Lavoro. Iniziai il mio primo vero impiego a solo un mese dal giorno del diploma. Ricordo l'emozione e la paura dell'ignoto quando preparai il mio primo vero curriculum vitae. Mi chiedevo cosa inserire nelle esperienze lavorative: se aver fatto la babysitter, aver aiutato in inglese un paio di bambini figli di conoscenti o l'aver aiutato mia zia durante il periodo dei saldi nel suo negozio di abbigliamento fosse valido e se potevo inserirlo.
La verità è che non avevo idea di cosa aspettarmi. Ciò che più al mondo volevo fare era muovermi, agire senza pensarci troppo, mettermi alla prova, provare e riprovare fino a quando non avrei trovato la mia vera strada. Già, proprio così! In quei miei 19 anni, pieni di cambiamenti e di decisioni da prendere non sapevo più cosa volevo fare davvero nel mio immediato futuro. Non sapevo e non ricordavo più quale fosse il mio sogno come persona, il mio scopo.
Così, mentre l'inizio del primo anno accademico era alle porte e mi preparavo alla nuova avventura, decisi di lavorare e di fare un po' di esperienza in qualsiasi attività decidesse di assumermi. Dopo pochi giorni dalla consegna delle copie del mio curriculum vitae nei negozi del centro commerciale vicino casa dei miei in cui ancora vivevo, mi ritrovai a lavorare in un negozio di abbigliamento per bimbi da 0 a 12 anni.
Beh, mi ritenevo soddisfatta perché in fondo adoravo i bambini ed ero molto abile sia nel vendere sia nel sistemare e nel piegare magliettine e altro. Anche se venivo sotto pagata e avevo un contratto di pochi mesi da stagista l'importante era fare esperienza. In casa ero cresciuta con un alto valore per l'azione in generale e per l'essere disposti sempre ad apprendere in qualsiasi caso e a trarre beneficio e crescita da qualsiasi esperienza lavorativa. Questo mi influenzò sempre. Sin da quando avevo 14 anni e d'estate mi misi a lavoro come commessa nel negozio di abbigliamento di mia zia, la sorella maggiore di mio padre. Mi spinse proprio lui a farlo; mi disse di cominciare ad apprendere un mestiere che poteva sempre tornarmi utile nella mia vita futura. Così fu. Così è sempre stato.
Non ho avuto una vera costanza nel lavoro, questo devo proprio ammetterlo, ma di sicuro avevo una gran voglia di agire e di imparare, di mettermi in gioco e di conoscere nuovi ambienti lavorativi, nuovi colleghi, nuovi metodi di operatività...
In quegli anni mi chiedevo e richiedevo, in realtà, cosa ci fosse di sbagliato in me, cosa andasse storto ogni volta, cosa mi spingesse a lasciare un lavoro dopo soli 3 o 4 mesi. Mia madre si preoccupava, mio padre mi capiva. Lei dipendente da sempre e lui libero professionista, avevano due modi completamente diversi di vedere al "problema". La prima pensava che non era del tutto normale che ogni volta cambiavo e ricambiavo, il secondo mi diceva di non accontentarmi mai e di sfruttare al meglio le mie abilità.
Mio padre credeva in una splendida carriera manageriale per me, mi vedeva lavorare con avvocati, degna di una professione come il perito medico a stretto contatto con incidenti stradali e compagnie assicurative. A me faceva venire letteralmente il voltastomaco una cosa del genere!
Io amavo la creazione, non l'analiticità. Odiavo tutto ciò che riguardava i numeri, le analisi, le statistiche o i ragionamenti numerici. Non sapevo ancora cosa fare è vero, e questo mi portò a cambiare innumerevoli lavori (tanto che ad un certo punto cominciai a smettere di segnarli tutti nel curriculum altrimenti mi occorrevano diverse pagine) ma di sicuro sapevo che amavo la creazione, i libri, la scrittura, l'immaginazione, i colori, la fantasia. Insomma, un mondo molto vicino a quello dei bambini.
Così, dopo aver fatto la commessa, la cameriera, la venditrice, la networker, la fotomodella e molto altro ancora, quello che mi diede il maggior senso di appagamento e di felicità fu lo stare con i bambini. Nell'estate dei miei 20 anni feci la tata a 4 bimbi meravigliosi proprio vicino a casa dei miei genitori. In quel momento pensai davvero di aver trovato la mia strada. Lavorare con i bambini.
Ero al secondo anno accademico e ormai mi era sempre più chiaro che non amavo affatto l'indirizzo di studi che avevo scelto. Fu in quel momento di completa confusione che provai un primo senso di felicità. Per me non era un vero lavoro, mi divertivo sul serio. Ero così felice di rivedere i sorrisi di quegli angeli puri ed energici alla mattina e un po' triste di salutarli nel pomeriggio: mi piaceva davvero molto il mio lavoro. Pensai di cambiare corso di laurea. Valutai seriamente di iscrivermi a scienze pedagogiche o della formazione. Ma poi pensai e ripensai. Era davvero quella la mia strada?
Nel mio cuore ho sempre saputo in fondo la verità, anche se per molto tempo non riuscivo più a trovarla. Ognuno di noi in fondo la conosce o la vorrebbe riscoprire. Dal mio punto di vista beh, non era davvero quella. Non aveva nessun senso studiare 3 anni per qualcosa che mi riusciva già così bene e in modo così naturale.
Amavo i bambini è vero, ma il mio sogno in fondo era di averne un giorno di miei. Avere la possibilità di crescere i miei futuri bimbi in un mix creativo e amorevole senza eguali. Ecco, tutto qui. Bocciata la carriera pedagogica. Così, dopo anni di prove ed esperienze, anni di cambiamenti e di contratti lavorativi firmati, all'età di 26 anni intrapresi la strada che da sempre avevo considerato solo come un hobby: lo scrivere.
Da sempre scrittrice di diari, riflessioni o poesie, non credevo possibile e non consideravo fino a quel momento fossi così abile da scrivere interi libri e da poterli pubblicare. Così, proprio in un momento della mia vita di massimo dolore in seguito al termine di una lunga e travagliata storia d'amore, ecco trovare dentro di me la forza per farlo. Riuscii a tirarmi su con uno slancio incredibile, riuscii a non affondare nel dolore ma a trarre forza da esso per reagire con più grinta e determinazione di prima ed iniziare a scrivere il mio primo vero libro.
Avevo cominciato varie storie o racconti in passato lasciandoli sempre al semplice stato embrionale, ma questa volta tutto era diverso. Avevo deciso, ero sicura di ciò che volevo fare. Questa volta avrei portato a termine il libro iniziato e sarei andata fino in fondo in qualsiasi caso. Volevo prendere in mano la mia vita e farne qualcosa di più bello e meraviglioso, come non mai prima di allora. Mi ero davvero stancata di delusioni e compromessi, di rinunce o di sofferenze. Volevo essere felice. Non c'era più alternativa. Non volevo più nessun'altra possibile variante, la felicità o nient'altro. Ecco perciò che cosa mi sento di poterti trasmettere: il mondo del lavoro può darti così tanto, farti sentire vivo, farti crescere e vivere esperienze incredibili, può farti maturare in un modo veloce e determinante ma di sicuro non può e non deve tenerti fermo.
Se sei una persona a cui piace creare non lasciarti mai fermare o limitare da un lavoro che possa in alcun modo portarti via l'essenza di te. Se ami qualcosa così tanto da dimenticare tutto il resto significa che puoi, anzi devi, continuare a farla senza mai rinunciarci.
Devi trovare il modo di trasformare quella cosa che magari è ancora un hobby nella tua vera professione. So bene che non è facile perché io stessa ancora non riesco a vivere dei miei scritti ma devo lavorare in tutt'altri settori per potermi mantenere scrivendo alla sera per perseguire il mio scopo. Però questo è il vero segreto. Non smettere mai di farlo. Non smettere mai di credere che ciò che ami di più possa diventare il tuo vero lavoro.
Non sottovalutando le tue abilità e credendo sempre in te stesso riuscirai ad avvicinarti sempre più, nonostante le porte chiuse che troverai, i rifiuti o le difficoltà, a quella professione che più ti piace. Quell'impiego o quell'attività che ti farà vivere le giornate lavorative non con una pesantezza o con un'angoscia come la maggior parte delle persone oggi fa ma con una carica ed un entusiasmo incredibili! Sei sempre tu a decidere di cambiare le cose e a farlo, nessun altro. Tu puoi davvero essere la causa della tua felicità nell'ambito lavorativo...e non solo.
La felicità e il giusto equilibrio sono fondamentali nel lavoro, è vero, ma anche nell'altro aspetto così importante per ognuno di noi e che va di pari passo nella nostra vita, ovvero...
//spazio autrice//
Ciao!
Lo so lo so non è proprio il massimo parlare di lavoro durante le vacanze natalizie sorryyyy!!
Comunque qual è stato il tuo primo lavoretto se ne hai fatto uno? Ti è piaciuto o lo hai detestato?
Sono curiosa, scrivimi qui sotto la tua esperienza e...
al prossimo capitolo.
SC
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IL TUO MESSAGGIO - la storia di Serena
NonfiksiQuante cose dovresti dire alle persone più importanti della tua vita? In quanti casi non hai avuto le parole o la possibilità di farlo? Non vivere con questo rimorso! Leggi la storia e ... che possa esserti d'ispirazione!