3 ~ cîhkeyimew

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- Dici sul serio? - Chiese il bambino strabuzzando gli occhi. - Che coincidenza! -

- Beh, neanche più di tanto... - Mormorò il maggiore distogliendo lo sguardo a disagio. - Il nome Dominik è piuttosto comune, no? -

L'altro risolse la questione con una breve scrollata di spalle, per poi riprendere il cammino verso la fermata dell'autobus.

Il sedicenne osservò il minore con la coda dell'occhio per quasi tutto il tragitto, chiedendosi cosa diamine stesse facendo.
Era davvero giusto interferire in quel modo?
Ma poi, ciò che stava facendo avrebbe avuto davvero delle ripercussioni sul futuro o alla fine avrebbe scoperto che si era trattato solo di un sogno?

"No" pensò scuotendo il capo con decisione "prendere in considerazione una possibilità del genere non mi porterà da nessuna parte".

E a quel punto una nuova domanda sorse spontanea: dov'era che doveva arrivare? Qual era il suo obbiettivo?

Finché non gli fosse stato chiaro quale fosse il motivo per il quale era tornato indietro di sei anni, erano ben poche le cose che poteva fare.
Soprattutto considerando che il sè stesso bambino fosse l'unica persona con la quale era in grado di comunicare...

- Sbrigati! -

Esclamò tutto d'un tratto il bambino alla vista dell'autobus, già fermo alla sua fermata, a una ventina di metri di distanza da loro.

Riuscirono a salire appena in tempo, pochi istanti prima che le porte si chiudessero.
Trovarono posto in uno dei primi sedili e, dopo essersi guardato rapidamente intorno e aver constatato che ci fossero almeno altre dieci persone, il sedicenne avvisò il minore che avrebbe schiacciato un pisolino per tutto il corso del tragitto.
Non che fosse davvero stanco o avesse voglia di dormire -ci aveva già provato quella notte e aveva scoperto di non esserne in grado-, tuttavia se si fossero messi a parlare in quel luogo, ciò che gli altri passeggeri avrebbero visto non sarebbe stato altro che un bambino un po' sciocco e parecchio solo che dialogava con il suo amico immaginario.

- D'accordo, allora sogni d'oro. -

Sorrise il bambino, parlando fortunatamente con un tono di voce abbastanza basso, per poi voltarsi verso il finestrino.
Il maggiore allora si voltò nella direzione opposta e si abbandonò contro lo schienale del sedile, fingendo di aver già preso sonno.

Più passava il tempo, più si rendeva conto di riuscire a prendere il controllo del suo stato corporeo. Doveva ancora fare un po' di pratica, ma ormai, dopo aver passato l'intera notte a sperimentare, era in grado di scegliere se attraversare un oggetto o meno.
Certo, ancora non riusciva ad afferrare o spostare nulla, nè a sentire la consistenza o il calore delle cose che toccava, a scontrarsi contro una persona o a lasciare alcun tipo di impronta o segno del suo passaggio, tuttavia considerava già tanto riuscire ad entrare all'interno di un edificio o in un mezzo di trasporto come quell'autobus senza troppi problemi.

Il ragazzo stava giusto pensando a quanto tempo gli sarebbe servito per riuscire a fare tutte quelle altre cose -e soprattutto se fosse davvero possibile per lo stato in cui si trovava-, quando il suo sguardo si soffermò con leggero stupore su uno dei passeggeri.

Un bambino di dieci anni dagli scompigliati capelli a spazzola seduto proprio alla sua destra, subito oltre il breve corridoio che attraversava l'intero veicolo.

"Che ci fa qui Ethan?" Si chiese riconoscendo quello che nel giro di solo un altro anno o poco più sarebbe diventato uno dei suoi quattro bulli per eccellenza. "Credevo fossero solo Zack e Mathis a frequentare una scuola fuori città".

In effetti, però, il bambino non aveva nessuno zaino con sè, nè a terra, nè sul sedile accanto.

"Sarà andato a trovare qualcuno?" Si ritrovò a ipotizzare Dominik, osservando perplesso lo sguardo quasi perso nel vuoto del minore. "Ma da solo e in un giorno di scuola? I suoi genitori lo sapranno?"

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