Capitolo 1

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Laura's POV
Guardo la sveglia: sono le 6:15, e stranamente sono in orario. Non è da me, l'essere sempre in ritardo fa parte di me, è il mio biglietto da visita. Ricordo che Diane, mia madre, in occasione del matrimonio di un mio cugino spostò tutti gli orologi avanti di 45 minuti, in modo da farmi credere che fosse più tardi di ciò che era realmente; tipico di Diane. Dio, quanto mi manca...
Prendo il cellulare e guardo le notifiche: niente che catturi la mia attenzione a quest'ora del mattino. Mi alzo dal letto e mi stiracchio, poi scendo le scale e vado verso il bagno, con l'intenzione di fare una doccia, quando vedo degli occhi che mi fissano nell'ombra.
"Salem, vieni qui", esclamo, rivolta al mio gatto, che subito mi raggiunge e mi salta fra le braccia. Mentre lo stuzzico mi graffia, e subito mi maledico: oggi tutto deve essere perfetto, è il primo giorno nella mia nuova scuola.
"Cattivo Salem, non si fa!" lo sgrido, prima di lasciarlo andare.
Mi presento: sono Laura Prepon, ho 29 anni e sono un'insegnante. Amo l'autunno, i libri, le serie tv e i gatti. Non ho un ragazzo, anche perché non è quello il genere che mi interessa... sì, sono segretamente lesbica, le uniche persone a saperlo sono la mia ex-ragazza e mia madre, deceduta due mesi fa. Ero molto affezionata a lei, e perderla per me è stato un duro colpo.
Esco di casa alle 7:44, un orario perfetto, visto che la scuola è a circa 20 minuti da casa.
Arrivo addirittura prima, alle 8:01, e mi faccio guidare dal bidello nella sala professori. Capisco di aver fatto il primo errore della giornata quando vedo l'abbigliamento di tutte le mie colleghe: qualcuno indossa un vestito leggero e ancora estivo, ma elegante, altre pantaloni pregiati e giacca. Mi guardo allo specchio posizionato nel muro di fronte a me: indosso jeans blu scuro, una maglietta aderente che termina dentro i pantaloni e delle Converse. Sì, sono chiaramente fuori luogo.
"Ciao, tu sei...?" dice una donna sulla quarantina, che indossa un vestito scuro e dei tacchi.
"Oh, ciao, io sono Laura, Laura Prepon". Tutto il corpo docente si gira e continua a guardarmi perplesso.
"Sei una nuova alunna? Perché sai, agli alunni non è permesso entrare in aula professori, se mi dici la tua classe posso..."
"In realtà sono un'insegnante", rispondo. "Sostituisco la professoressa Watson, insegnerò letteratura in 2^c e in 1^d, storia in 1^a, 1^b e 1^e" concludo, leggendo il foglio che poco prima avevo tirato fuori dalla mia borsa.
"Senti, chiunque tu sia, ragazzina, ti consiglio di uscire da quest'aula, non vorrai iniziare male quest'anno scolastico!" dice, per poi mettersi a ridere con alcune colleghe, che intanto avevano ripreso a fare ciò che stavano facendo prima del mio arrivo. Guardo con astio la donna dal vestito nero, e le dico in maniera decisa: "io non sono un'alunna, sono una tua collega.", mi sistemo la borsa ed esco da quella stanza senza guardarmi alle spalle, talmente arrabbiata da avere le lacrime agli occhi, ma per dignità (e per non sbavare il trucco) resisto. Spalanco la porta e sento qualcosa che oppone resistenza, ma me ne infischio e contrasto la forza esterna; la mia strada viene bloccata da una figura che, arrabbiata, mi dice: "ma che ti dice la testa? Mi hai fatto male!", mentre tiene una mano sul naso.
"Dio, scusami, io andavo di fretta e..." lascio la frase in sospeso, imbarazzata. Lei toglie la mano e mi scruta il volto per qualche istante, poi si rivolge a me: "che cosa è appena successo? Quelle stronze ti hanno infastidito?", e fa un cenno con la testa, alludendo al gruppo di oche con i vestiti firmati che continua a schiamazzare. A proposito di abbigliamento: lei ha dei pantaloni completamente neri di bershka che ho visto il mese scorso (ma alla fine non ho comprato perché mi stanno male), una maglietta bianca aderente con la spalline scoperte e delle Puma con la zeppa: finalmente una persona che non si veste come se stesse andando a un matrimonio.
"Beh, non mi hanno creduto quando ho detto che sono una professoressa e mi hanno trattata come un'alunna che manca di rispetto agli insegnanti".
"Capisco, lasciale stare, sono persone superficiali". Accenno un sorriso e lei tende la mano. "Io sono la professoressa Schilling, ma puoi chiamarmi Taylor", dice, facendo un sorriso a 32 denti, forse il sorriso più bello che io abbia mai visto in tutta la mia vita. "Laura Prepon", dico, restituendo il sorriso.
"Dimmi, chi non ti ha creduta, di preciso?" mi chiede, mentre mi accompagna fino all'aula in modo che non mi perda.
"Non so, aveva i capelli rosso fuoco e la carnagione abbastanza scura, gli occhi castano chiaro..." "oh, capisco, lei è Susanne, non è affatto simpatica. Quando sono arrivata, due anni fa, mi ha fatto dannare parecchio, ma ho imparato a lasciarla perdere: non è altro che una lesbica insoddisfatta della sua vita, vive da sola da sempre, ha tutto grazie sull'eredità lasciata da suo padre, il fondatore di un'importante compagnia edilizia, a quanto ho capito". Annuisco, un po' spaventata dalla donna stronza e omofoba che ho accanto. Stronza, omofoba, bionda e con un sorriso da paura. Ma soprattutto omofoba. Penso a come reagirebbe se le dicessi il mio orientamento. Decido di scoprirlo subito. "Accidenti, ho più cose in comune con lei di quanto immaginassi!" esclamo, e noto la sua espressione appena capisce di aver fatto un passo falso. "Io non ho assolutamente nulla contro le lesbiche, aspetta, Laura, io non intendevo... scusa!" mi urla mentre mi allontano: avevo visto l'insegna della mia classe, e soprattutto la conversazione stava diventando falsa e imbarazzante. Prendo un respiro profondo e apro la maniglia dell'aula "1^b". Gli alunni si alzano tutti, è bello che mi portino rispetto pur non conoscendomi. Mi siedo dietro la cattedra e accendo il computer, poi mi alzo e vado davanti a loro, appoggiandomi alla cattedra stessa. Li guardo per pochi secondi, come in ogni classe ci sono i più chiassosi agli ultimi banchi, c'è una coppietta che si tiene la mano, infine dei gruppi di amiche che ridono insieme e sottovoce, ma tutti, nessuno escluso, ammutolisce quando inizio a parlare: "buongiorno, io sono la professoressa Laura Prepon, e sarò la vostra dicente di storia per tutto io corso dell'anno. Ora tocca a voi: chi siete?".

Still loving you-LaylorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora