Capitolo 18

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Le campane della chiesa di Notre-Dame suonano, e un bambino, mano nella mano con sua mamma, esclama:
"Mamma, è mezzanotte, sta arrivando Babbo Natale!"
Io e Taylor ci guardiamo negli occhi, e io catturo le sue labbra con le mie. Fa freddo a Parigi, ma non è nulla in confronto al gelo del Connecticut. Piano piano inizia a nevicare, e io e lei cerchiamo riparo all'interno della cattedrale. Non ho ancora avuto il tempo di visitarla, d'altronde sono qui sono da stamattina, e anche Taylor lo è.
Negli ultimi mesi abbiamo continuato la nostra vita di sempre indisturbate, ci eravamo quasi dimenticate di ciò che ci aveva costrette a separarci, durante lo scorso inverno.
Qualche giorno fa stavo leggendo le ultime notizie locali su internet, e un articolo riguardava la misteriosa morte di una ragazza che faceva parte del mio giro. Io e Taylor abbiamo captato che Norwitch non è più un posto sicuro, abbiamo parlato a lungo e abbiamo constatato che la nostre relazione va avanti ormai da quasi un anno e mezzo, che non è niente di passeggero e che siamo pronte a cambiare vita pur di rimanere assieme. Abbiamo prenotato il volo più economico che abbiamo trovato nei giorni successici, che guarda a caso era per Parigi, la città dell'amore. Abbiamo intenzione di trascorrere qui le vacanze di Natale, per poi tornare provvisoriamente in America solo per sistemare le cose con la cittadinanza, il visto permanente, l'iscrizione al provveditorato francese, la casa e altre questioni puramente burocratiche. Mi prende la mano, è mezzanotte e un minuto, e ci mette un pacco regalo. Io non le ho regalato niente e mi sento davvero in colpa, ma è stato un periodo talmente incasinato che ho realizzato che il Natale stava arrivando solo mezz'ora fa, in giro per le vie illuminate di Parigi, quando già tutti si scambiavano gli auguri. Scarto il regalo e scopro un anello dorato costellato di piccoli diamanti bianchi, delicato e aggraziato ma allo stesso tempo forte.

"Grazie" le dico dal profondo del cuore, e lei me lo mette al dito. "Laura, io... io ti amo. Vuoi essere la mia fidanzata?". Sono commossa da questo gesto: mi trovo nella città più bella del mondo, all'interno della sua chiesa più pittoresca e romantica, è Natale e fuori nevica, e sono con la ragazza che amo, la quale, tra l'altro, mi sta facendo una proposta di fidanzamento.
"Io... certo che voglio, che domande!".
"guarda, ha smesso di nevicare!" esclama, e io mi giro verso il portone della chiesa, ma i fiocchi bianchi e freddi continuano a venir giù sofficemente.
"Che dici? Nevica ancor-" le dico, girandomi nuovamente verso il suo volto, ma subito mi ritrovo con le sue labbra sulle mie e non faccio in tempo a finire la mia obiezione.
"Ha smesso di nevicare dentro di me", mi dice lei, e io la bacio ancora di rimando. Penso sappiate tutti com'è andata a finire la serata, dove ci trovavamo e perché non avevamo abiti addosso. Eravamo ricoperte solo delle nostre insicurezze, e ognuna curava quelle dell'altra, senza mai giudicarle o dimostrare che aver paura di mostrarle fosse una paura fondata.
Penso sia decisamente il Natale più bello della mia vita.
La risveglio mentre mi rimetto a letto, sono appena tornata dal centro commerciale più vicino: le ho preso il regalo di Natale, un bracciale d'oro semplice ma elegante. Non è granché, ma era la cosa più adatta, quindi l'ho acquistata. Mi sorride e ci facciamo insieme un bagno nella vasca, per iniziare al meglio la giornata: oggi la dedicheremo tutta a noi, è Natale e i monumenti sono chiusi, è già un  miracolo che siano aperti alcuni negozi. Decidiamo quindi di prendercela con comodo. Lei è la prima a spogliarsi lentamente e a entrare all'interno dell'acqua calda. Io faccio altrettanto, e mi dispongo delicatamente sopra di lei, immergendomi parzialmente nell'acqua. Tutto tace in questo appartamento ai limiti di Parigi, si sentono solo i baci fra me e Taylor e i nostri spostamenti nell'acqua, poi i nostri ansimi e poi di nuovo silenzio. Si appoggia al mio seno nudo mentre chiude gli occhi, e io le accarezzo delicatamente il collo. Se si potesse fermare il tempo, farei durare questo momento in eterno.
"Laura, ti ricordi la prima volta che mi hai detto 'ti amo'?"
"Certo - le rispondo - come potrei dimenticarlo?"
"È stata anche l'ultima", la sua voce non lascia trasparire nessuna emozione. Mi sottraggo dal contatto fisico con lei ed esco dalla vasca, mettendomi l'accappatoio. Vado in camera e mi vesto, poi con un asciugamano mi asciugo a grosso modo i capelli, e lei fa lo stesso, confusa. La prendo per mano e la porto sul terrazzo, dove l'alba sovrasta il panorama vuoto di periferia.
"Vedi questa alba, Taylor?", le chiedo, e la risposta è ovvia.
"Certo".
"Vedi quanto è bella e vasta?" le chiedo ancora.
"Sembra infinita", mi dice.
"Bene, è solo un decimo dell'amore che provo per te".
Le labbra di Taylor sono ancora bagnate quando toccano le mie, e i suoi capelli fradici e inzuppati d'acqua gocciolano sulla mia felpa e sui miei leggins neri.
"Il mio è talmente vasto che non può essere misurato neanche da 100 tramonti o 1000 albe", controbatte lei, e io le stringo le mani.

L'alba mi è sempre piaciuta più del tramonto. Il tramonto se lo dedicano milioni persone, fanno foto, e milioni di persone lo possono guardare insieme, mano nella mano. L'alba invece è per pochi, è per chi non riesce a dormire e la vede dalla finestra della propria camera o da una strada in cui passeggia, aspettando che la notte dei suoi incubi finisca, è per le persone che hanno fatto l'amore fino a sfinirsi e la possono ammirare con il cuore dell'altro in mano, con ore di sonno arretrate ma per un buon motivo, l'alba è per chi si alza presto e inizia la giornata con un caffè e un buon libro, l'alba è per pochi, è per chi ha la forza, il coraggio, e una ragione per vederla.
Io e Taylor abbiamo visto alcune albe, a volte senza neanche chiudere occhio per tutta la notte, ma ognuna di quelle albe non la scambierei per nulla al mondo, me le porto dentro come si porta un ricordo, uno di quei ricordi speciali a cui pensi prima di andare a dormire, uno di quei ricordi che, quando ci pensi, sorridi, e quando qualcuno te ne chiede la ragione, tu rispondi: "niente, non puoi capire". Perché è vero. Nessuno potrebbe mai capire quello che c'è tra me e lei, solo io, io che farei di tutto per renderla felice, io che me la porto dentro in ogni momento.
Perché l'amore vero non è quello che si dice nei libri, l'amore vero non si può descrivere con delle parole o dei gesti: l'amore vero si può solo provare.


La foto del capitolo è una delle albe che ho visto questa estate facendo after.
Spero che il capitolo sia gradito🏳️‍🌈
-wallflower

Still loving you-LaylorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora