Capitolo 4

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Julieta si sentì arrossire dalla testa ai piedi. Una situazione erotica molto stimolante? Una donna con la quale ha condiviso mille momenti d'intimità?

Noah credeva che lei fosse una moglie normale, ovvio. Come poteva immaginare le circostanze nelle quali si erano sposati quattro anni prima?

"È un modo di vederlo" rispose lei, cercando di non far notare quanto fosse a disagio.

"Arrossisci come un adolescente" commentò il moro divertito.

"Solo con te!" ammise lei furiosa, consapevole di essere rossa come un pomodoro.

Quando andava a scuola, la facilità con la quale arrossiva era stata motivo di scherno da parte dei suoi compagni; col tempo, però, era riuscita a controllare quel piccolo difetto. Nonostante ciò, con Noah l'autocontrollo andava letteralmente a farsi benedire.

"Mh, forse non siamo sposati da molto" commentò Noah, circondandole le spalle con un braccio. "No!" esclamò lei, irrigidendosi al contatto. Il ragazzo sorrise. Quella ragazza era minuta, ma aveva carattere.

"Non preoccuparti... baciare mia moglie non mi farà tornare in ospedale"

"Come fai a saperlo?" chiese Julieta, come una stupida. "Non credo sia una buona idea baciarci... non ancora, almeno"

"Non succederà niente" insistette lui, divertendosi di fronte alla preoccupazione di sua moglie davanti alla possibilità che un po' di sesso gli facesse del male. "Prendila come una sorta di esperimento. Può darsi che mi faccia ricordare delle cose, bella mia"

"Noah"

Julieta non voleva che si tirasse indietro, moriva dalla voglia di sperimentare ciò che una volta le era stato negato, quindi inclinò la testa e si lasciò baciare. Immediatamente sentì che il suo corpo diventava fuoco liquido e, dopo poco tempo, si ritrovò ad ansimare sulle labbra del ragazzo.

"Siamo a casa" annunciò Noah, staccandosi e guardandola negli occhi.

Sorpresa dalla sua reazione tanto appassionata, Julieta cercò di recuperare la postura; nel profondo di sé, avrebbe voluto che non fossero ancora arrivati. Avrebbe lasciato che la prendesse lì nella limousine, e forse Noah lo aveva capito. Si sentì mortificata per essersi spinta così lontano. Come avrebbe fatto a guardarlo in faccia? Si era comportata come una gattamorta.

A che gioco stava giocando? Noah si era fidato di lei e, precisamente per quella confidenza, lei doveva comportarsi ragionando a mente fredda e mantenendo le distanze fra di loro.

Quando l'autista aprì loro la portiera, la bionda si lanciò un'occhiata intorno.

Noah abitava in un'enorme villa, circondata da alti muri, decorata da statue antiche, mobili preziosi e pavimenti di marmo. La bionda notò che il maggiordomo li aveva accolti in benvenuto e la guardava curioso.

"Mio Dio!" esclamò Noah all'improvviso. Julieta lo guardò: c'era qualcosa che lo aveva colto di sorpresa.

"Andiamo di sopra" suggerì, frettoloso. Mentre attraversavano l'enorme atrio, Noah si chiese cosa ci facesse il quadro preferito di suo nonno appeso al muro.

"Ora che sono con te, mi sono ricordata di qualcosa" gli disse la ragazza, quando arrivarono al piano di sopra. Detto questo, scese le scale di corsa e si mise alla ricerca del maggiordomo.

"Buongiorno, probabilmente si sta chiedendo chi io sia" mormorò all'uomo, facendogli segno di avvicinarsi.
"Beh, ho immaginato fosse un'amica del signor Centineo" rispose l'uomo.

The heir's bride. noah centineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora