Decisi di mettere un jeans stretto chiaro e una maglietta celeste e le mie adorate converse bianche.
Misi un po di mascara ed ero pronta per uscire.
Scesi velocemente le scale, e mi avviai alla porta di casa.
"Signorina, dove credi di andare?" chiese mia madre con tono alterato.
"Fuori casa. Non è ovvia come cosa?" alzai un sopracciglio.
"E sentiamo un po, a chi avresti chiesto il permesso?"
Sbuffai. "Posso uscire, per favore?" chiesi pregandola.
"Dove e con chi?" domandò.
"Con un mio amico a Nottinghill" risposi.
"Alle otto a casa, puntuale" ordinò per poi sparire in cucina.
***
Arrivai puntuale, mettendomi seduta sul marciapiede sotto la scritta 'PortoBello Road'. Presi le cuffiette e le attaccai al mio Iphone, misi la riproduzione casuale e come al solito, cambiai la canzone che in quel momento era capitata.
Si fecero le cinque, poi le cinque e mezza e di lui nessuna traccia.
Gli mandai molti sms, ma non rispose neanche ad uno.
Decisi così di recarmi allo Starbucks più vicino e mi ci fiondai dentro per prendere un caffè, cercando un modo per calmare i nervi.
La fila per la cassa, non era molta e ci misi solamente cinque minuti.
"Buonasera, un caffè da portar via"
Il biondino alla cassa, alzò la testa e mi fissò.
"Tutto bene?" chiesi preoccupata.
"Uhm, si scusa. Nome?" domandò sorridendomi.
"Elizabeth" ricambiai il sorriso.
Scrisse il mio nome su un bicchiere di carta, con il logo 'Starbucks', e lo passò ad un suo collega.
Dieci minuti dopo, scesi le scalette della metro e mi recai a casa.
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HARRY'S POV
"Papà, sai per caso dov'è Elizabeth?" chiesi affacciandomi al suo studio.
"Susanne ha detto che è uscita, ma dovrebbe tornare a momenti.
Annuii, scesi le scale e mi buttai a peso morto sul divano di pelle beige.
In quel momento la porta si aprii, rivelando una Elizabeth triste.
Corse verso le scale e le salì velocemente.
La seguii e non ci pensai due volte prima di bussare.
"Chiunque tu sia, non entrare, o sarà peggio per te" urlò.
"È una minaccia questa" dissi aprendo completamente la porta, appoggiandomi allo stipite.
"Esci. Ora." disse alzandosi dal letto.
"Cosa è successo?" chiesi.
"Non sono affari tuoi, e adesso per favore, esci!"
"Antipatica" sbuffai.
"Cretino" rimandò, sdraiandosi nuovamente.
Entrai totalmente nella stanza e chiusi la porta. Mi avvicinai al letto e mi ci sedetti sopra.
"Quale parola non t-" la fermai.
"Voglio solo avere un rapporto decente con te" dissi infine.
"Non sapevo che la parola 'decente', facesse parte del tuo vocabolario" mi provocò.
"Fammi finire" alzai gli occhi al cielo e continuai "Non mi piace il fatto di incontrarti per le scale e ricevere un'occhiata da parte tua. Non mi piace il fatto di non riuscire a finire un discorso fluido con te. Eppure non so cosa ti ho fatto" dissi abbassando lo sguardo.
La sentii sospirare.
"Avevo un appuntamento con Louis Tomlinson, e non si è presentato. Mi sento una vera merda" rispose con voce bassa.
Alzai lo sguardo "È un coglione, lascialo perdere" finii.
"Questo l'avevo capito" borbottò.
Non ci pensai due volte e l'abbracciai.
All'inzio non ricambiò, ma poi si addolcì.
In quel momento entrò mio padre.
"Oh mio Dio!" strabuzzò gli occhi "Susanne, corri! E porta la fotocamera!" continuò.
Susanne corse velocemente per le scale e arrivo con il fiatone, e quando vide la scena, si portò una mano al cuore.
"Che giorno è oggi? Lo dobbiamo scrivere sul calendario!" squittì la donna.
"Beh, peccato che questo momento sia finito" disse Elizabeth sciogliendo l'abbraccio.
I nostri genitori lasciarono la stanza, con me dietro. Ma prima di chiudere la porta, dissi.
"Elizabeth"
Si girò "Si?"
"Ti voglio bene" e chiusi la porta.
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escape » h.s / on hold
Fanfiction"Ed era così ingiusto. Era così ingiusto non poter amare una persona così tanto, quanto lo amavo io. Era così ingiusto non poterlo urlare al mondo intero. Era così ingiusto tenere in segreto un'amore così grande. Era così ingiusto non poter camminar...