Capitolo 14

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Taylor's POV
Il giorno maledetto è arrivato. Io e Laura abbiamo passato tutta la notte a fare l'amore e a guardarci in silenzio, a riempirci di carezze e di baci rubati. Mi sono addormentata solo alle 6 del mattino passate, fra la sue braccia, avvinghiate sul suo letto, quel letto testimone di notti passate insieme, notti d'amore. Potrebbe sembrare che sia finita ancora prima di iniziare, d'altronde ci conosciamo solo da pochi mesi, ma per questo breve periodo, lei è stata tutto. Finalmente con lei ho capito cos'è la felicità, e quando la scopri, vivere senza fa male il doppio. A chi racconterò la mia giornata ora? Chi mi abbraccerà quando tutto va male?
Stringo fra le braccia una felpa che ho rubato dal suo armadio stamattina: è la stessa che ho indossato la prima volta che mi sono fermata da lei; sembrano passati secoli. L'ho presa per conservare un ricordo materiale di lei, quando la mancanza sarà davvero insopportabile, sarà qualcosa a cui appigliarmi. E lei? A cosa si appiglierà? Improvvisamente mi viene un'idea, guardo l'orario: 14:34. Lei parte fra mezz'ora, se mi sbrigo faccio in tempo. Prendo dalla mensola il cd degli Scorpions "Love at First Sting", l'album contenente "Still Loving you". Prendo il telefono, le chiavi della macchina e corro, corro come non ho mai fatto prima d'ora; niente potrà fermarmi.

Laura's POV
Mentre porto i bagagli in macchina, vedo l'ambulanza passare; è strano, in questa zona non passano mai ambulanze. Qualche secondo dopo arriva Lori, la mia vicina di casa. Curiosa le chiedo: "Ciao Lori! Sai cosa è successo?", accennando all'ambulanza. "Sì, una ragazza ha fatto incidente qui vicino, allo stop alla fine del quartiere... mi sembra di riconoscere la macchina, sai? L'ho vista spesso qua davanti!", e poi entra in casa. Un brutto presentimento mi assale. Taylor.
Lascio tutto quanto, non mi importa del trasferimento, non mi importa di nulla, solo prendo le chiavi della macchina, il cellulare e il portafogli, e corro verso la zona di cui Lori mi ha parlato. Nel giro di cinque minuti sono lì, e subito riconosco la BMW di Taylor. Spengo il motore e scendo subito dall'auto. Mi precipito nella zona dell'incidente, ma un poliziotto mi blocca. "Mi dispiace signorina, ma nessuno può passare qui"
"Lei è la mia ragazza!", urlo, ma lui continua a bloccarmi la strada, facendo un cenno di dissenso. L'ambulanza parte e io la seguo in macchina. Una volta in ospedale, corro dietro la barella, ma ancora una volta vengo bloccata, questa volta da un infermiere, fuori dalla sala in cui l'hanno condotta. A questo punto mi siedo, prendendo la testa fra le mani e cercando di riflettere. Forza Laura, pensa lucidamente, ce la puoi fare. Per prima cosa, esci e fai dei respiri profondi all'aria aperta. Mi guardo intorno, ero talmente presa dalla frenesia e dal panico che non ricordo la strada che ho fatto. Inizio a girovagare a vuoto senza mai trovare veramente l'uscita, dopo dieci minuti sono riuscita a scendere solo di un piano. Ma a che altezza sono? Sarò al terzo piano? Al nono? Non ne ho la più pallida idea. Mi giro, alla ricerca di una finestra, ma non ne vedo traccia. La sensazione di malessere si intensifica: sono in un ambiente chiuso, non c'è nemmeno una finestra, uno spiraglio d'aria, un contatto con il mondo esterno. Inizio ad andare in iper ventilazione, e a girare a vuoto. Per fortuna trovo l'ascensore e lo chiamo, qualche secondo dopo le porte si aprono davanti a me. Premo insistentemente il pulsante "0"; inizio a vedere tutto sfocato, sembro non avere veramente consapevolezza delle mie azioni. Arrivata al piano terra mi ritrovo ancora nel bel mezzo di quello che sembra un labirinto, e mentre sono alla ricerca dell'uscita mi scontro con un'infermiera. "Sa dov'è l'uscita?" le chiedo. La mia voce mi arriva ovattata, come se fosse stata un'altra persona a parlare. Mi sento come se qualcuno mi stesse tappando le orecchie e stesse parlando al posto mio.
"Deve andare dritta, vede la porta?" la sua faccia mi fa intuire che devo sembrare proprio un cadavere. "Aspetti un momento qui", la vedo correre chissà dove, io non riesco a stare ferma e mi trascino fuori, con le forze appena sufficienti per aprire il portone d'ingresso. Faccio qualche passo e subito inspiro l'aria gelida di gennaio. Inspiro, espiro. Ripeto questi esercizio parecchie volte, sto un po' meglio ma sono ancora debole, quindi mi siedo nelle gradinate a lato. Guardo verso il basso con le mani fra i capelli. Ispira, espira. Tutto gira intorno a me, mi sento soffocare. È come se dovessi vomitare, ma non devo vomitare. Qualcuno mi strattona con forza il braccio destro, io sollevo lo sguardo di scatto e tutto è sfocato. Sono decisamente in iper ventilazione. È l'infermiera di prima? Non lo so, in realtà, ma mi porge una bottiglia d'acqua e io la afferro flebilmente. "Bevi", mi dice. Bevo. Sento che potrei cedere da un momento all'altro. Una sensazione di freschezza si espande dentro di me. "E adesso mangia", mi dice, porgendomi quello che credo sia del cioccolato. Ne mangio qualche morso e va decisamente meglio, ma poi subito ricomincia. "Io vedo tutto a pallini, e sto sudando freddo" le dico, credo che fra poco perderò conoscenza. Sto per morire, me lo sento, non voglio morire. Non voglio morire. "Seguimi", mi dice, e io così faccio, finché entriamo nell'ospedale e andiamo verso un lettino all'entrata, l'infermiera mi fa coricare lì e mi solleva le gambe. "E adesso respira", mi dice, con calma. Finalmente riesco a distinguere il suo volto in maniera abbastanza chiara. "Ehi tu! Portami la bottiglia d'acqua che c'è fuori, nelle gradinate!". Neanche un minuto dopo, l'infermiere che deve aver ricevuto l'ordine arriva con la bottiglia. Io mi concentro sulla mia salvatrice. Ha dei lineamenti molto decisi, e non fa altro che guardarsi attorno. Quando arriva la bottiglietta però torna all'opera, infatti mi bagna i polsi e dietro la nuca, poi in fronte, e guardandomi negli occhi mi chiede: "stai meglio? Riesci a parlare?" "Sì", dico con la voce un po' impastata. "Mi ha fatto prendere un bello spavento, sai? Hai avuto un calo di pressione, forse dovuto a un attacco di panico. Ne soffri?". Annuisco. "Bene, capisco. Tu resta qua, non muoverti", e detto questo mi abbassa le gambe, e mi ritrovo sdraiata. "Fra circa mezz'ora tornerò e ti aiuterò a riprenderti pienamente. Non alzarti prima di allora." "Ma la mia ragazza, non so come sta, devo andare!", cerco di alzarmi ma l'infermiera mi respinge contro il lettino. "Ho capito, devo rimanere a farti la guardia". Sospira, prende una sedia a pochi metri di distanza e si siede lungo un lato del lettino. "Bene, io sono Ruby. Qual è il tuo nome, invece?". Prendo un lungo respiro e rispondo: "io sono Laura Prepon".
"Bene Laura, cosa fai nella vita?"
"Schifo" rispondo, e sul mio volto spunta un sorriso. Anche sul suo suppongo, perché qualche secondo dopo mi ripete la domanda.
"Faccio l'insegnante. Tu l'infermiera, immagino"
"Perspicace", risponde lei.
"Bene Laura, la tua ragazza, hai detto? Sei lesbica?"
"Perspicace", rispondo.
"Che è successo alla tua ragazza?" dice, dopo una breve risata.
"Ha fatto incidente mentre veniva a casa mia a... non so, io oggi dovrei partire a New Havens per lavoro, forse voleva salutarmi", rifletto. Strano, ci eravamo già salutate. Forse voleva dirmi qualcosa.
"Dai, raccontami di te e di lei. Hai ancora 25 minuti", dice ironicamente. Rimango zitta per qualche secondo a riordinare le idee, poi inizio. "Io e lei stiamo insieme solo qualche mese, ma ormai è tutto. Lei è bionda... bella... e ha degli occhi azzurri che sembrano un pezzo di oceano... e ha il sorriso più bello che abbia mai visto, giuro. E poi è intelligente, è sensibile, è fantastica... e poi la amo, tantissimo, e non posso permettermi che le succeda qualcosa". "Tutto qui?" dice Ruby. Come tutto qui? Cos'altro vuoi?
Annuisco. "Tu invece?"
"Io sono stata lasciata dalla mia ragazza due mesi fa, ormai." "Sei lesbica anche tu?" chiedo. Fa cenno di no con la testa. "Sono bisessuale", mi corregge. "E come mai ti ha lasciata?" chiedo. "Ha scoperto che la tradivo, con un uomo. Peccato che la mattina stessa avessi detto addio a lui, perché volevo smettere di mentire alla mia ragazza, la amavo". "E perché non glielo hai detto, alla tua ragazza?" chiedo. "Non ne ho avuto l'occasione", mi risponde, "e ormai io e lei siamo due complete sconosciute". "Be', io penso che quando hai un legame con qualcuno, non sparisce mai del tutto", le dico a mia volta. "In un attimo si torna a essere importanti l'uno per l'altro, come se non fosse mai finita".
"Wow, frena Ugo Foscolo!" ride lei. "Una gran bella frase, la terrò a mente".
"È passata mezz'ora?" Chiedo. Ho perso completamente la percezione del tempo. "No, ma penso che tu ti sia ripresa a pieno. Ecco, ora alzati piano... così. Resta seduta, e bevi un po'. Mangia anche questa", tira fuori una caramella al miele dalla tasca, "ti farà bene". Nel giro di dieci minuti sono in ascensore, diretta verso la stanza di Taylor, che poi ho scoperto essere al settimo piano nell'ala est. Entro nella sua sala; non è il momento delle visite, ma l'infermiera che sorveglia la porta chiude un occhio, quando le dico che è la mia ragazza e che devo accertarmi che stia bene. "Cinque minuti", mi dice, mentre apre la porta. Io raggiungo il lettino di Taylor e la guardo: ha degli ematomi in faccia dovuti sicuramente all'air bag, una gamba fratturata e ingessata, dei tagli profondi sul braccio sinistro. È in dormiveglia, ma quando mi vede spalanca gli occhi. "Laura!", esclama, e dalla smorfia di dolore capisco che almeno una costola deve essersi inclinata. "Shh", evito di farla sforzare ulteriormente. Con il braccio sano, mi fa segno di avvicinarmi. Quando sono a pochi centimetri dal suo viso, lei fa uno sforzo immane, si tira su e mi bacia, ricadendo subito dopo sul lettino con un gemito. Non riesco a trattenermi e una lacrima solca il mio viso. Mi avvicino a lei e la guardo per un po' negli occhi, poi la bacio. Le accarezzo il viso, e lei mi sussurra: "nella tasca del giubbotto". Mi distacco lentamente e vado verso il suo giubbotto, un parka nero dalle tasche enormi. Nella tasca destra trovo un cd, e quando leggo il titolo capisco che è indirizzato a me. Prendo anche il suo telefono e glielo porto, in caso lo voglia controllare. Per fortuna tutto è rimasto intatto... tranne lei. Mi ha fatto prendere un colpo. La vedo scrivere nell'app "notes", poi mi passa il cellulare e leggo: "non parti?". La guardo e sussurro: "no, non ti lascio in queste condizioni, domani lascerò un messaggio nella segreteria telefonica". Lei mi sorride e riprende il telefono. Scrive e mi fa leggere: "ti amo Laura". Le sussurro: "anche io Taylor". La bacio ancora. "I cinque minuti sono passati", si affaccia l'infermiera alla porta. "Torno fra due ore, all'orario delle visite", la rassicuro. Mi fa ancora segno di avvicinarmi e io, che ormai so le sue intenzioni, appoggio le mie labbra sulle sue. Esco dalla stanza, dicendole "a dopo". Intanto vado a prendere il cellulare dalla macchina, infilo gli auricolari e faccio partire la nostra canzone, Still loving you. Svuoto la mente e mi concentro sulle parole.

Tempo
Ci vuol tempo
Per riconquistare il tuo amore
Ci saró
Ci saró
Amore
Solo Amore
Potrà un giorno riportarmi il tuo amore
Ci saró
Ci saró
Combattere
Piccola, io combatterò
Per riconquistare il tuo amore
Ci saró
Ci saró
Amore
Solo Amore
Può abbattere il muro un giorno
Ci saró
Ci saró
Se solo potessimo ricominciare
Tutto dall'inizio
Proverei a cambiare
Le cose che hanno ucciso il nostro amore
L'orgoglio ha costruito un muro così forte
Che non posso oltrepassare
Veramente non c'è nessuna possibilità
di ricominciare?
Ti Amo
Prova
Amore prova
A fidarti di nuovo del mio amore
Ci saró
Ci saró
Amore
Il nostro Amore
Non dovrebbe essere gettato via
Ci saró
Ci saró
Se solo potessimo ricominciare
Tutto dall'inizio
Proverei a cambiare
Le cose che hanno ucciso il nostro amore
Il tuo orgoglio ha alzato un muro così alto
Che non posso oltrepassare
Veramente non c'è nessuna possibilità di ricominciare?
Se solo potessimo ricominciare
Tutto dall'inizio
Proverei a cambiare
Le cose che hanno ucciso il nostro amore
Sì, so di aver ferito il tuo orgoglio
Quel che hai passato
Dovresti darmi una possibilità
Questa non può essere la fine
Continuo ad amarti
Continuo ad amarti
Continuo ad amarti
Ho bisogno del tuo amore
Continuo ad amarti
Ti amo ancora, piccola
Continuo ad amarti
Ho bisogno del tuo amore
Continuo ad amarti
Ho bisogno del tuo amore
Continuo ad amarti
Ho bisogno del tuo amore
Ho bisogno del tuo amore
Continuo ad amarti


Qua sopra trovate, finalmente, la traduzione di Still Loving You. Colgo l'occasione per augurarvi un buon 2019! (Con ritardo, visto che questo capitolo uscirà il 2 gennaio).🥂

Still loving you-LaylorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora