Nathaniel picchiettava il piede ansioso; era di fronte a quel dannato cancello da venti minuti, eppure la segretaria gli aveva detto che avrebbe aperto subito.
Si sfregò una mano sulla fronte, era davvero giusto quello che voleva fare?
Non ebbe tempo per pensarci oltre che il cancello si aprì . A passo svelto entrò nella villa; era facile, doveva semplicemente lasciare il telefono e inventare una scusa al momento.
-Buongiorno, cerca il signorino Adrien?- chiese la segretaria avvicinandosi a lui. Si domandò se fosse sempre così formale e ingessata e la immaginò in una situazione del tutto fuori luogo.
-Sì, dovrei lasciargli il telefono. L'ho trovato... L'ho trovato a scuola e per evitare che qualcuno lo rubasse l'ho conservato io- estrasse il cellulare dalla tasca del giubbotto e lo porse alla donna -Ecco a lei- disse.
-Grazie signor... ?-
-Kutzberg. Nathaniel Kutzberg.-
-La ringrazio signor Kutzberg, il signorino Adrien cercava proprio il telefono.-
Il rosso annuì semplicemente per poi dirigersi nuovamente fuori, se era stato così nervoso per consegnare un telefono cosa avrebbe fatto a un colloquio di lavoro?
Quando fu finalmente fuori tornò a respirare in modo regolare: era fatta. Tutto era andato per il meglio e nessuno avrebbe scoperto che in quella storia c'entrasse Chloè.
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Quella mattina per Marinette fu ancora più difficile alzarsi. Il suo sonno era stato parecchio irrequieto: tra incubi e lacrime non era riuscita a chiudere occhio per più di mezz'ora.
Non ricordava tutto quello che aveva sognato, sapeva solo che si era svegliata spesso urlando, grondante di sudore.
Rimettersi a dormire dopo ogni incubo diventava sempre più difficile, infatti dopo poco si era arresa e aveva pianto fino a quando non era crollata; circa quaranta minuti prima che suonasse la sveglia.
Piangeva soprattutto perché non riusciva a credere a quello che aveva fatto Adrien, non lo avrebbe mai creduto capace di un'azione simile.
Le aveva distrutto il cuore in tanti minuscoli pezzettini, come se non gli fosse mai interessato di lei. Aveva pensato a tutto quello che avrebbe voluto fargli, dal picchiarlo a urlargli contro, ma alla fine aveva deciso semplicemente di evitarlo, non meritava più neppure un suo sguardo.
Era però consapevole che sarebbe stata dura chiudere il suo cuore, o quello che ne restava, in una scatola e non aprirla mai più.
Ancora con gli occhi gonfi e arrossarti si trascinò verso il bagno, completamente incapace di fare altro, si sentiva svuotata, di tutto: energia, forza, resistenza ed emozioni.
Si guardò allo specchio del bagno e rabbrividì per il suo aspetto, si faceva paura da sola.
Entrò dentro la doccia e si sedette sul pavimento in mattonelle, aveva ancora il pigiama indosso, ma gliene importava poco. L'acqua era ghiacciata, il freddo si insinuava fino alla sue ossa, stava iniziando a rabbrividire. Le gocce d'acqua scivolavano sul suo corpo, si mischiavano alle lacrime che, contro la sua volontà, continuavano a uscire dai suoi occhi. Si prese la testa fra le mani e urlò, quel grido era pieno di disperazione, di tristezza e rabbia; il solo sentirlo faceva piangere il cuore.
-Marinette! Marinette! Stai bene? Cos'è successo?!- bussava insistentemente Sabine contro la porta chiusa a chiave. Era preoccupata da morire; ma Marinette, sotto quel getto d'acqua, non aveva intenzione di sentire nessuno.
-Ti prego Marinette! Ti prego. Dimmi cos'hai. Ti ho sentito piangere durante la notte. Parlami. Per favore- quelle erano le parole disperate di una madre, eppure Marinette non rispose.
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Mi fidavo di te
Fiksi PenggemarCosa faresti se la tua vita venisse rovinata da un video inviato a tutta la scuola dal tuo migliore amico? Questa è la situazione in cui si ritrova a convivere Marinette che, per colpa di un messaggio inviato col telefono di Adrien, viene catapulta...