Capitolo 22

478 18 7
                                    

Laura's POV
Apro gli occhi e la prima "cosa" che vedo è lei, Taylor, che fissa il soffitto con aria persa. Appena la vedo sorrido spontaneamente, perché averla qui accanto è una fortuna, mi sembra quasi l'evento più eccezionale del mondo.
Lei si gira e mi chiede "perché sorridi?", e io le rispondo "perché finalmente sei accanto a me, e non ti voglio più lasciar andare". Lei mi guarda negli occhi, e io ricambio il suo sguardo, ma il nostro contatto si interrompe quando lei si fionda sulle mie labbra, e inizia a baciarmi in maniera passionale. Ma io non voglio semplicemente fare sesso con lei, sono due settimane che non sento il suo corpo, io voglio farci l'amore; quindi rallento il ritmo e lei si adegua a me, e io ne approfitto per ribaltare la situazione e salire a cavalcioni su di lei, e da questa posizione le tolgo la maglietta, facendola rimanere in mutande, e scopro tutti i suoi lividi. Glieli bacio uno a uno, soffermandomi qualche secondo sui graffi nelle cosce, e la faccio girare. In questo modo scopro dei graffi anche sul suo fondoschiena, quindi glieli accarezzo delicatamente e bacio anche quelli. Dal suo sguardo quando si mette seduta di fronte a lei capisco che soffre per tutto ciò che le hanno fatto lì, quindi ricomincio a baciarla con più passione, attenta però a non toccarla in corrispondenza dei lividi o a non farle male. La tratto come un oggetto delicato, quegli oggetti che usi in maniera rispettosa e delicata, pensando che se si rompesse, ti romperesti un po' anche tu. Inizio a baciarle il collo e la clavicola, giocando con i suoi capezzoli con le mie mani. Inizia a gemere senza controllo, e io vado tra le sue gambe, sempre facendo attenzione ai graffi. Le sfilo le mutande e stimolo il suo clitoride con la lingua, lei inarca la schiena e io entro in lei con due dita, e nel giro di qualche minuto viene urlando il mio nome, ma io non ho ancora finito. Le lascio qualche secondo per riprendere fiato e poi rinizio, mi fiondo sulle sue labbra mentre con la coscia mi struscio sulla sua intimità. Quando sta per arrivare al culmine mi fermo e dalle labbra scendo alla sua natura, e notando che è fradicia inizio a soffiare leggermente. Inarca la schiena e, mentre si aggrappa alle coperte tirandole a sé, la penetro per la seconda volta. Stavolta ci mette molto meno a venire, e io mi sdraio accanto a lei, guardando il soffitto, mentre lei ansima ancora. La situazione in pochi secondi si ribalta, e lei è sopra di me a baciarmi aggressivamente e a palparmi il seno.
Io sono in estasi, e quando arriva baciandomi alla mia intimità ormai ho il fiatone. In poco tempo mi irrigidisco, e vengo. Lei si corica affianco a me e poggia la testa sul mio petto, disegnando spirali e forme astratte sulla mia pancia. Nonostante questo resta seria, e mi accorgo che qualcosa la turba. Mi giro verso lei e vedo che ha gli occhi chiusi, ma non sta dormendo. "Tay... che è successo quando eri lì dentro, rinchiusa?" "No nulla, tranquilla", dice, e poi mi sorride falsamente, ma la sua finzione regge per poco, perché i suoi occhi si fanno lucidi e cerca di trattenere le lacrime, ma alla fine la abbraccio e lei scoppia tra i singhiozzi. "Mi hanno violentata" dice con voce spezzata, e i miei occhi diventano lucidi quanto i suoi, pensando a cosa possa aver subito. Lei si accovaccia contro me, mentre io gioco con le sue ciocche. Le do un bacio sulla fronte e la faccio girare, avvolgendola completamente con il mio corpo mentre mi da le spalle.
"Adesso ci sono io con te, e non ti succederà più niente di male" le sussurro all'orecchio, mentre riprendo ad accarezzarle i capelli. Lei tira su con il naso e annuisce. C'è qualche secondo di silenzio, poi lei si siede e dice "dai, usciamo al bar a fare colazione". Io annuisco, ancora preoccupata per lei. Taylor aveva già subito molestie in passato, quando era al liceo, quindi per lei doveva essere stato doppiamente doloroso. Ci facciamo una doccia veloce a turno, perché se fossimo andate assieme ci avremmo messo un'eternità a uscire. Quando entrambe siamo pronte guardo l'orario: è mezzogiorno. "Laura, forse è troppo tardi per fare colazione" "Penso proprio di sì" le rispondo. "Sai cosa significa?" le chiedo, e lei esclama "fast food!". Ci mettiamo a ridere e ci dirigiamo verso il McDonald's, entrambe ordiniamo menù ipercalorici e ci divertiamo come non facevamo da tempo.
Quando torniamo a casa siamo sazie, quindi ci corichiamo insieme sul divano, nella nostra solita posizione: lei rannicchiata contro di me alla mia sinistra, e io che la circondo il braccio sinistro, mentre con quello destro accarezzo le sue forme. "Ti va di parlare di quello che è successo lì?". Lei scuote la testa; probabilmente non è ancora pronta a parlarne, ma io la aspetterò, non c'è nessuna fretta: abbiamo l'eternità.
Verso le 17:00 decidiamo di andare in ospedale a fare visita a Bennett; il proiettile gli è stato estratto e l'operazione ha avuto successo, lui è stabile e ha una leggera febbre, ma niente di preoccupante: si riprenderà presto. Lo stesso non si può dire per Kubra e Andreas: abbiamo scoperto che entrambi non ce l'hanno fatta, sono stato colpiti nello stomaco (Kubra) e in un polmone (Andreas), e sono morti in ambulanza, nel tragitto verso l'ospedale. Questo significa che i miei problemi sono finiti, non avrò più la preoccupazione di essere uccisa dai suoi scagnozzi, finalmente posso lasciarmi il passato alle spalle e ricominciare una nuova vita con lei, con Taylor, perché ora non ho più dubbi: lei è l'amore della mia vita.
Quando torniamo a casa mia siamo su di giri per la notizia della morte di Kubra e perché per una volta sembra che tutto vada bene, allora la bacio passionalmente, contro il muro, ma lei mi allontana.
"Ferma, ferma, devo chiederti una cosa", sta sorridendo. Io la invito a continuare con lo sguardo, e lei lo fa: "mi hai promesso che non mi avresti lasciato più sola. Allora volevo chiederti: ti va di andare a vivere insieme?". Io la guardo esterrefatta: "Taylor, solo ventiquattr'ore fa eri sotto sequestro... sei sicura di quello che dici?"
"Certo che ne sono sicura, penso sia la prima volta nella mia vita che sono così certa di qualcosa. Sono certa che voglio passare il resto dei miei giorni con te, sono certa che tu sei l'amore della mia vita, sono certa di volere tutto di te: pregi, difetti, abitudini, sono sicura di volerti vedere quando ti svegli sorridente, o di abbracciarti mentre ti addormenti piangendo. Sono sicura di voler condividere la mia quotidianità con te. D'altronde che cazzo conta il tempo? Ieri siamo quasi morte. Adesso ti chiedo di venire a vivere con me, magari fra un anno ti chiedo di sposarmi, chi stabilisce qual è il tempo adatto? Questo è il nostro tempo Laura, e io voglio vivere ogni istante con te".
Io rimango muta perché non so cosa dire, ogni cosa sfigurerebbe, pronunciata dopo il suo discorso. Quindi semplicemente una lacrima riga la mia guancia e la bacio, ma dolcemente.
"Era un sì?" mi chiede sorridendo. Annuisco, e lei dice "No tesoro, non funziona così, voglio sentirtelo dire"; mi metto a ridere e, asciugandomi le lacrime con il bordo della felpa, le dico: "sì, lo voglio".



ciao a tutti, so che avevo detto che avrei pubblicato fra parecchi giorni, ma in questo periodo sono in vena di scrivere. Volevo avvisarvi che questo è il PENULTIMO CAPITOLO, e il prossimo sarà la conclusione di questa storia... se ci penso mi viene da piangere :'(
In ogni caso ho già progettato un'altra ff Laylor che sarà molto stile "Le pagine della nostra vita", di Nicholas Sparks. Grazie a tutti per quello che fate ogni giorno per me, vedere i vostri voti e i vostri commenti in cui mi spronate ad aggiornare mi da la volontà di scrivere sempre.
-wallflower🌈

Still loving you-LaylorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora