- Quindi? Non dici nulla? -
Il ragazzino distolse lo sguardo nel porgergli quella domanda, improvvisamente a disagio.
In principio non era stata affatto sua intenzione raccontargli tutto -dal suo primo incontro con il vero spirito del bosco all'arrivo del fantasma di un sè stesso ormai ventenne-, ma alla fine, considerando che a quell'ora il suo fantasma doveva aver finito di spiegare ogni cosa a quello del bambino, aveva pensato che non fosse un problema fare altrettanto.
Non che avesse avuto altra scelta: Dominik aveva capito all'istante che si era intromesso nella sua conversazione con Ethan proprio per impedire che gli raccontasse tutto e allo stesso tempo aveva subito notato di non avere a che fare con la stessa persona incontrata quel pomeriggio a casa di Njemile. E ovviamente, dopo aver appurato che queste sue due impressioni fossero corrette, aveva preteso delle spiegazioni.- Cosa dovrei dire? - Rispose alla fine Dominik. Lo sguardo chino verso terra, con gli occhi sgranati dallo stupore. - Quello che mi hai detto è... È assurdo. -
- Vuoi dire che non mi credi? -
Replicò Fynn con un leggero sussulto.
Subito però il bambino scosse il capo.
- Certo che ti credo. - Aggiunse, continuando a tenere gli occhi fissi sul marciapiede. - Insomma, questo spiega molte cose, anzi direi proprio tutto, ma è comunque... Assurdo. -
L'altro annuì lentamente, non sapendo cos'altro dire.
Se non si fossero incrociati per caso e se non l'avesse colto proprio nel momento in cui stava per rivelare a Ethan del suo fantasma, adesso neanche si troverebbero in quella situazione.- È assurdo. - Ripetè Dominik per l'ennesima volta. Ma a quel punto, sollevando finalmente lo sguardo da terra e volgendolo verso il maggiore, aggiunse: - È davvero assurdo che tu sia riuscito a sopportare una situazione del genere per tutto questo tempo. -
Quasi gli venne da ridere, a Fynn.
Davvero era questo ciò che trovava assurdo?
Non la faccenda dello spirito, del patto che era stato praticamente costretto ad accettare, del suo corpo condiviso e utilizzato alla mo' di un vestito... No, ciò che trovava assurdo era il fatto che lui fosse riuscito a sopportarlo.
Ma poi, poteva davvero dire di esserci riuscito? Non è che avesse avuto molta altra scelta, si ritrovò a considerare per la seconda volta nel giro di solo pochi minuti.Venire strappato con la forza dal suo stesso corpo, senza poter opporre alcuna resistenza; ritrovarsi costretto a vagare senza alcun obbiettivo o scopo in quel bosco immenso dall'alba fino al tramonto; anelare con ansia man mano crescente che arrivasse il buio, solo per poter dare la buonanotte alla sua Kauna e poi buttarsi a letto stanco morto, senza neanche avere modo di sapere a cosa fosse dovuta tutta quella stanchezza: quel giorno il suo corpo aveva forse corso?, giocato?, vissuto qualche evento particolarmente entusiasmante? Non l'avrebbe mai saputo.
E per quanto era andata avanti quella situazione? Di certo almeno un mese, forse anche due, ma non avrebbe saputo dirlo con esattezza.
In quelle condizioni il concetto stesso di tempo aveva smesso di avere senso per lui. Tutto ciò che esisteva era il continuo susseguirsi del giorno e della notte, dei momenti in cui poteva tornare ad abitare nel suo corpo e dei momenti in cui doveva cederlo allo spirito.
Quale altra scelta aveva avuto? Proprio nessuna.
Eppure in effetti, rispetto ai primi tempi, nelle ultime settimane c'era stato qualcosa che aveva reso i suoi giorni da spirito un più sopportabili, piacevoli, divertenti, forse perfino degni di essere stati vissuti.
O meglio, più che qualcosa, qualcuno.- Sei stato tu. - Se ne uscì tutto d'un tratto, attirando subito su di sè lo sguardo confuso del minore. - A rendere questa situazione più... Più sopportabile, ecco. -
Silenzio.
Il capo chino verso il basso e gli occhi offuscati da un sottile velo di lacrime gli impedivano di osservare la reazione di Dominik.Poi, d'un tratto, due rapidi passi nella sua direzione.
Sussultò quando si sentì stringere dalle sue esili braccia, ma non ebbe un solo attimo di esitazione a ricambiare l'abbraccio.E pensare che per tutto quel tempo Dominik aveva sempre pensato che le cose stessero esattamente al contrario.
Che fosse lui quello ad essere stato "salvato", ad aver trovato per la prima volta nell'altro qualcuno da poter davvero chiamare amico, una persona grazie alla quale era riuscito a dare un nuovo senso alle sue giornate.
E invece, a quanto pareva era accaduto proprio l'opposto.
O forse no, forse la verità era che quel giorno, quando era corso in mezzo alla strada per salvare Cîpay dall'autobus in arrivo ed erano ruzzolati insieme giù per il fosso, si erano salvati a vicenda.- E adesso cosa farai? - Chiese Dominik, senza ancora lasciarlo andare. - Con il vero spirito del bosco, intendo. -
- Io e... E l'altro io, abbiamo elaborato un piano. -
- Sul serio!? - Esclamò il minore, afferrandolo per le spalle e allontanandolo da sè con uno scatto, rivolgendogli uno sguardo entusiasta. - Di cosa si tratta? E quando pensate di metterlo in atto? -
- Domani mattina. -
- Sul serio? - Chiese ancora Dominik, sempre più emozionato. - Quindi appena tornerai sottoforma di spirito? -
- Sì. L'altro me mi ha spiegato che quando lo spirito del bosco è nella sua forma naturale è molto più potente e può tranquillamente appropriarsi del mio corpo anche se non è l'ora giusta secondo i nostri patti, cosa che potrebbe sconvolgere i nostri piani se decidessimo di agire di notte. Invece quando è giorno è completamente umano, non gli resta nessuno dei suoi poteri da spirito e non può tornare nella sua forma naturale a meno che non si faccia buio, come stabilisce il nostro accordo. Perciò abbiamo deciso che ci conviene agire quando è in queste condizioni, quando è più debole. -
- È fantastico. - Commentò il bambino, sgranando gli occhi dalla meraviglia. A quel punto, però, un terribile dubbio fece oscurare il suo sguardo. - Voi... Siete sicuri di quello che fate, vero? Ci riuscirete al cento per cento? Non corri alcun rischio, giusto? -
- L'unica cosa che posso assicurarti è che entro dieci ore al massimo, in un modo o nell'altro mi sarò liberato di lui. -
- Ma farai attenzione, vero? - Insistette il bambino, la cui preoccupazione non stava facendo altro che aumentare. - Niente azzardi. Se le cose non vanno secondo i piani, ti farai indietro, giusto? -
Fynn strinse le labbra, rivolgendogli uno sguardo più eloquente di qualunque parola.
- Ehi, niente scherzi! - Esclamò Dominik, rafforzando la stretta sulle spalle dell'altro. - Promettimi che se le cose prendono una piega inaspettata, ti ritirerai. -
- A una condizione. - Replicò docilmente l'altro, mentre faceva passare con delicatezza la mano sul volto pallido e tremante del minore. - Dammi un... -
Non fece in tempo a finire la frase che sentì le braccia di Dominik circondargli il collo e attirarlo con uno strattone verso di sè per rimediare a quei quindici centimetri o più di differenza, scoccandogli un bacio sulla guancia.
- Quello vero domani, quando ti sarai liberato dello spirito e sarai tornato a casa. - Stabilì il bambino, annuendo con decisione. A quel punto, però, nel notare lo sguardo sbalordito del maggiore, arrossì violentemente, chinando di scatto il capo per l'imbarazzo. - Stavi... Stavi per chiedermi un altro abbraccio, vero? - Chiese con un filo di voce.
Per alcuni istanti Fynn non disse nulla, ma poi, non appena Dominik ebbe risollevato timorosamente lo sguardo verso di lui, scoppiò di punto in bianco in una fragorosa risata, stringendolo a sè con trasporto.
E mentre ricambiava -non senza un certo disagio- quell'abbraccio, un solo pensiero occupava la sua mente: non importava cos'avrebbe dovuto fare, per nessun motivo al mondo avrebbe lasciato che quello fosse un addio.
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Little Me
FantasyIn un piccolo paese nella regione di Ontario, in Canada, vive Dominik Pelletier, un sedicenne emarginato dalla società, tanto dai coetanei quanto dagli adulti, e che venne accusato, quando aveva solo dieci anni, di aver appiccato fuoco all'immensa f...