Capitolo 9- Il momento

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Marinette alzò gli occhi di scatto al suono di quella voce. La sua migliore amica era ferma di fronte a lei, le mani sui fianchi e lo sguardo interrogativo che la fissava in cerca di risposte.

La corvina spalancò leggermente la bocca mentre la guardava. Non si aspettava che Alya fosse già in classe, che avesse visto tutto quello.

-Cosa è successo?- chiese di nuovo lei avvicinandosi.

Marinette la guardò per qualche minuto e scosse la testa, non poteva parlarne, per quanto potesse adorare Alya, dopo il suo comportamento negli ultimi tempi, non si sentiva pronta a raccontarle tutto. In fondo sapeva che anche quella volta avrebbe sorvolato, evitando di proposito la discussione.

Si alzò lentamente e aprì la porta che le stava di spalle, mentre sentiva lo sguardo della sua migliore amica pungerle addosso; era come un bruciore costante alla schiena, lo sentiva incollato al suo corpo. Si chiuse la porta alle spalle sperando, nel profondo del suo cuore, che Alya la seguisse, aveva così bisogno di lei, dei suoi abbracci e delle sue finte minacce.

Invece niente.

Lei aveva chiuso quella porta e nessun altro l'aveva attraversata. Si appoggiò al corrimano della scala, le cuffiette nelle orecchie non emettevano più alcun suono, ma bloccavano, almeno in parte, i rumori del mondo esterno. Era sicura che fuori dalla scuola tutti gli altri studenti aspettassero il suono della campanella chiacchierando, probabilmente parlavano di lei, di come fosse patetica.
Già se li immaginava a bisbigliare brutte parole nei suoi confronti per un bacio che aveva ricevuto contro la sua volontà.

Si appoggiò alla ringhiera sfinita, si sentiva esausta.
Ultimamente era sempre così, dopo le lacrime e le urla subentrava sempre la stanchezza e a stento riusciva a reggersi in piedi.

Il cuore iniziò a farle male. Uno, due, tre battiti in più, correva verso una meta inesistente mentre il suo respiro si faceva sempre più irregolare. Le mani iniziarono a brillare di una fioca luce rossa, un leggero tremore le scosse. Sentì la testa martellare e chiuse gli occhi di scatto, nelle orecchie il rimbombare dei suoi battiti risuonava potente, come se avesse appena finito una corsa durata chilometri. Si portò una mano sul petto e strinse il tessuto della maglietta, il naso le si arricciò e il volto si contrasse in una smorfia di dolore.

-Che mi sta succedendo?- si chiese continuando a stringere il tessuto.

Sono qui. Un flebile sussurro nella sua testa la bloccò sul gradino, incapace persino di alzare lo sguardo.

Il suono della campanella risuonò così vicino da spaventarla; un'onda di studenti fece immediatamente ingresso nell'edificio mentre lei rimaneva seduta a terra, combattuta tra il dover e il poter fare.

Fermati, di nuovo quella voce.

Gli studenti le passavano di fianco, alcuni correndo, altri a passo lento; scambiavano amabilmente qualche parola tra di loro, ma nessuno si era accorto che lei fosse lì. Cercò di nascondere le mani dentro alla sua felpa, non voleva che gli occhi indiscreti dei suoi compagni la vedessero per poi assoggettarla in qualche altro modo.

Il respiro a poco a poco tornò regolare, mentre i battiti del suo cuore rallentavano per tornare a un ritmo più sostenibile. Si alzò con ancora lo sguardo sconvolto per quello che era successo e si unì alla folla, dirigendosi nuovamente nella sua classe; sinceramente non pensava di essere pronta a riaffrontare Alya, ma aveva fatto troppe assenze e non poteva permettersi di saltare altri giorni.

Quando attraversò la soglia della classe trovò tutti i suoi compagni seduti a guardarla, Adrien soprattutto la fissava dispiaciuto. Un leggero bruciore si creò nel suo stomaco e le sue mani tremarono dalla rabbia, quegli occhi verdi puntati su di lei la facevano imbestialire. Lui era stata la causa di tutto, non doveva neppure guardarla.

Era pronta a dargli lo schiaffo che meritava, ma il cenno di dissenso di Nino le fece cambiare idea. Sbatté ripetutamente i piedi a terra prima di sedersi al suo posto, Alya la guardava indagatrice ma non osava proferire parola.

-Smettetela di guardarmi.- disse stizzita Marinette mentre passava nervosamente una mano sul collo, le sue parole non vennero però ascoltate e, fino all'arrivo della professoressa, gli occhi di tutti erano rimasti fissi su di lei.

-Ehi- bisbigliò Alya al suo fianco.

-Ehi- le rispose prima di tornare a seguire la lezione. La mano della sua migliore amica le toccò la fronte per poi essere subito ritirata.

-Professoressa, possiamo andare in bagno? È urgente- chiese la castana. Al cenno di consenso della signorina Bustier, Alya trascinò letteralmente Marinette via.

Quando furono fuori dall'aula la guardò duramente.

-Mari, tu scotti! Sei venuta a scuola con la febbre? Sei pazza!- parlò velocemente presa dalla preoccupazione. -Ninò mi ha detto quello che è successo fuori. Piangevi per lui, vero?- chiese in sussurro, ma dalle labbra di Marinette non uscì una parola.

Si guardarono negli occhi per qualche minuto, poi Alya la strinse in un abbraccio. -Scusa, scusa, scusa- disse pronta a scoppiare in lacrime, la mani della corvina circondarono il corpo della sua migliore amica.

-Mi dispiace. Avrei dovuto parlare con te, dovevo farti sfogare, ma non sapevo come affrontare tutta questa situazione. Non volevo che tu stessi male, non volevo che qualcosa cambiasse nella tua quotidianità, purtroppo però è cambiato tutto e io non ti sono stata accanto. Mi faccio schifo da sola, non volevo che tu perdessi la fiducia che hai in me- spiegò tra le lacrime Alya mentre stringeva ancor di più la corvina.

-Tutti commettiamo errori, l'importante è risolverli in tempo. Mi sei mancata- la rassicurò Marinette mentre un sorriso spontaneo nasceva sulle sue labbra.

Rimasero strette l'una a l'altra, entrambe sorridevano consapevoli di aver salvato la loro amicizia. Per Marinette però stava diventando difficile rimanere ancora in piedi, sentì la testa girare vorticosamente e il respiro farsi di nuovo affannoso; lentamente la presa sulla schiena di Alya si fece più debole e le forze l'abbandonarono.

Sto tornando. Di nuovo quella voce nella sua testa, ma stavolta le parole erano state dette con determinazione e la voce era ormai chiara e precisa. Tikki era pronta.

-A-alya chiama il maestro Fu- riuscì a dire prima di cadere a terra, svenuta.

Angolo autrice
Ho impiegato una settimana a scriverlo, tra cancellature e parti cambiate più volte mi ha fatto uscire pazza. È stato pesante e ancora adesso non mi convince un granchè.
Spero comunque che possa piacervi.

GAIA💚

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