16 ~ iskotew

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Alte lingue di fuoco danzavano caotiche davanti ai suoi occhi, scalando rapidamente i fusti degli alberi e arrivando così fino ad incendiare il cielo, circondandolo su ogni fronte, intrappolandolo in quella gabbia infuocata.
Come una belva vissuta a lungo in cattività alla quale vengano finalmente tolte le catene, le fiamme marciavano implacabili, illuminando a giorno l'oscurità dei meandri più nascosti del bosco. Insaziabili, inghiottivano tutto ciò che si metteva sul loro cammino, proseguendo senza sosta.

Eppure, c'era qualcosa di incredibilmente affascinante in quella furia distruttiva che non conosceva pace, tanto che in un primo momento il ragazzo si ritrovò ad osservarle rapito, anzichè correre via per mettersi in salvo.
Nelle sue sue iridi verdi si rifletteva l'oro scarlatto delle fiamme, come se anche loro stessero andando a fuoco insieme al bosco.
Senza fare una piega, lui si scrollò di dosso un po' della cenere che gli era finita sui vestiti, ma fu solo quando sul viso gli cadde una piccola piuma bruciacchiata e lui starnutì che, sentendosi la gola bruciare, realizzò davvero cos'avesse appena fatto.

Subito si voltò, finalmente deciso a mettersi in fuga, ma fu allora che lo vide.
Gli stava esattamente alle spalle, eppure lo sfrigolio delle fiamme gli aveva così riempito le orecchie che non ci aveva fatto alcun caso.
Lo osservava con sguardo incredulo.
Non tanto furioso o disperato, ma solo basito.
Come se già diverso tempo prima avesse preso in considerazione la possibilità che un giorno potesse accadere una cosa del genere, ma poi l'avesse semplicemente scartata, senza neanche pensarci più di tanto, reputandola una vera e propria assurdità.

- Cos'hai fatto? -

La voce proveniva dal fondo della foresta, come un'esalazione della terra, un ultimo sospiro del bosco morente.
Le fronde, quel poco che ne rimaneva, si scossero con violenza mentre gli occhi dello spirito del bosco si riempivano del rosso delle fiamme.

- Cos'hai fatto!? -

Ripetè, dando ora sfogo a tutta la sua rabbia, facendo prendere al ragazzino un colpo così grande da farlo sbilanciare, finendo a terra con le mani immerse nel terriccio sporco di cenere.

- È quello che ti meritavi! - Ribattè il piccolo con un urlo quasi altrettando potente, gli occhi sgranati colmi di lacrime bollenti. - Prima che in città se ne accorgano e chiamino qualcuno, il bosco sarà morto e tu con lui! -

La creatura lo osservò con stupore, come se quella fosse la prima volta che sentiva la sua voce, come se fino ad allora non l'avesse considerato altro che uno stupido piccolo animaletto incapace di intendere e di volere e ora, sentendogli pronunciare quelle parole, stesse pensando: "toh! Ma guarda, sa anche parlare! Chi l'avrebbe mai detto?".
Alla fine, però, ciò che disse fu ben diverso.

- Morire? Io? - Chiese, scoppiando in una breve, rauca risata. Come il gorgoglio di un piccolo e tremulo fiumiciattolo, scavatosi a fatica la sua strada tra rocce e sentieri tortuosi. - Non dire idiozie... Tra noi due, sei tu quello che oggi ci rimetterà le penne. -

E fu solo allora che il ragazzino capì cos'avesse in mente di fare.
Come spirito del bosco, sarebbe stato spacciato se l'incendio avesse distrutto ogni cosa, ma se invece fosse riuscito a trovare in tempo una nuova sistemazione, un corpo da abitare in modo permanente...

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