Capitolo 12- Partenza

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Quella mattina sembrava tutto così tranquillo agli occhi di Chloé: il cielo era calmo con delle nuvole passeggere e il sole era abbagliante; le strade erano come al solito trafficate da persone affaccendate nelle loro commissioni. Di tutta quella tranquillità notò una sola cosa tormentata: lei.

Bloccata dal senso di colpa, si sentiva in piena tempesta, nell'attimo di attesa tra il fulmine e il tuono, dove ti prepari al terribile rombo; lei si stava preparando alle conseguenze, consapevole che tutto ciò che avesse fatto fosse3 servito solo a distruggere gli altri; lei compresa.

Camminava in direzione della scuola, quel giorno aveva vietato ai suoi autisti di accompagnarla, bisognosa di tempo per prepararsi.

Si rimproverava di tutto: lei che era sempre stata così cinica nei confronti degli altri si ritrovava distrutta da ciò che provava un'altra persona, che lei aveva sempre considerato insignificante.

La verità invece era un'altra: lei era invidiosa di Marinette. La ragazza perfetta con una bella famiglia, degli amici veri, bella e altruista.
Chloé sapeva di essere bella, ma il suo carattere da bambina viziata le impediva di avere dei rapporti sinceri e la sua famiglia non era mai stata delle migliori; suo padre credeva di risolvere la sua assoluta mancanza con vestiti firmati, feste appariscenti e cene in ristoranti di lusso. 

Non comprendeva che i soldi non lo rendevano un buon padre; acconsentire a ogni suo capriccio non era un bene. La colpa di tutto questo, di come lei vivesse la sua vita, non era però del suo genitore ma solo e unicamente sua, se avesse provato prima a essere diversa, a vivere in un modo migliore, non si sarebbe fatta corrodere dall'invidia.

Quasi non si accorse di essere arrivata a scuola, talmente la testa fosse piena di pensieri, ma il braccio di Nath sulle sue spalle la riportò in tempo alla realtà.

-Oggi è la resa dei conti?-

-Già... Spero di aver trovato il coraggio.-

-Ce la farai, la verità non pesa quanto le bugie.-

Nath l'abbracciò teneramente da dietro mentre un sussurro usciva dalle sue labbra: -Ti amo-

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Adrien era seduto nei sedili posteriori della sua macchina, il Gorilla guidava con attenzione e sguardo fisso sulla strada.

Un sorriso abbagliante persisteva sul volto di Adrien conferendogli un'aria spensierata.

-Ieri sera ti è andata bene, eh?- disse Plagg volando fuori dalla tasca della camicia.

-Perchè me lo chiedi se eri con me?- domandò Adrien mentre guardava fuori dal finestrino.

-Che posso dirti, sai che mi piace stuzzicarti.-

-Oppure non vuoi ammettere di essere un inguaribile romantico?-

-Io romantico? Ma che credi... Pff. A me queste cose non interessano; sono un Dio- il kwami della sfortuna si girò dall'altro lato impedendo così al biondo di vedere le sue guance nere arrossarsi.

Adrien guardò la scuola ergersi di fronte a lui; con una mano acchiappò subito Plagg e aprì la portiera. L'impazienza di rivedere Marinette, anche se con spoglie diverse, si faceva sentire più forte e prepotente di prima.

Entrò nella struttura proprio nel momento esatto in cui suonò la campanella. Si aspettava di vedere Marinette già seduta, come spesso accadeva in quelle ultime settimane, invece di lei non c'era traccia. Solo tre buste marchiate con una scrittura sottile che lui riconobbe immediatamente erano presenti, ognuna sul banco della persona a cui erano destinate: una ad Alya, una a Chloé e una a lui.

Corse al suo banco a leggere la sua lettera mentre una sensazione orribile gli saliva alla gola, un nodo indissolubile.

Iniziò a leggere freneticamente, lo sguardo volava veloce sulle lettere. La consapevolezza di aver solo sbagliato ancora si insinuava tra i suoi pensieri, mentre la speranza che tutto quello fosse un'incomprensione lo face continuare a leggere.

"Anonimo"

Non c'era niente di anonimo in quella lettera, neppure la firma stessa lo era.

Adrien strinse tra le mani i capelli capendo di aver fallito, su tutti i fronti.

Alya entrò con calma accompagnata da Nino ma, alla vista della lettera, corse ad aprirla. Enormi lacrime le si formarono agli angoli degli occhi mentre iniziava a leggere quelle poche righe scritte per lei, bastò solo qualche altro secondo per bagnare il foglio con quelle gocce salate.

"Non può averlo fatto davvero"

Si coprì la mano con la bocca cercando di soffocare i suoi singhiozzi, la sua migliore amica era andata via.

Adrien si alzò infuriato e corse fuori, magari era ancora in tempo, forse poteva ancora sapere.

La pasticceria Dupain-Cheng era accogliente come sempre, ma Sabine e Tom erano come rabbuiati da un'ombra dolorosa.

Entrò di fretta attirando l'attenzione su di sé.

-Tu!- urlò Tom -Cosa ci fai qui?- Il suo tono non gli apparì assolutamente adirato, come aveva immaginato.

-M-m-marinette?- chiese sull'orlo delle lacrime.

-In volo, ci ha tenuto segreto per mesi il fatto di aver ottenuto una borsa di studio per la moda- rispose Sabine pensierosa.

-Sei ancora qui?- chiese Tom mentre impastava dei biscotti. -Se l'unico che può provare a fermarla!-

-Non credo...- disse sconsolato Adrien abbassando lo sguardo. Marinette aveva mentito ai suoi genitori o aveva realmente vinto la borsa di studio?

-Adrien sappiamo cosa hai combinato. Non siamo sciocchi e Marinette non resiste tanto tempo a mantenere una bugia. Sono sicura che quello che è successo abbia una soluzione. Va da lei. Stavolta scappa davvero- gli consigliò Sabine e in una attimo la scintilla si accese nei suoi occhi e nel suo animo.

Poteva ancora farcela. Doveva farcela.

Il gorilla fu veloce a venirlo a prendere, per riuscire nei suoi scopi aveva creato una bugia enorme ma al tempo stesso molto credibile. Si stupì di sé stesso per la caparbietà con cui si era buttato in quell'ultimo gesto, ma per Marinette avrebbe fatto di tutto.

I genitori della ragazza, prima che uscisse dalla pasticceria, gli diedero il numero del gate e poi lo salutarono con un'evidente speranza a contornarli.

Ora lui si ritrovava lì, angosciato e in preda al panico; aveva preparato il biglietto e anche i controlli erano andati velocemente ma, quando era finalmente pronto per il check-in, il tabellone annunciò la chiusura del gate.

-Volo in partenza- lesse ad alta voce. Un aereo s'innalzò davanti ai suoi occhi e spiccò il volo. Era conscio ormai di non essere arrivato in tempo. Marinette era andata via, riportando la sua vita al buio di sempre.

Che stupido era stato a lasciarla andare, a non aver mai capito niente.

Si sedette in una delle numerose panchine, le gambe erano troppo instabili per poterlo reggere, e si tenne la testa con le mani.

Era andata.

Era riuscito a far scappare via da lui anche lei e per questo si odiava, con tutto sé stesso. Era stato così concentrato sui suoi interessi da non porre una vera soluzione a tutto quello, non aveva neppure tentato di spiegarle la verità. E quello fu il più grande sbaglio della sua vita.

Una sola lacrima cadde dai suoi occhi; il suo cuore era ormai inesistente, portato via nella valigia della ragazza.

Angolo me
-3
Niente chlichè!!!

Mi sembra ovvio no?

Buon Natale con molta tristezza.

Ho sempre l'impressione che le mie storie abbiano dei buchi di trama enormi, scusatemi sono ancora tanto tanto inesperta.

Peace and love to everyone.

GAIA

Mi fidavo di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora