Butterflies

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Premetto: CHIEDO ARDENTEMNTE E SUPPLICHEVOLMENTE PERDONO A TUTTI QUANTI. Ammetto che per un certo periodo mi sono sentita affievolita davanti ad ogni nuovo passo su nuove storie e racconti. E persino la voglia di scrivere era quasi passata. 

Eppure, eccomi qua.

E vi dono, finalmente, un'altro raccontino partorito dalla mia testa.

Molto delicato e romantico, devo dire.


Il sole primaverile aveva già sfiorato prati e piane, fecondato terre e sciolto la neve. 

Zefiro capriccioso incoraggiava l'erba tenue a crescere, passava tra i germogli titubanti e scopriva i petali nuovi.

Hermione, preoccupata per le ultime verifiche prima dei M.A.G.O., ma allo stesso tempo sedotta dall'aria tiepida della mezza stagione, ne approffitò per studiare all'aperto.

Prese il necessario, lasciò Ron e Harry dormire ('il sabato pomeriggio!' pensò sbuffando) sulle poltrone della Sala Comune, e si avviò con il suo solito fare fiero verso il parco del castello.

C'erano i bambocci del primo e del secondo anno intenti nelllo spruzzarsi acqua addosso, alcuni gufi al pascolo e un manipolo di professori rilassati che chiaccheravano.

Si cercò un albero esile, abbastanza grosso per appoggiarsi ma non troppo da ombreggiarle tutto il prato, si stese prona sulla coperta da picnic, e sgrannochiando una mela, si mise a ripassare entusiasta come sempre.

Dopo non molto, si accorse che tutto quel tepore aveva un unico bellissimo effetto soporifero su di lei, e prima che avesse chiuso il libro, appoggiò la guancia alla pagina e si assopì. 

Sognò di potersi sollevare da terra, più leggera di una piuma, lieve e soffice, delicata e vulnerabile. Tutto le appariva più grande, più impressionante, più vivo. 

Le foglie ora sembravano pavimenti verdi di linfa e fibre, i fiori piccole poltrone su cui ci si poteva appoggiare, l'erba alta e resistente. E tutta l'aria che le si avvolgeva attorno aveva l'odore di terra, di campagna, di estate. E lei, sospesa su quel microcosmo, volava e volteggiava, senza pensieri.

La luce del sole le riscaldava le membra piccine e le ali. Aspetta... Le ali?!

Con enorme sorpresa si accorse di avere due ali che le spuntavano dalle scapole. Era sottili, morbide, e coloratissime. La luce del sole filtrava attraverso le venature diafane.

Volò un po' più in alto, sempre di più, finché riuscì a toccare le cime dell'albero di melo.

E vide una ragazza dai capelli castani e mossi, distesa sul prato, con le palpebre che tremolavano e le mani appoggiate su un grosso tomo.

Il sole stava tramontando, mandando bagliori infuocati sulla superficie dell'acqua del Lago Nero. Gli studenti man mano rientravano nel castello per la cena, ridendo e scherzando tra di loro. 

La farfalla volle tornare giù, dove il corpo della ragazza giaceva, ma non poteva, poiché un venitcello poco amichevole continuava a spingerlo verso l'alto.

Il crepuscolo si spense, andandosi ad annegare nelle profondità del lago, mentre la ragazza ricciuta rimase sotto il melo, addormentata nonostante tutto.

Una sagoma scura era poco lontano, immobile sotto le prime stelle della sera, con gli occhi malinconico rivolti verso il lago dall'acqua d'inchiostro.

All'improvviso l'uomo si riscosse, scuotendo la testa, come per scacciare dei brutti pensieri, e solo allora, girandosi, si accorse della ragazza distesa, ancora addormentata.

Le si avvicinò piano piano, perplesso e un po' intimidito, fino a che non riconobbe la faccia della ragazza. Allora, sorpreso, indietreggiò istintivamente, inciampando nel proprio mantello, e atterrò sul sedere con un tonfo.

Il rumore svegliò la bella addormentata, che pian piano si mise a sedere scrutandosi attorno, disorientata e ancora assonnata. Si rese conto della presenza dell'uomo, una figura così solida, armonioso, quasi piacevole alla vista... che si rivelò essere il professore più bastardo di tutti i tempi con sul viso un'espressione poco contenta e stranamente non la rimproverava.

L'oscurità imminente e questa improvvisa consapevolezza la risvegliarono completamente, e si affrettò a rialzarsi, molto imbarazzata, raccattando le proprie cose sparse sull'erba. 

E mentre afferrava un altro dei libri, la sua mano si scontrò con quella di lui, che incredibile, la stava aiutando a raccogliere le sue cose. Entrambi ritirarono di scatto la propria mano, come se fossero scottati, e Hermione arrossì mentre lui si rialzava in piedi.

Perché è così gentile con me? 

- Devo assicurarmi che i miei studenti ritornino al castello prima del coprifuoco, ecco perché.- rispose Piton con una voce dolorosamente profonda e vagamente ironica.

Hermione si imporporò ancora di più, ma non si stupì più di tanto.

- Mi scusi, è che mi sono addormentata e...-

- D'accordo Granger, per quanto io adori ascoltarla credo proprio che..-

- No, aspetti. Venga con me.- lo interruppe Hermione, camminando verso la distesa lucente del Lago Nero. 

Piton avrebbe potuto benissimo approfittare di questa occasione per fare una bella ramanzina per poi spedirla dritta nella torre di Grifondoro, ma per ragioni sconosciute seguì la ragazza, o meglio, la giovane donna.

Lei si sedette vicino alla riva, con le onde tiepide che le sfioravano la punta dei piedi, e gli fece segno di sedersi. 

Lui obbedì senza discutere, e stranamente si sentì felice, proprio lì, sul terreno umido, la Granger al suo fianco e un silenzio piacevole attorno.

-Ho sognato di essere una farfalla.-

Lui non seppe rispondere. Ma forse non serviva una risposta.

Lei appoggiò timidamente una mano su quella dell'uomo.

Lui, dopo un attimo di esitazione la afferrò e la strinse delicatamente.

Sentirono un tenero sfarfallio nello stomaco.

Non si dissero nulla, ma entrambi stettero lì, mano nella mano, con l'acqua che s'increspava pigramente e le prime stelle che spuntavano in cielo.



Che vi pare? Stellinate e commentate se vi è piaciuta! 

A me non dispiace sinceramente.

Un bacione a tutti, 

03Sn03



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