orec­chio. Quando si girò nella sua direzione, però, quella massa o­scura era scomparsa e Riley stava aprendo la portiera del passeggero.

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