Capitolo 3

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È mattina, la sveglia suonerà tra esattamente 5 minuti ma io sono già sveglia da circa un'ora e mezza. Stanotte non ho dormito molto, si e no quattro ore, ma non mi sento stanca; sono solo ansiosa, stamattina incontrerò il ragazzo che dovrò rimettere in piedi, il motivo per cui mi trovo in questa stanza che non sento mia e in questa città. 

La sveglia suona, con quella orribile canzoncina che odio da quando sono piccola ma che non cambio mai, la spengo e mi alzo. Vado verso la cassettiera che si trova tra il bagno e la cabina armadio, dove ho deciso di sistemare l'intimo, le coperte, i pigiami ed altre cose varie, afferro un completino coordinato di pizzo nero e mi chiudo in bagno. Mi spoglio e subito entro nella doccia; mi lavo tutta, compresi i capelli e una volta uscita mi avvolgo nell'accappatoio bianco appeso vicino alla porta. Asciugo per bene il mio corpo e poi metto la mia crema preferita al cocco. Adoro il cocco soprattutto il suo odore. Esco dal bagno con solo l'intimo addosso e vado subito verso la cabina armadio; decido di indossare un jeans blu scuro a vita alta con una semplice camicia bianca con le maniche arrotolate, giusto per rendermi un po' più presentabile. Lascio i primi due bottoni della camicia sbottonati e completo il mio outfit con un paio di stan smith bianche. Poi tiro fuori da uno degli scaffali più alti un borsone nero della nike e ci butto dentro un leggins nero e bianco abbinato alla felpa e al top sportivo sempre della nike. Infilo dentro anche le mie scarpe sportive che uso per allenarmi, un asciugamano, il deodorante e una borraccia con l'acqua. 

Esco dalla mia stanza e scendo le scale verso la cucina; ma appena varco la soglia mi ritrovo difronte una signora di mezza età. << Buongiorno signorina, mi presento, mi chiamo Tish sono stata assunta da sua madre per prendermi cura di lei e della casa, non si deve preoccupare di niente penserò a tutto io >> mi dice la signora che stamattina mi sono trovata nella mia cucina. << Buongiorno Tish, io sono Emily ma penso che questo già lo sappia, comunque non ho bisogno di nessuno, sono grande e vaccinata da saper fare anche tutto da sola >> le rispondo cercando di mantenere la calma. << Mi dispiace signorina, ma io resterò qui al suo servizio che le piaccia o no, ordini di sua madre>> continua a insistere. Cerco di controbattere ma alla fine mi arrendo constatando che se continuiamo così arriverò sicuramente in ritardo. 

Esco dal mio appartamento chiamando subito uno dei tanti ascensori sperando che si muova. Una volta dentro decido che oggi pomeriggio chiamerò mia madre per cercare di convincerla che sono autosufficiente per pensare a tutto io. Arrivata al piano terra esco dal palazzo salutando la stessa ragazza che ieri mi ha aiutato salendo sulla mia range rover bianca, ho dato il giorno libero a Tom visto che oggi è il compleanno delle sue piccole bambine. Se stasera riesco a farci un salto andrò a fargli gli auguri e a portargli un piccolo pensierino. Continuo a pensare a quante cose dovrò fare oggi che non mi rendo conto che sono già arrivata. Eccomi qui, al ''Specialized Physiotherapy Center'' pronta a fare il mio dovere, quello che mi piace di più e che ho sempre sognato da bambina. 

Varco la soglia dell'edificio con le porte automatiche che si aprono al mio passaggio. Mi reco al bancone rivolgendomi al ragazzo seduto dietro, che deduco abbia si e no 17 anni dai grossi occhiali neri e dall'apparecchio che porta. Sarà il figlio del proprietario che dà una mano nella gestione di questo posto. << Ciao, sono Emily Jhonson sono qui per il ragazzo che si è fratturato la gamba e la spalla destra giocando a rugby >> mi presento sorridendo e tirando fuori dal borsone dei documenti che dimostrano che quello che sto dicendo a questo ragazzo è vero. Lui annuisce continuando a fissarmi; gli sventolo i fogli davanti al viso cercando di risvegliarlo dello momento di shock in cui sembra essere caduto. Finalmente dopo due minuti estenuanti dove continuava a fissarmi imperterrito e dove io cercavo di non incontrare il suo sguardo afferra i documenti dandogli una veloce lettura. << Stanza 126 primo piano >> mi dice. << Ok, grazie >> scappo prima che possa dire qualcos'altro di imbarazzante. Decido di fare le scale e non appena giro l'angolo mi ritrovo davanti alla porta dove dovrò entrare.

Prendo un grosso respiro e afferro la maniglia portandola verso il basso. Mi ritrovo difronte una grande stanza dalla pareti azzurre con molte finestre e tanti attrezzi per gambe, braccia ecc. Mi accorgo di essere ancora sulla porta a fissare la stanza solo quando sento chiamarmi da una voce rauca. << Tu devi essere Emily, la nuova fisioterapista >> mi dice una signore sulla sessantina con i capelli bianchi brizzolati e dei grandi occhi azzurri. << Si sono io, Emily Jhonson piacere >> mi presento. << Piacere mio, io sono il proprietario di questo posto, Williams Adam, ma puoi chiamarmi solo Adam >> si presenta anche lui. Vedendo che mi guardo intorno in cerca del ragazzo che dovrò aiutare mi spiega che si sta cambiando negli spogliatoi e che non è un tipo semplice e piuttosto antipatico. Io annuisco mentre lui esce dalla stanza parlando al telefono giustificandosi che deve scappare per un problema alla reception. Mi siedo su una panca aspettando questo ragazzo che da quanto ci sta mettendo a cambiarsi sto anche pensando che non esista davvero. Finalmente sento la porta aprirsi e molto lentamente mi alzo e mi giro rimanendo scioccata da chi mi ritrovo davanti. << Emily? >> << Damon? >>.

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