La situazione all'interno di quella sala da pranzo fu sicuramente una delle più singolari che fossero mai accadute.
Tra il tavolo riservato agli adulti e quello dei bambini, era infatti il primo l'origine di tutto lo schiamazzo e la confusione.
Tra i cinque, invece, vi era quasi il silenzio più assoluto, rotto solo di tanto in tanto da piccoli interventi di Mathis e, seppur ancora più raramente, anche di Jacob.Dominik mangiò in silenzio, cercando di fingersi interessato alla conversazione che stava avvenendo tra i nove adulti (i due tavoli si trovavano infatti a solo mezzo metro di distanza l'uno dall'altro) per non rischiare di incappare per errore nello sguardo di Ethan.
Era da quando in corridoio gli aveva dato quella risposta, che continuava a fissarlo implacabile, neanche ci fosse tra di loro una gara di sguardi.
Quasi fosse convinto che, se solo lo avesse fissato abbastanza, fino a portarlo all'esasperazione, l'avrebbe fatto cedere.- Oh, ecco, vedi... È un po' imbarazzante... - Aveva detto il moro solo venti minuti prima, sotto lo sguardo attento dell'altro bambino. - Devo proprio rispondere? -
Ethan aveva annuito lentamente con il capo. Se la curiosità fosse stata un qualcosa di tangibile, o almeno visibile, in quel momento Dominik l'avrebbe sicuramente vista circondare l'altro, risplendendo con un'intensità quasi abbagliante.
- E va bene, ma giurami di non dirlo a nessuno. -
- Giuro. -
Aveva subito risposto il bambino, pendendo completamente dalle sue labbra.
- La verità è che non c'era davvero nessuno lì con me in quel vicolo... - Gli aveva detto Dominik a bassa voce. - Stavo parlando con... Con il mio amico immaginario. -
Delusione. Questo è ciò che il bambino aveva visto riflettersi negli occhi di Ethan nel momento in cui aveva sentito la sua risposta.
Il bambino aveva quindi osservato il moro con lo sguardo assottigliato, quasi risentito, offeso che la sua spiegazione fosse stata così noiosa e banale.- Hai dieci anni. - Gli aveva detto, come se con quella semplice affermazione avesse dimostrato ogni cosa. - Non è possibile che parli ancora con gli amici immaginari. -
- E invece è così... - Aveva sospirato Dominik con una leggera alzata di spalle. - Ovviamente non è che ci creda davvero o qualcosa del genere, semplicemente è... Divertente. -
- Divertente. -
Aveva ripetuto Ethan, continuando ad osservarlo con quello sguardo incredulo.
- Già. - Aveva ribattuto semplicemente l'altro, per poi tirare fuori il proprio cellulare dalla tasca della giacca. - Scusami un attimo, devo avvisare mia nonna che resto qui a pranzo o si preoccuperà. -
E ora eccoli seduti a tavola, alle prese con quella assurda gara di sguardi.
"Ma cosa vuole?"
Penso il Dominik sedicenne, osservando la scena della spalle del minore con sguardo a dir poco esasperato.
Alla fine la risposta che aveva dato a Ethan non era stata poi così lontana dalla realtà. Anzi, se gli avesse raccontato come stavano davvero le cose, probabilmente sarebbe giunto lui stesso alla conclusione che il moro avesse qualche rotella fuori posto e che ancora parlasse con gli amici immaginari.
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Little Me
FantasyIn un piccolo paese nella regione di Ontario, in Canada, vive Dominik Pelletier, un sedicenne emarginato dalla società, tanto dai coetanei quanto dagli adulti, e che venne accusato, quando aveva solo dieci anni, di aver appiccato fuoco all'immensa f...