Capitolo 5

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Che razza di matrimonio avevano? E perché dormivano in stanze separate? L'aveva deciso lui? Perché Julieta aveva detto che la loro relazione si basava totalmente sulla sua parola. Ciò lo faceva imbestialire, aveva un amaro retrogusto di fiasco e tale parola non rientrava nel suo vocabolario; lui era un perfezionista, ma sembrava proprio che il suo matrimonio fosse lontano anni luce dall'essere perfetto. Sua moglie gli aveva appena confessato che era un patito del lavoro insofferente alle sue necessità.

Gli costava credere che non aveva rapporti sessuali con lei, ma che altro poteva pensare? Forse, per quel motivo si era mostrata tanto sorpresa quando l'aveva baciata nella limousine. Noah ricordò che dopo la sorpresa si era fatta avanti la passione, e si disse che c'era soluzione a tutto.

Julieta indossò una gonna nera sopra al ginocchio ed un top verde; chiamò in seguito sua sorella, alla quale, aveva deciso, avrebbe rivelato tutta la verità sul suo matrimonio con Noah quando tutto quel casino sarebbe finito. Quando scese, Albert l'accompagnò nella sala da pranzo, la quale sfoggiava lusso da tutti i pori, grazie alla luce soffusa che infondevano le candele e le magnifiche stoviglie di porcellana, la stupenda cristalleria e un bellissimo servizio di posate d'argento.

"Wow" commentò la bionda, ammaliata, quando fece il suo ingresso Noah.

"A cosa brindiamo?"

"Al fatto che sei stato dimesso" rispose lei, sollevando il calice di vino con la mano tremante.

"Ho pensato a qualche argomento di cui parlare" la informò suo marito, dopo aver sorseggiato dal suo calice. "Parlami della tua famiglia"

A Julieta non importava parlare dei fatti suoi, quindi non si fece problemi.

"I miei genitori sono morti a causa di un incidente stradale in Francia quando avevo sedici anni" spiegò "Mia sorella Agata ne aveva undici"

"E chi si è preso cura di voi?"

"La cugina di mio padre" proferì lei, omettendo che quella era stata una fase orribile della sua vita. "Ora mia sorella è in un collegio"

"Qui in Svizzera?"

"No, a Madrid"

"E hai altri familiari?"

"No. C'era mia nonna, ma è morta. Era italiana, mi ha insegnato lei a parlarlo"

"E perché non lo parli con me?"

"Lo capisco quasi tutto, ma mi vergogno a parlarlo..."

"È arrivato il momento di cambiare questa cosa" dichiarò Noah, con decisione.

"Non saprei" insistette la ragazza. "Hai riso di me una volta di come parlo in italiano! Dicesti che mi mancava solo il bastone perché molte delle parole che usavo erano obsolete"

"Ti stavo solo prendendo in giro, cara" rispose Noah.

No, non la stava solo prendendo in giro. In realtà, Noah si era infuriato perché la parrucchiera aveva appreso una conversazione in italiano che lui credeva confidenziale.

"La verità è che abbiamo finito per discutere, ma non voglio parlare di questo ora"

Era meglio rimanere in silenzio e concentrarsi sul cibo, che era delizioso. La ragazza bevve ben tre calici di vino, ma non volle il caffè ed annunciò che si sarebbe recata a letto perché era molto stanca.

"Ma non sono nemmeno le nove" affermò Noah, con gentilezza. "Non vado mai a letto tardi" sorrise lievemente lei, alzandosi in piedi. Il moro copiò i suoi movimenti, avvicinandosi e prendendola per mano.

The heir's bride. noah centineoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora